Mondiali Femminili, tornano maxi recuperi come in Qatar
Uno degli elementi che stupì maggiormente tifosi e addetti ai lavori negli ormai lontani Mondiali di Qatar furono i lunghissimi recuperi concessi nel corso delle partite, e la stessa cosa si sta verificando anche nella manifestazione iridata femminile. Nel corso del match fra Nuova Zelanda e Norvegia, conclusosi 1-0 in favore della squadra oceanica, il direttore di gara è arrivato a concedere ben 9 minuti di recupero, un extra time che non si vede spesso e che ricorda molto quelli che hanno caratterizzato i Mondiali maschili. Sin dallo scorso inverno in molti si sono chiesti il perché di questa scelta, che poi non è stata adottata dai vari campionati europei e internazionali, in quanto esuli dalla giurisdizione della FIFA.
Mondiali Femminili, tornano i maxi recuperi come in Qatar: ma quali sono i motivi?
A dare una risposta concreta alla domanda sopracitata è stato il presidente della FIFA Gianni Infantino, che nei mesi antecedenti all’inizio dei Mondiali di Qatar si espresse in questi termini sul tempo effettivo delle partite: “Bisogna fare una riflessione sul tempo effettivo di gioco. In ogni partita c’è molto tempo perso. C’è bisogno di rivedere qualcosa perché gli spettatori pagano per vedere 90 minuti di calcio, mentre le gare durano 50 minuti. Non dico di arrivare a 100 minuti, ma senza dubbio il tempo di recupero che concede l’arbitro deve essere legato strettamente ai minuti persi durante la partita”.
Il motivo è quindi chiarissimo: la FIFA vuole scongiurare il più possibile le perdite di tempo, ed allo stesso tempo alzare i minuti effettivi di ogni partita, date le tantissime interruzioni che potenzialmente costellano ogni match. Questo modus operandi, a quanto pare, è stato riproposto anche per il Mondiale Femminile, a cui il massimo organo calcistico mondiale vuole riservare un’occhio di riguardo, data l’esponenziale crescita degli ultimi anni.