Muriqi-Lazio, clamoroso retroscena sull’addio: Sarri decisivo. E Inzaghi…
Intervistato dalla versione online della Gazzetta dello Sport, Vedat Muriqi, attaccante del Maiorca, ha svelato alcuni importanti retroscena sul suo addio alla Lazio. Le sue dichiarazioni.
Un’esperienza difficile quella dell’attaccante kosovaro, incapace di sfondare sia con Simone Inzaghi nonostante l’investimento da oltre 20 milioni di euro di Lotito sia, soprattutto, nella seconda esperienza in biancoceleste con Maurizio Sarri.
Muriqi-Lazio, spunta il retroscena sull’addio: cosa ha detto l’attaccante
ARRIVO ALLA LAZIO – “Sapevo che c’erano Immobile con la sua Scarpa d’Oro, Correa e Caicedo, però pensavo che spendendo tutti quei soldi avrebbero puntato su di me. E non mi sbagliavo. Simone Inzaghi mi faceva giocare ogni volta che poteva, ma io non andavo. Niente scuse, niente responsabilità altrui, solo colpa mia. Nel calcio succede, e quando succede, devi far posto a qualcun altro. Avevo un problema alla coscia, e mia moglie incinta era rimasta in Turchia, mi sentivo solo e ambientarmi è stato complicato. Stavo male, dentro e fuori dal campo. La testa soffriva forse più del fisico, sono arrivato a pensare di essere scarsissimo, che quel grande anno in Turchia era dovuto solo alla fortuna e alla volontà di Dio. Pensieri bui”.
Il retroscena con Sarri
SARRI – “Dal punto di vista tattico, un mostro. Il migliore che abbia mai avuto. Con lui non giocavo, ma godevo tantissimo, in partita e in allenamento. Il problema era che a lui piaceva giocare con attaccanti piccoli, veniva da Insigne, Callejon e Mertens, alla Lazio Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni, con un pennellone come me non sapeva che fare. Una persona d’oro: ricordo quando in montagna in allenamento c’erano dei tifosi della Lazio che se la prendevano con me perché tiravo e non beccavo mai la porta. Io ridevo, a me di quelle critiche non fregava veramente nulla, ma Sarri si arrabbiò di brutto, fermò l’allenamento e disse che se non la facevano finita avrebbe chiuso tutte le sessioni. ‘Wow, che tipo’, pensai. A dicembre andai da lui a chiedergli cosa pensasse di me perché non giocavo mai, a chiedergli dove potevo migliorare, e lui mi spiegò il motivo, su basi puramente tattiche. ‘Sei una persona magnifica, tutti ti vogliono bene, hai un carattere magnifico, però a me non piacciono i giocatori come te’. Una chiacchierata magnifica, onesta, trasparente. Lo ringraziai di cuore e gli chiesi se mi avrebbe dato un mano ad andar via, e lui lo fece”.