Muore un altro lavoratore in Qatar, l’amministratore delegato del Mondiale: «Fa parte della vita» Il Qatar ha avviato un’indagine sulla sicurezza sul lavoro dopo la morte di un lavoratore in un luogo d’allenamento durante la Coppa del Mondo. Lo afferma il The Guardian in un suo articolo. Il Mondiale in Qatar è stato segnato da ampie polemiche sul trattamento dei lavoratori migranti da parte del Paese ospitante.
Nasser Al Khater, amministratore delegato dei Mondiali di Doha 2022, ha confermato a Reuters che un lavoratore è morto, senza fornire ulteriori dettagli. Al Khater ha anche affermato che “la morte è una parte naturale della vita”, offrendo le condoglianze alla famiglia del lavoratore ed esprimendo disappunto per le domande dei giornalisti. Una frase lapidaria, quella dell’amministratore delegato del Mondiale, di fronte alla morte di un lavoratore in un Paese così controverso.
In una dichiarazione ufficiale, i funzionari del governo del Qatar hanno affermato: “Se l’indagine concluderà che i protocolli di sicurezza non sono stati seguiti, la società sarà soggetta ad azioni legali e severe sanzioni finanziarie. La dichiarazione ha aggiunto che “il tasso di incidenti sul lavoro è costantemente diminuito in Qatar da quando sono stati introdotti severi standard di salute e sicurezza e l’applicazione è stata rafforzata”. The Athletic ha riferito, mercoledì, che un uomo filippino è morto dopo esser scivolato da una rampa mentre camminava e che è caduto a capofitto contro il cemento.
Il numero di morti sul lavoro in Qatar è assai controverso. Il Guardian ha riferito l’anno scorso che almeno 6.500 lavoratori migranti erano morti in Qatar da quando si era aggiudicato il diritto di organizzare l’evento, secondo i calcoli del giornale basati sui registri ufficiali. Il Qatar di tutta risposta, ha smentito i numeri del media inglese confermando solo un numero infinitamente più piccolo di decessi durante i lavori svolti.