Napoli, basta sceneggiate, torniamo seri…

La sceneggiata plateale ieri – dopo quella di Genova – è toccata a Osimhen. Kvaratskhelia è stato ancora sostituito con grande anticipo e con il risultato in bilico, ma questa volta ha evitato di esternare la sua frustrazione al cambio. Napoli sembra già una mezza polveriera dopo poco più di tre mesi di gestione Garcia.

Napoli, basta sceneggiate, torniamo seri…

C’è qualcosa che non va tra l’allenatore francese e alcuni giocatori e lo si intuisce chiaramente da certi atteggiamenti. Intanto con 8 punti finora conquistati, frutto di due vittorie, altrettanti pareggi e una sconfitta contro la Lazio, il club azzurro ha registrato il suo peggior rendimento dopo i primi cinque turni di Serie A a partire dal 2015/16 (6 punti, in quel frangente).

È già il momento di reagire e dimostrare, come da tweet presidenziale, che tutto va per il meglio e per il verso giusto. Il buon marinaio si riconosce nella tempesta. Gli allenatori sono marinai nell’oceano di un calcio sempre più duro. E che ti porta il conto (da social), spesso salatissimo.

I bravi allenatori sono quelli che fanno andare veloce la loro nave quando va tutto liscio e che se la cavano anche tra le onde più grosse. Il Napoli è piombato all’improvviso nelle acque agitate di una stagione molto strana e piena di ostacoli, lavorando con pazienza e bravura si può riemergere e rimettersi in sicurezza. Magari il prima possibile, quando il calendario sembrerà una condanna.

Da Bologna esce un gruppo in miglioramento, ma ancora non sufficiente nell’insieme: rifiniture troppo frenetiche, pochi collegamenti tra giocatori. Questo inizio di gestione Garcia consegna al pubblico un Napoli se non ridimensionato sicuramente “normalizzato”, questo è fuori discussione. Il Napoli pareggia 0-0 contro il gruppo Motta.

E come se non bastasse Garcia sostituisce sia Kvaratskhelia sia Osimhen che in modi diversi lo mandano tutti e due allo stesso paese. Di certo non è sintomatico di un atteggiamento che viaggia all’unisono. L’impegno, per carità, non manca. Ma sono queste “sceneggiate” a rendere tutto più difficile, ambiente compreso. Il problema del Napoli di Garcia, se vogliamo, è proprio questo: i calciatori azzurri, anche quelli più forti, non riescono ad essere decisivi in modo autosufficiente e rimproverano (o quantomeno, palesano) al tecnico mancanza di rispetto per il loro talento. Lo spettro del passato sarà un compagno d’avventura fastidioso, fino a quando regnerà imprecisione e confusione. Perché c’è già qualcosa che vuole scongiurare l’irreparabile.

Ma le falle, obtorto collo, si devono trovare nell’immediato post-Spalletti. Nulla è scontato, nulla è propedeutico, se perdi – in ordine di assenza – il timoniere e l’architetto del tricolore. De Laurentiis ha solo tenuto la squadra che ha vinto lo scudetto, con l’eccezione di Kim (di fatto non sostituito), credendo che bastasse per vincere. Tutti i nodi sono rimasti irrisolti. E non muovere pedine può non bastare se queste non sono in grado, o quantomeno non da sole, di smuovere le acque. Se i leader, o presunti tali a questo punto, non girano con (e per) il collettivo, inevitabilmente tutta la squadra si esprime in modo approssimativo, è meno ordinata e si lascia prendere da un certo nervosismo.

Da una parte vengono prese decisioni controcorrente nel momento in cui bisogna fare disperatamente gol, dall’altra si sta palesando presunzione e poca comprensione nei confronti della guida tecnica. Le motivazioni vanno dunque ricercate fuori dal campo, e riguardano quasi sicuramente un aggiornamento sui ruoli in uno spogliatoio che non è compatto intorno alla figura di Garcia. In città si levano i primi mugugni e ora contro l’Udinese mercoledì ci si attende una pronta reazione e una gara da Napoli. Quello vero, e non quello frustrato e da piazzata delle ultime due uscite.