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Moratti parla di Mourinho: “Sapevo molto prima che sarebbe andato al Real”

In occasione della presentazione del libro “Diventare Mourinho” scritto dal giornalista sportivo Ivan Zazzaroni, l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti è intervenuto per raccontare alcuni aneddoti legati all’esperienza in nerazzurro dello Special One, culminata con la straordinaria stagione del Triplete nel 2009/2010. Le parole di Moratti riportate da TMW.

(Photo by Vincenzo Lombardo, Onefootball.com)

Moratti ricorda Mourinho: “Lui ha reso semplice la vittoria, anche se non lo è mai. Il Real? Lo sapevo già ma non volevo rompere l’incantesimo”

Con Mourinho il finale è stato bellissimo e a me ha fatto piacere perché la stessa cosa è successa anche a mio padre. Emotivamente e non solo una grande emozione. Quando sei dentro una squadra di calcio provi sempre ad inseguire quel qualcosa per farti magari perdonare qualche errore. E quando è finita la sua gestione cercavo di capire proprio come ripartire. Mourinho ha reso tutto semplice, ma vincere non è mai semplice. Il suo senso di responsabilità e sostegno nei confronti di calciatori ha fatto la differenza.

È una persona che sa di tutto, non solo di calcio. Persona intelligente, pragmatico. Mourinho non si adagia mai, infonde sempre questa idea. La sua Roma è una buona squadra. Se mi divertivano le sue polemiche con gli arbitri? No, perché anche io ero polemico con gli arbitri. Questo fatto mi piaceva perché era entrato nello spirito della società, che non è mai stata la società del palazzo. Poi lui spettacolarizzava tutto come fece con il gesto delle manette. Mourinho è qualcosa di più di un allenatore. Era umile, lavorava tanto e nello stesso tempo ti dava qualcosa in più. Ma non soltanto ai giocatori, ma anche alla società ed al pubblico“.

Il rapporto Moratti-Mou 

Qualche basso c’è stato, ma vengono cancellati o comunque sono serviti per avere gli alti e capirsi anche a livello caratteriale. Mourinho è l’unico allenatore che non mi ha mai chiamato per avere un calciatore. Accadde solamente in una circostanza, quando si spese per Quaresma che io non volevo prendere. Poi dissi di sì perché mi ero stancato di sentirlo, lui aveva fatto delle promesse al giocatore e decisi di accontentarlo. Dopo di allora mai più. Ed io di allenatori ne ho avuti tanti e tutti che chiedevano calciatori a tutte le ore“.

Il retroscena sul Real Madrid… 

Sapevo che sarebbe andato al Real Madrid, io non volevo rompere l’incantesimo. A me l’idea di toccare quell’argomento non sfiorava perché volevo farlo lavorare tranquillo per poter vincere tutto. Ed infatti ha vinto tutto“.

L’idea di Mou all’Inter 

Mourinho l’ho preso pensando ad Herrera. Rimasi colpito da una sua intervista rilasciata anni prima quando era l’allenatore del Porto. Lui doveva giocare una semifinale di Champions League e diceva di pensare non a quella partita ma alla finale. Mi colpì davvero molto. Herrera e Mou non sono bravi solamente nella comunicazione ma anche nella professionalità e la serietà con cui svolgono il loro mestiere. Mou non è un gestore ma un professionista vero e un allenatore completo. Rispetta l’ambiente in cui lavora e non smette mai di imparare. I giocatori con me non si sono mai lamentati di Mourinho“.

Mourinho alla Roma 

Lo sentivo spesso e sapevo di questa opportunità. Mi faceva piacere del fatto che potesse andare alla Roma perché per lui è la piazza giusta per esprimersi. Alla Roma ringiovanisce, perché può costruire la sua squadra partendo dalla base. È una fatica che lo porta ad essere più giovane. Da interista non sono geloso del fatto che è tornato in Italia ed ha scelto di allenare la Roma. Quando la Roma ha preso Mourinho ho pensato subito ai tifosi della Roma. Il bello di svegliarsi felici proprio perché l’allenatore è uno come Mourinho. È una cosa bella”.

 

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Published by
Riccardo Tanco