Napoli e Lazio al Maradona hanno mostrato le loro qualità, a volte ben espresse e in altre occasioni ben offuscate dall’avversaria. La Lazio ha iniziato con timidezza, causa anche del momento complesso vissuto nelle prime due giornate, mentre il Napoli ha continuato a mostrare la sua sicurezza pure con un dominio sicuramente inferiore. Marchio di Garcia è questa grande aggressività in avanti che lascia sicuramente spazi a qualche ripartenza e qualche slaccio tra i reparti in situazioni di gara aperta, ma è un bel vedere quando negli spazi gli azzurri si aprono in verticale.
Nella tanta qualità e negli spazi larghissimi, una notizia: il Napoli ha dimostrato di non saperli (ancora) gestire. Che sia una motivazione fisica o squisitamente tattica starà ai posteri, ma l’impressione è che ci siano segnali di entrambe le circostanze. La Lazio, poi, è stata l’avversaria più complessa da affrontare in questo momento soprattutto una volta ritrovata la fiducia necessaria per mostrare le proprie giocate nello stretto, fatte tutte di tempi che mandavano costantemente fuori giri il pressing forsennato (troppo) del Napoli nel secondo tempo. Così, il gol di Kamada ha aperto i rubinetti della partita e ha reso difficilissima la seconda frazione del Napoli, fatta di nervi, due gol subiti (poi annullati per fuorigioco) e tantissimi buchi. L’impressione è che ci sia stata un bel po’ di componente emotiva nella gara dei ragazzi di Garcia al Maradona, da tranquilli a incredibilmente in pericolo.
Il Napoli ha rischiato tantissimo e non ha mai avuto (se non nei primi 20′) il pallino del gioco in mano, molto diversamente da quanto accadeva l’anno scorso. Garcia ha ragione quando parla di varianti e imprevedibilità, ma le caratteristiche di questa rosa questa sera hanno mostrato una chiara difficoltà a gestire tempi di gioco in non possesso, specie a vaste zone scoperte. Da considerare poi anche un grande avversario come la Lazio, che, una volta liberatasi dell’iniziale difficoltà, ha banchettato su quelle del Napoli con le proprie giocate a memoria. Straordinario anche Immobile nelle rifiniture, ma è stato Felipe Anderson di gran lunga l’uomo che con le sue sgasate sin dal primo tempo ha messo in crisi il lato sinistro del Napoli.
Un allarme certo per Garcia, una bella e sicura prestazione che ridà certezze alla seconda classificata uscente al Maradona. Il Napoli è apparso in netta crisi di identità ad un certo punto e nella confusione ha dominato il calcio identitario di Sarri, che pure nelle difficoltà è riuscito a far giocare i suoi a memoria. Questo è il senso del calcio di dominio e di avere un copione da seguire: compensare i limiti del compagno e del collettivo. Sul campionato questa gara dice poco, se non che, ancora una volta, si dimostra che rivincere non è come vincere.