Napoli-Liverpool, un bacio che sa di storia: la “promessa mantenuta” di Simeone
“Com’è bello stare a Napoli e sognar”, cantava Fred Buscaglione. I tifosi partenopei, in una notte di fine estate al Maradona, si sono resi conto di quanto aveva ragione. Segnali che capisci dopo, ma l’importante è saperli cogliere: il Napoli contro i Reds ha ritrovato i propri. Poker servito, che sta anche stretto, contro quelli che all’inizio sembravano giganti e si sono arresi minuto dopo minuto alla grandezza di Spalletti.
Una rivincita, forse, se la prende anche lui: contro chi lo definiva “bollito” prima del tempo. Schiavo di un progetto in smantellamento. Il club ha risposto con i fatti: una campagna acquisti tardiva, ma efficace. Al netto di cessioni importanti e ferite ancora aperte (Koulibaly e Mertens avrebbero volentieri festeggiato tra le vie della città invece di sorridere da lontano). Dettagli che si perdono nella sontuosità di una serata che pare irripetibile e capace di esaudire i sogni di chi, forse, nemmeno ci sperava più che una felicità così potesse arrivare tutta assieme. Chiedere a Giovanni Simeone.
Simeone, una promessa incisa a pelle: il retroscena dopo la rete
Un nome pesante il suo, quasi un fardello più che un onere da portare: sogna la Liga, ma resta in Italia per evitare gli inevitabili paragoni col padre e sceglie squadre in cui si deve sudare per raggiungere ogni anno una salvezza serena. Poi il riscatto, la chiamata del Napoli e forse la sensazione di poter finalmente prendere un treno: di quelli che non ripassano più, quindi vanno colti al volo con la valigia mezza aperta. Lui, per le strade di Napoli, è arrivato quasi alla fine del mercato: proprio all’epilogo può iniziare un nuovo capitolo. Questa la sua speranza, mentre guardava l’eredità del padre: un tatuaggio.
Il pallone della Champions League sul braccio, fatto a 14 anni, contro la volontà di papà Diego: le urla, lo sgomento e l’accettazione. “L’ho fatto di nascosto – racconta a DAZN – ero ossessionato. Volevo arrivare a giocare una partita di Champions League e magari segnare”. Un pensiero fisso: un tarlo che non se ne va, di quelli che ti fa dire volere è potere. Il Cholito – contro i pregiudizi e gli stereotipi – si è costruito una carriera lontano dai paragoni e dal padre che lo guarda sempre con ammirazione, ma senza farlo troppo vedere.
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Sennò il ragazzo si monta la testa. Motivo in più per cui l’esultanza contro il Liverpool (un bacio al simbolo che ha scandito il suo destino), al momento del terzo gol, ha il sapore di storia che accarezza la vita: Simeone Jr. segna in Champions come voleva e dove voleva. Sul quando avrebbe preferito prima, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Al Maradona si fa l’ennesima impresa e Giovanni scrive la sua con un tocco che vale una vita. Ecco perchè certe lacrime restano sotto pelle, proprio come quel tatuaggio che adesso guarderà con soddisfazione. I sogni, prima o poi, si avverano.