Nel posticipo odierno, disputato al Maradona, il Napoli supera di misura la Roma e blinda il primo posto della classifica. Ulteriore segnale dato alle squadre rivali, gli azzurri sono intenzionati a coronare il sogno scudetto, nessun ostacolo può intralciare i loro progetti.
Pazienza, calma e caparbietà: queste le armi (vincenti) del Napoli da sfruttare in una partita estremamente complicata per diversi motivi. In primis per la qualità dei calciatori avversari (Pellegrini, Dybala ed Abraham); in secundis per l’organizzazione (poi scardinata) della Roma e del gioco difensivo di Mourinho. Spalletti affronta il suo passato, senza considerare il duello a distanza con il tecnico portoghese. La gara per larghi tratti si prefigura come la perfetta ripetizione dello scontro del 20212. Netto dominio degli azzurri, la squadra giallorossa dominata dalla superiorità del gioco di Spalletti. Molto prevedibile, ma non scontato. La condotta della Roma non cambia rispetto alla gara con lo Spezia, gara nella quale si sono raccolti i frutti sperati da Mourinho. Ma quest’ultimo si rende conto a partita in corso della differenza con il Napoli rispetto ai liguri, e nel secondo tempo cambia le carte in tavola. Quasi si adatta all’atteggiamento offensivo del Napoli. Un adattamento, tuttavia, che si limita alla rete dell’esterno italiano, poiché Spalletti si traveste da mago per l’ennesima volta e muta il corso del match con alcune magie impressionanti. Le sue scelte risultano ancora una volta azzeccate.
Ma è necessario procedere per gradi. Anche perché nel primo tempo ha rubato la scena un unico giocatore, il capocannoniere della Serie A. Uno dei migliori in Europa (senza nessun dubbio). Anche con la Roma, come all’andata, è stato devastante, la sua crescita esponenziale ormai è lampante a tutti. Sblocca il nigeriano la partita, ma effettivamente chi se non proprio lui? Proprio l’incisività è stata la grande presenza della prima mezz’ora, anzi del primo quarto d’ora. Il Napoli rompe subito il ghiaccio con il super gol dell’ex Lilla, il quale mostra ancora una volta le sue straordinarie peculiarità. Nella ripresa, la rete del subentrato El Sharaawy, tuttavia, taglia le gambe al Napoli, tuttavia intangibile per il risultato finale e per la nuova serie di vittoria dei partenopei, cominciata dopo la sconfitta con l’Inter. Il Napoli, però, si era adagiato, quasi riposava sugli allori. Senza cinismo le partite difficilmente si vincono, e Spalletti era a conoscenza anche di questa nozione. Ciononostante, una squadra con un organico molto forte, con numerose frecce nel proprio arco e con un desiderio ardente di vincere, come può essere fermata? Probabilmente non si può. La rete nel finale, la rete del Cholito Simeone, la rete del destino, decide la partita. Nessun intralcio avrebbe potuto limitare le ambizioni elevate del Napoli, e forse è anche lecito. Una cavalcata senza precedenti, una situazione senza precedenti, poiché mai si era verificato uno scenario simile. Nessun club della storia della Serie A, a partire dall’era dei tre punti, aveva creato un distacco tanto profondo sulle inseguitrici. Una superiorità evidente, balzata in superficie anche contro un avversario estremamente complicato da affrontare, per la fase difensiva particolarmente strutturata. È il trionfo del Napoli, è il trionfo di una mentalità europea, è il trionfa di una squadra da… scudetto!
A cura di Edoardo Riccio
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