(Photo by Alex Caparros/Getty Images)

Nove anni Italia diviso tra Roma e Juventus, tra la Capitale e il capoluogo piemontese, anni che sicuramente Miralem Pjanic si porterà nel cuore per sempre anche ora che si trova in Spagna, più precisamente a Barcellona.

Dopo nove anni in Serie A il centrocampista ha salutato il nostro campionato per andare in Liga.

In una lunga intervista rilasciata a ‘Tuttosport’ ha parlato del suo passato italiano e del suo presente spagnolo.

Roma tra Totti e De Rossi: “Ho avuto la fortuna di giocare con Checco e Checco per me è stato un fratello. Lui e De Rossi mi hanno aiutato tantissimo quando arrivai a Roma. Oggi sono ancora molto legato a Totti, ci sentiamo spesso: é stato il Re di Roma. Lui a Roma ha scritto una storia incredibile. Si conoscono le opportunità che aveva di lasciare il club e come lui le abbia sempre rifiutate. Forse non è considerato quanto dovuto ma il suo talento è stato pazzesco. Il calcio mi ha dato l’opportunità di conoscere tutti questi campioni, sono stato fortunato.”

Dzeko: “Sarebbe stato un piacere vedere un bosniaco alla Juventus dopo di me. So che sono stati molto vicini, ero in contatto con lui. Gli avevo spiegato cosa fosse la Juventus, dove stesse per arrivare. Non so esattamente cosa sia successo, non sono cose che mi riguardano.”

Juventus: “Il giorno in cui sono arrivato, il mio primo giorno, sono stato ricevuto nell’ufficio del presidente e lui mi ha mostrato la foto della Juventus che aveva vinto cinque scudetti consecutivi negli Anni 30. E mi ha detto: “Noi dobbiamo fare meglio di quella squadra, li dobbiamo superare.”
Questo obbiettivo lo abbiamo raggiunto e non ci siamo fermati, abbiamo continuato a portare gli scudetti a casa, abbiamo fatto una finale di Champions, vinto tante volte la Coppa Italia. Insomma, abbiamo rispettato un percorso di crescita molto importante. La Juventus è stata una tappa molto importante per me,  un club che ho amato tanto, anzi che abbiamo, io e la mia famiglia, amato tanto. Sarò sempre grato a questo club: avrei avuto l’opportunità di andare al Barcellona anche prima ma non lo ritenevo il momento giusto. Forse ci ho perso qualcosa a livello di carriera ma ho sempre dato il massimo per la Juventus e non rimpiango nulla. Si capirà dopo tutto quello che è stato fatto da questo club ma c’è anche un presidente eccezionale che lo ricorda ogni volta che parla. Non è semplice vincere tutti quegli scudetti, costa lavoro, fatica, serve talento. Auguro a Pirlo, di cui ero innamorato da giocatore, di avere la stessa carriera da allenatore”

Pirlo: “Sono molto felice per lui. E’ stato un giocatore che ha dato tanto al calcio. Ha deciso con fermezza di diventare allenatore e credo che sappia benissimo quali siano le difficoltà. Quello che posso dire è che entra in un gruppo sano, che ama vincere, che è lì per dare una mano all’allenatore, soprattutto i senatori, ma in generale tutta la rosa. Posso assicurare che sono lì solo per vincere e quindi lo aiuteranno. Poi, sì, non è semplice trovare le alchimie tattiche giuste, questo lo vedremo nel corso della stagione.”

Tifosi: “Sono legatissimo ai tifosi, credo che loro abbiano riconosciuto il mio attaccamento alla maglia e la disponibilità nell’aiutare i miei compagni. Spero di essere stato un buon compagno per il resto del gruppo. Personalmente ho conosciuto tantissimi grandi campioni e soprattutto grandi persone. Gigi, Chiello, Leo, poi è arrivato anche Cris, ma adesso sto parlando di chi ha costruito il ciclo. Lo stesso Marchisio mi ha aiutato moltissimo. Mi dispiace perché adesso dimenticherò qualcuno. Comunque ho legato tantissimo con loro e sono stati anni importantissimi. Quello di cui sono sicuro è che quella società, per come è strutturata, avrà sempre una storia vincente perché è costruita per vincere. E’ un club importantissimo a livello Mondiale. Sono felice di tornare a Torino, mi dispiace enormemente che non ci sia il pubblico perché avrei voluto salutare tutti di persona. Però vi assicuro che quando avrò terminato la mia carriera, verrò a Torino con mio figlio per fare il tifo per la Juventus.”

