Milan, le rivoluzioni di Fonseca non funzionano: contestazione dei tifosi
Il Milan di Fonseca pareggia in occasione del centoventicinquesimo anno dalla sua nascita e si solleva la contestazione della curva.
San Siro era addobbato a festa. Il Milan di Fonseca ha festeggiato i suoi 125 anni in un clima surreale. Prima della partita il campo è stato illuminato dalle stelle del passato, seppur con qualche defezione. La passarella calcata dai tre tulipani che tenevano in mano la coppa della Champions League ha emozionato grandi e piccini. Eppure, nonostante i giocatori in campo fossero consci di avere gli occhi addosso di alcune leggende, non hanno fatto nulla per onorare questa ricorrenza. Contro il Genoa si è vista una squadra inconsistente, senza ambizione, a cui manca la mentalità giusta per essere competitiva. Da salvare in questo contesto sono verosimilmente due fattori. Una sorta di nuova leadership da parte di Rafael Leao. Il numero 10 pare aver preso consapevolezza della maglia che indossa e cerca di rimetterne in campo il valore. In seconda istanza plauso all’approccio con cui sono entrati in campo dal primo minuto Liberali e Jimenez. La mentalità è quella giusta ma sono ancora talenti in erba che devono essere centellinati affinché il loro potenziale non vada disperso.
Fonseca è un uomo solo: il ruolo della dirigenza del Milan è latente
Dopo la sfilata delle vecchie glorie del Milan e la rivoluzione apportata da Paulo Fonseca, era lecito aspettarsi un cambio di passo. Tuttavia, quella che si è presentata a San Siro è parsa una squadra stanca. Quella contro il Genoa è stata probabilmente la performance meno incisiva messa in campo sin qui da Tijjani Reijnders. In rosa non è presente nessun profilo che possa sostituire il centrocampista, dando in mezzo al campo una qualità lontanamente ravvicinabile. Sta facendo gli straordinari da inizio stagione ed ora inizia ad accusare qualche momento di down. Lo stesso vale per Fofana. Il francese è imprescindibile nel gioco del tecnico rossonero. Corre recupera palloni e contro i rossoblù ha svolto essenziali compiti difensivi, fungendo da quinto di difesa qualora necessario. Eppure anche lui è parso allo strenuo delle forze. Ciò è sintomatico di un mercato non proprio studiato a tavolino, votato più al profitto che ai risultati sul campo. In aggiunta ci sono le occasioni sbagliate. La dirigenza ha puntato su un profilo come Alvaro Morata in estate per accrescere il potenziale offensivo, con esperienza internazionale. Gli errori stanno diventando però troppi. È parso anch’egli in un certo qual modo vittima dell’inconsistenza che alleggia nei corridoi di Milanello.
La contestazione della Curva Sud
È esattamente in questo clima che si è esacerbata una protesta da parte della Curva Sud, i cui albori si erano già visti fuori dallo stadio prima del fischio d’inizio. L’assenza congiunta e per motivi diversi di Paolo Maldini e Gerry Cardinale hanno suscitato indignazione. Verso l’ex dirigente rossonero, i tifosi hanno sempre mostrato estremo rispetto, mentre per l’attuale proprietario disprezzo. La gestione targata USA non piace. Sta portando malumore ed è all’opposto rispetto alla visione che si ha tra i confini nazionali del calcio. I soldi introiettati nel mercato sono considerati pochi e mal spesi con un accanimento quasi terapeutico verso determinate trattative che ad ora sono da considerarsi mediocri. I fischi al termine del match di San Siro sono emblematici. Così come lo è stata l’indolenza in tribuna nell’assistere a questo spettacolo che di entusiasmante ha ben poco.
Fonseca, la dirigenza, gli obiettivi stagionali
In tal senso, il ruolo di Paulo Fonseca nel Milan è rappresentativo. Zlatan Ibrahimovic ha sin qui sempre e solo parlato prima delle partite e mai dopo. A meno che non si trattasse di successi roboanti ed inaspettati. Il lusitano sta tentando di tenere tutto in piedi ma con estrema fatica. I retaggi lasciati da due stagioni di anarchia calcistica tardano ad andarsene. Convocare due giovanissimi e dar loro il ruolo sino a poco prima di proprietà di alcuni senatori è un segnale forte. Denota tuttavia anche una necessità di sgomberare il vecchio e soppiantarlo con il nuovo per poterlo rinsavire con nuove idee perché su chi c’era, queste non attecchiscono. La curva sembra quindi non più disposta a dare il beneficio del dubbio a nessuno. Pretende risultati e rifiuta di ascoltare ulteriori scuse. La vetta dista 14 lunghezze e non sono tutte notti magiche come quelle di Madrid. Nel passato l’Europa è stata spesso ancora di salvezza per i rossoneri. I trofei vinti nella massima competizione europea sono stati talvolta il motivo per cui in campionato i risultati venivano a mancare.
Milan e Juventus: la contestazione la fa da padrone
La sedicesima giornata di Serie A non è ancora terminata, eppure si è già assistito a due pesanti contestazioni delle tifoserie verso le squadre. Sia Milan che Juventus hanno turbato gli animi dei propri tifosi con prestazioni e risultati altalenanti. Il Diavolo è stato castigato in un luogo disperso dell’inferno a leccarsi le ferite. I bianconeri hanno visto il loro giocatore simbolo, Dusan Vlahovic, protagonista di un acceso alterco con parte della tifoseria. Seppur per motivi diversi, questi episodi sono sintomatici di alte aspettative fomentate durante l’estate e poi deluse nel corso della stagione. Le dirigenze sono agli opposti. Una statunitense, l’altra italiana. La prima ha speso relativamente poco sul mercato, la seconda ha messo sul piatto cifre faraoniche. Eppure, cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia.