Milan, parla Braida: “Zero chiacchiere e parlare col campo”
Lo storico dirigente del Milan Ariedo Braida, fondamentale figura per quasi 30 anni del club rossonero con cui prima da Direttore Generale e da Direttore Sportivo poi, ha contribuito ai successi della squadra a partire dalle metà degli anni ’80 ha concesso un’intervista al giornalista Gianluca Di Marzio per parlare di alcuni temi dell’attualità calcistica dal Milan, alla Cremonese fino al Monza…
Milan, le parole dell’ex dirigente Ariedo Braida: “Le grandi squadre dimostrano il loro valore nei momenti difficili. A volte bisogna solo stare zitti ed allenarsi. A giugno sono stato vicino al Monza, ma la morte del Presidente ha cambiato le cose”
Braida sul momento del Milan
“Una chiave per vincere deve essere saper trasmettere i giusti valori, che devono poter emergere nei momenti di difficoltà”.
“Non ho la bacchetta magica, ma ora al Milan direi che è il momento di ricompattarsi e non chiacchierare. A volte serve solo stare zitti, allenarsi e lasciare che sia il campo a parlare.
C’è il Newcastle e sarà una partita importante e internazionale. La Champions è nel DNA del Milan: devono superare quanto è successo nel Derby ed essere pronti a livello mentale. Vincere è la cosa più facile, perdere è la più difficile. Ma le grandi squadre dimostrano cosa sono nei momenti più duri”.
“Dopo una partita simile viene pensare che è tutto da rifare, ma non è così. Dopo il Derby sono emerse critiche interne al Milan, sia tecniche che di carattere ma credo che Pioli saprà come uscirne”.
“Il calcio non è matematica, a volte è approssimativo. Tutti commettiamo degli errori, ma chi magari ha più esperienza in questo mondo, sa limitare gli sbagli. Probabilmente al Milan ora servirebbe un profilo dirigenziale che sia più esperto e sappia gestire questi momenti“.
“Se tornerei al Milan? Come farei a dire di no…Il Milan è il Milan, resterà nel mio cuore per sempre“.
“Ha vinto un’Inter spumeggiante e molto organizzata. A parte qualche momento nel primo tempo, siamo (il Milan ndr) stati in difficoltà costante.
Nel momento migliore del Milan è arrivato il 2-0 dell’Inter e da lì c’è stato un crollo sotto il profilo della capacità di difendere, non si sono vinti più i duelli individuali ed è finita come è finita“.
“Nella mia carriera ho visionato tutti i giocatori personalmente. Io credo che i giocatori debbano essere scelti dai dirigenti, e non dagli algoritmi.
Penso che l’uomo sia al centro dell’universo. Alla fine l’alogritmo è stato creato dall’uomo. Poi un dirigente può sempre sbagliare, ma con l’esperienza poi gli errori diventeranno meno”.
“Replicare quel che ha fatto il presidente Berlusconi, che è stato il più vincente della storia del calcio non sarà facilissimo.
Per me Silvio è stato ‘Il Presidentissimo’. Un uomo di grande carisma, che per certi aspetti ha cambiato il Paese. Un uomo unico, visionario. Spero, un giorno di rincontrarci: sono convinto che prima o poi rivedremo allo stadio per qualche partita assieme”.
Tra il ritorno alla Cremonese e il Monza
“A inizio giugno c’era stata una possibilità di firmare con il Monza, ma dopo la morte del presidente Berlusconi sono cambiate delle cose. Comunque la trattativa non è entrata mai nel concoreto, e ora guardo avanti”.
“In poco tempo, la Cremonese mi è rimasta nel cuore . Ho creato un bel rapporto con questa realtà, i tifosi e il presidente. Sono contento di avere contribuito a riportare la Cremonese in Serie A dopo ventisei anni.
Sono arrivato a fine 2020 con la squadra che era ultima in Serie B: ci siamo salvati e l’anno dopo siamo stati promossi in massima serie. Abbiamo creato un ambiente dove ognuno si sentiva a suo agio: da direttore generale devi saper trasmettere quei valori che possono cambiare un gruppo di giocatori in uno vincente con umiltà, lavoro e sacrificio. Si vince e si perde sempre in gruppo, ovviamente con l’aiuto indispensabile dei tifosi, che a Cremona sono stati fantastici“.
“Sono sicuramente pronto per una nuova avventura se ci sarà la possibilità“.