Sarri: “Il presidente non parla mai per caso. E’ sempre molto presente nello spogliatoio, sa molto bene cosa succede, ascolta i giocatori, è sempre in contatto con lo staff. Quello che ancora adesso mi dispiace è che Sarri non aveva fiducia negli uomini e questo mi ha disturbato. Quando uno si sbaglia nella valutazione delle persone mi dispiace e resta la cosa peggiore, perché ogni giocatore in quello spogliatoio ha sempre dato e darà sempre il massimo per il club e per la squadra. Si può non andare d’accordo con uno o due, ma questo non ha mai condizionato l’impegno, perché tutti i giocatori vogliono vincere, perché sono professionisti incredibili che vogliono perseguire il loro obiettivo. Ecco, se un allenatore mette in dubbio questo, allora è lì che non scatta quella scintilla di cui parla il presidente. Nessuno mette in dubbio le qualità di allenatore di Sarri, ma c’è stato quel problema. Alla fine, però, abbiamo portato a casa un altro scudetto che non è mai una cosa semplice.”

L’addio alla Juventus: “Quando, dopo il Lione, ho capito che stavo andando a fare l’ultima intervista in quello stadio, che sarebbe stata l’ultima volta che avrei messo piede in quello stadio con la maglia della Juventus, non è stato semplice. Detto ciò c’era solo un club che poteva tentarmi dopo la Juventus: il Barcellona. Una grande sfida per me, nuovi stimoli e, dopo quattro anni, forse era arrivato il momento di un cambiamento.”

Ritorno a Torino: “Era una cosa che sognavo ma la ritenevo impossibile anche se, mentre vedevo il sorteggio e il formarsi dei gironi, a un certo punto mi sono detto: cavoli, siamo li. Ero molto felice di ritrovare il club a cui tengo tanto e che porto nel cuore. in quel momento sono stato inondato da messaggi di compagni, ho ricevuto anche un messaggio dal presidente Agnelli. Cosa c’era scritto? “Bentornato a casa.”
Sono felice di ritrovare i miei compagni, gli amici, la gente con cui ho lavorato meravigliosamente bene in questi anni, il presidente, tante persone. E’ un piacere, anche perché mi son detto: meglio adesso che in finale, no?”

Cristiano Ronaldo: “L’ho chiamato qualche giorno fa. Lui non vuole mai essere malato o infortunato, quindi è un leone in gabbia. Mi ha detto: “Io sto bene, non sento niente! Voglio tornare presto in campo. Spero di essere negativo al più presto.”
E’ un po’ smanioso di tornare in campo ma sta bene.
Cristiano è un campione assoluto. Un lavoratore incredibile, che cura ogni dettagli, ossessionato dai gol, dalle statistiche, dalle vittorie. Un autentico vincente, uno che ha vinto ovunque è andato, un leader, ma anche una persona che si pone in modo gradevole all’interno del gruppo.”

Bercellona: “La prima impressione che ho ricevuto è che siamo focalizzati sul lavoro e sintonizzati con l’allenatore. Naturalmente quando c’è un nuovo tecnico è sempre così: bisogna trovare gli equilibri, ma i risultati sono buoni, abbiamo iniziato con il piede giusto anche in Champions League. Avremo bisogno di tutti, perché sarà una stagione lunga e credo che la rosa sia ben attrezzata, c’è tantissima qualità. Vedremo passo dopo passo: l’importante è creare un buon gruppo, un gruppo sano, che sappia andare avanti nelle difficoltà. Il momento cruciale sarà il solito. L’importante è arrivare in forma e ben quadrati tatticamente a febbraio-marzo quando tutto inizia a essere decisivo. Adesso dobbiamo andare avanti cercando di progredire in Champions e di restare in alto in campionato. Guardate il Bayern l’anno scorso: a dicembre non erano niente, hanno cambiato l’allenatore e hanno vinto tutto con una squadra pazzesca. Sono stati piccoli dettagli che hanno fatto una grandissima differenza. Il Barcellona è una squadra eccezionale, abbiamo tutto per vincere. D’altra parte un club come il Barça è costretto a iniziare tutte le competizioni per vincere. Vincere è l’unica cosa che conta, vero?”

Messi:“E’ impressionante! Difficile da descrivere: quello che vedete in partita lo rende di per sé un extraterrestre ma, visto da vicino, in allenamento, ti rendi conto che è così sempre. E’ la sua condizione naturale. La semplicità con cui compie gesti tecnici pazzeschi è ciò che colpisce di più, non è roba normale. Ogni volta che ha la palla succede qualcosa. E’ un giocatore fenomenale, che si inserisce in modo normale dentro al gruppo. Quando sono arrivato è stato molto carino nei miei confronti, mi ha aiutato ad ambientarmi, mi ha spiegato le abitudini, è stato disponibile.”

CR7 e Messi: “Incredibili nel vero senso della parola. Solo tra qualche anno, quando avranno smesso, ci renderemo conto di quali traguardi abbiano raggiunto, di che livello sia stato il loro calcio e che tipo di fuoriclasse irraggiungibili siano. Ho avuto un grande privilegio nel poter giocare con tutti e due e vedere da vicino entrambi potendo imparare da loro.”