Editoriali

Mourinho come Nerone: lo Special One tra due fuochi dopo San Siro

Mourinho, Special anche nella crisi. La Roma agguanta un pareggio in extremis alla Scala del Calcio e la piazza (in particolare modo su Twitter) si scaglia contro il tecnico. C’è chi ne chiede addirittura l’esonero e chi parla di squadra senza identità. Aggrappata alle folate di Pellegrini e, talvolta, Dybala. Ritorna di moda il “caso Zaniolo” e, forse, c’è anche la questione Mourinho Commissario Tecnico. Il Portogallo ufficializza Roberto Martinez, ma il Brasile sarebbe pronto – secondo recenti indiscrezioni – a scommettere sul tecnico portoghese. Chi sembra aver perso fiducia nel tecnico è una parte della tifoseria, la quale lamenta un atteggiamento spesso rassegnato da parte della squadra per poi mutare nel finale.

Eccessiva sofferenza, insomma. Eppure da San Siro vien fuori un punto d’oro e gli obiettivi della Roma sono ancora tutti lì: l’errore di valutazione, forse, è stato attribuire ai giallorossi eccessive aspettative. Dybala non può darti uno Scudetto, come erroneamente si è creduto all’arrivo della Joya. Almeno non da solo. E la Roma, in questa stagione, fa i conti con due fattori: in primis quello degli infortuni e in secundis quello dei cali di tensione. Abraham ha ritrovato il gol, la speranza è che ritrovi anche la continuità di prestazioni che è mancata nella prima parte dell’anno.

Mourinho e il bel gioco: opposti che non si attraggono (forse)

Aspetti che non coinvolgono, però, soltanto la Roma. I giallorossi pareggiano, ma anche Lazio e Inter non vanno oltre la X sulla schedina. Per Mourinho si tratta di fortuna, per gli altri di carattere e capacità di attutire i colpi. L’Inter addirittura viene quasi giustificata – a mezzo stampa e non solo – per via dell’audacia e dello smalto che il Monza ha tirato fuori. Mettere in dubbio la prestazione degli uomini di Palladino è impossibile, visto quello che stanno dimostrando, perchè tuttavia non si può fare lo stesso con quelli di Pioli? Il Milan resta il Milan, ma Mourinho ha avuto la mano tesa dalla buonasorte anziché l’arguzia di giocare la partita in un certo modo.

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Affermare questo – e più di qualcuno non esita a farlo – significa ignorare che Mourinho, con una tattica attendista, ci ha vinto la Conference League. Il trofeo, per quanto bistrattato sia, è sempre una competizione UEFA. Anche piuttosto difficile, come dimostra il cammino della Fiorentina. La Roma non brilla, questo è innegabile, ma non è neppure così opaca come si vuol far credere in tempi in cui molte big devono fare di necessità virtù. “Se volete lo spettacolo, andate al circo”, diceva un vecchio adagio. Il gioco non è tutto, ma i punti – almeno nel calcio – sì.

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La Roma resta aggrappata all’Europa che conta. Sempre tenendo conto del fatto che i giallorossi sono impegnati anche in coppa: l’Europa League chiama. La partita con il Salisburgo tirerà fuori il vero DNA giallorosso. Se Mourinho vince, vorrà dire che non è bollito: ha solo in mente un’altra strategia. Quella che ha portato molto bene lo scorso maggio e che, nella mente dei più, è classificata alla voce pressappochismo. I conti, però, si fanno sempre alla fine. Non è ancora il momento, quindi, di giudizi affrettati: in un senso e nell’altro.

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Published by
Andrea Desideri