Napoli-Juventus, la “mentalità” non è un cliché: è l’unica cosa che conta

Mentalità

(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

“Il Napoli pecca di mentalità”, chissà quante volte abbiamo sentito questa frase negli ultimi anni per giustificare la mancanza di uno scudetto in più nella bacheca del Napoli. Dagli anni di Cavani fino ai 91 punti collezionati sotto la guida di Maurizio Sarri.

Questione di mentalità

La sconfitta di ieri sera è l’ennesima conferma di come al Napoli manchi sempre quell’ultimo passo per diventare realmente una grande squadra. “Non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore” e “i rigori li sbaglia solo chi li calcia” non possono essere il mantra eterno da seguire per una squadra che si ferma sempre prima dell’ultimo gradino. Le lacrime di Insigne sono un colpo al cuore per chi ama il calcio ma sono probabilmente l’emblema di un ciclo che deve ricominciare. Il penalty sbagliato dal 24 partenopeo fotografa la storia recente di un Napoli ai vertici del campionato, sempre pronto a dare fastidio ma mai concreto quando si tratta di vincere.

Di fronte poi c’è sempre lo stesso nemico, quello cinico e compatto, contraddistinto sempre dalla voglia maniacale di vincere e di primeggiare. Se il rigore di Insigne rispecchia la mentalità di una squadra che non riesce a fare l’ultimo passo, il gol di Cristiano Ronaldo fa capire come si possa essere decisivi toccando anche un solo pallone, quello che conta. Il portoghese non sta attraversando un periodo di forma eccezionale ed è anche per questo motivo che spicca ancor di più il gol di ieri sera. In un momento difficile, su una palla sporca, Ronaldo ha deciso l’ennesima finale della sua carriera, togliendo dubbi e guidando ancora una volta la propria squadra alla vittoria.

Una squadra che sta crescendo ma che nei propri meandri ha sempre ben consolidata una mentalità vincente, dedita al trionfo e difficile da scalfire. In un modo o nell’altro Ronaldo ha vinto segnando in finale, è stato eletto il miglior giocatore del “torneo”, così come Pirlo ha vinto il suo primo trofeo da allenatore e così come esattamente Insigne ha sbagliato il calcio di rigore.

La scena è la stessa: il portoghese segna, il campano no. La differenza sta tutta lì, nell’ultimo sforzo e in un popolo che sogna un trionfo da anni e in un’altro che invece continua a sorridere, seppur a tratti, andando avanti quasi per inerzia.

La Supercoppa che si è giocata a Reggio Emilia è caratterizzata ancora una volta dalla vittoria della squadra più pronta e non più forte, dalla squadra meglio strutturata mentalmente, da una squadra che si rapporta con la vittoria in maniera serena e scontata e che alla fine, in un modo o nell’altro, arriva al trionfo finale.

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(Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)