Milan, Pioli: “L’obiettivo ora è fare bene anche in Europa”
Stefano Pioli ha rilasciato una lunga intervista a Milan Tv. L’obiettivo dei rossoneri per la prossima stagione è quello di affermarsi in Europa. Di seguito le sue parole.
Milan, Pioli dopo lo scudetto punta l’Europa
Lo Scudetto è uno, ma quante volte bisogna vincerlo in una stagione?
“Tutte le partite hanno significato tantissimo nel nostro percorso. Certo, qualcuna l’abbiamo definita più pesante di altre, come per esempio gli scontri diretti, ma poi quelle che sulla carta sembravano più semplici si sono rivelate più complicate. Credo che il successo sia dovuto alla grande continuità che i ragazzi hanno avuto dall’inizio alla fine, non perdendo mai di vista quello che è il nostro modo di giocare, le nostre qualità e le nostre caratteristiche e credendo in quello che facciamo. Questo è il nostro segreto”.
Chi ha chiamato subito dopo il fischio finale di Reggio Emilia?
“Ho chiamato a mia mamma. Non che non l’abbia voluta allo stadio, ma non se l’è sentita di venire e la capisco; poi erano tutti allo stadio e ho chiamato a mia mamma, era giusto così. Sa che ho vinto qualcosa di importante. Era felice. Da bambino sognavo di fare il calciatore, da calciatore sognavo di fare l’allenatore. Ho fatto tutto quello che desideravo. Credo che la cosa più bella per una persona sia far diventare la propria passione un lavoro; i miei genitori mi sono stati sempre vicini, con tre fratelli e mio padre che faceva il doppio lavoro. Una famiglia come tante con la passione per il pallone”.
Ancelotti, nel 2003, non aveva quel sentimento di rivalsa nonostante gli dicessero nei primi di anni di carriera che non aveva ancora vinto niente. È stato il suo stesso stato d’animo a Reggio Emilia?
“Sinceramente… Non è che non ci abbia mai fatto caso a ciò che si diceva fuori, ma secondo me è sbagliato considerare vincenti solo gli allenatori che vincono qualcosa, ma bisogna considerare coloro che raggiungono l’obiettivo per il quale sono stati messi sotto contratto. Io tante volte ho fatto bene, poi per vincere ci vuole un insieme di cose, cominciando da un club e giocatori di un certo livello. Io le ho avuto e ho approfittato dell’occasione”.
Chi desidera ringraziare?
“Grazie al Club, a Maldini e Massara che mi hanno scelto, ai dirigenti che mi hanno sostenuto anche nei momenti delicati; tra noi si è creata subito sinergia che ci ha permesso di dialogare e discutere spesso, permettendoci di migliorare la squadra. E grazie ai giocatori: senza giocatori di talento non si può vincere un campionato così difficile. Ho messo tutto tutto nel mio lavoro. Da quando sono al Milan sento qualcosa dentro di diverso. Ho messo in campo tutti i giorni il massimo impegno, la massima volontà e la massima passione. Solo così che si può fare un percorso così continuo”.
L’8 luglio 2021 la squadra non era appagata dalla qualificazione in Champions League…
“Merito va al mix nel gruppo squadra: ci sono gli esperti con una mentalità incredibile, come Ibra, Kjaer e Olivier, che vogliono vincere sempre, anche nel quotidiano, accompagnati dalla gioventù degli altri calciatori che volevano migliorare. Noi dal primo giorno volevamo migliorare il risultato dell’anno scorso. Chiedevo ai miei giocatori se sarebbero stati contenti di finire ancora secondi. Non saremmo stati contenti. Questa è stata l’ambizione e la motivazione che ci ha spinto a migliorare giorno per giorno”.
Come ha fatto a beccare subito Tonali e Leao?
“È l’occhio di un allenatore. Al primo allenamento li ho visti, mi sono girato verso i miei collaboratori e ho detto loro: ‘Porca miseria’. Gli è scattato qualcosa… Ma succede coi giocatori giovani, di talento e con grande disponibilità. E ho trovato veramente giocatori intelligenti, non permalosi. Io sono un rompi… Loro sono stati bravi a capire l’obiettivo. Li ho trovati cambiati dopo la vacanza. Probabilmente ne avevano bisogno per capire tante cose”.
“Pioli is on fire”: ha mai pensato che tutti coloro che lo cantano ora allo stadio prima lo cantavano da casa assieme a voi sul pullman durante il lockdown?
“Sto comprendendo adesso quello che è stato il nostro percorso e ciò che possano aver immaginato i tifosi. È un’emozione incredibile sentirlo. Ma la cosa più bella è averlo fatto quando ancora non avevo vinto niente… Al di là dei luoghi comuni, i tifosi sanno riconoscere la qualità e la serietà di chi lavora nel proprio club. E questo è il ringraziamento più grande, anche più dei titoloni di questi giorni. Quel coro mi riempie di energia e di orgoglio”.
In questa annata il Milan ha mostrato tante varianti tattiche differenti…
“Assolutamente sì. Per molti è stato un percorso di due anni e mezzo tra tutte le varie sedute. I nostri concetti di gioco sono molto chiari. Prepariamo le partite per avere soluzioni vantaggiose nelle due fasi di gioco, che poi cambiano di partita in partita anche in base all’avversario. Ciò che non cambia sono i concetti di gioco e la mentalità, che credo sia stata la nostra arma migliore”.
Ha fatto 5 gironi interi alla guida del Milan: la sua competitività è stata pungolata da quei 36 punti dell’anno scorso nel ritorno?
“Sì. Quando parla Paolo Maldini bisogna ascoltare e capire che cosa sia questo Club e la storia di questo Club. Ora festeggiamo, ma poi dobbiamo pensare di alzare l’asticella e di far meglio l’anno prossimo. Abbiamo scritto una storia in un Club che ha un passato glorioso e noi vogliamo tornare ad essere competitivi con continuità sia in Italia che in Europa. Il fatto di avere giovani così motivati e esperti così competitivi mi fa ben sperare”.
Champions League: il Milan sarà in prima fascia. Con che spirito la si affronterà?
“Molto della crescita della squadra è arrivata tramite l’esperienza del girone di quest’anno. Abbiamo capito qual’era il livello e dove vogliamo arrivare. Certo, nel girone abbiamo trovato squadra fantastiche, tra cui il Liverpool finalista. Questo ci ha motivato. Abbiamo fatto due prestazioni non positive contro il Porto, ma con ciò abbiamo capito quanto sia diversa l’intensità e la qualità del calcio europeo. L’obiettivo è competere anche in Europa con formazioni molto forti. Chiaramente la Champions è un livello altissimo, probabilmente essere in prima fascia ci aiuterà, ma è chiaro che dobbiamo pensare di essere molto forti e competitivi per passare il girone”.
È bello sentirsi amati?
“Sì. È una cosa fantastica che mi gratifica tanto. Mi sto gustando e assaporando tutte le emozioni perché nella vita passano velocemente. Da domani penseremo alla prossima stagione, parlando con Maldini e Massara per capire dove e come poter intervenire. Però ora gustiamoci tutti insieme perché abbiamo fatto una grande cosa, tutte le componenti. Diamo il via alla festa”.