Il Milan è riuscito ad espugnare il Bernabeu nonostante pronostici avversi. Un plauso va alle scelte di Paulo Fonseca ed all’elemento di svolta a centrocampo: Tijjani Reijnders.
Il Santiago Bernebeu suscita sempre una sorta di riverenza. Se San Siro è la scala del calcio, l’impianto presente a Madrid non è da meno. A vestire la maglia del Real Madrid sono stati alcuni dei più grandi campioni del panorama calcistico e ciò è testimoniato dal 15 Champions League conquistate nella sua storia. Il Milan, dal canto suo, ha in bacheca 7 titoli continentale ed è l’italiana che ha vinto di più in Europa. Le vittorie sui grandi palcoscenici dei rossoneri sono sicuramente più sbiadite. L’ultima coppa dalle grandi orecchie è stata alzata nel 2007 da Paolo Maldini. Ad oggi molto è cambiato. Le gerarchie tra le due sono nettamente invertite ed anche il divario tecnico tra le due compagini pareva almeno sulla carta invalicabile. Eppure il campo ha dato un altro risultato.
Il Milan si presentava a Madrid dopo una complessa sfida in campionato contro il Monza. I pochi spazi concessi dai brianzoli ed i cambi forzati in vista del big match europeo per far rifiatare i titolarissimi aveva dato forse qualche brivido di troppo ai rossoneri, nonché a qualche ulteriore polemica in merito alle scelte di Fonseca. Rafael Leao si è accomodato nuovamente in panchina in occasione della partita contro i brianzoli e Noah Okafor non è parso all’altezza della titolarità.
Nonostante le avversità e qualche possibile inciampo di troppo, Fonseca ha proseguito sulla sua strada ben convinto delle sue idee. Sorprendere attraverso una formazione inedita è quasi d’obbligo. L’impiego di Musah quale ala destra ha fatto storcere il naso ai più viste le precedenti prestazioni non brillanti in altre zone del campo. Invece la trequarti americo-lusitana si è rivelata vincente, tanto da far sfigurare i campionissimi a loro contrapposti.
Rafael Leao ha giocato per la squadra, accantonando la propria gloria personale. Che sia frutto di un lavoro su sé stesso o della fascinazione del Bernbeu non è dato saperlo. Fatto sta che per la prima volta dall’inizio della stagione è sembrato parte di un tutto. Altra performance sublime da parte di Christian Pulisic. L’americano è un leone come quello che ha tatuato sul braccio. Si avventa su ogni pallone e da equilibrio ad una trequarti altrimenti pendente e dipendente del tutto dalla fascia mancina. Ultima nota lieta dell’attacco è Alvaro Morata. Arrivato in estate tra l’entusiasmo generale, ha nuovamente timbrato il cartellino da ex contro il Real Madrid. Sacrificio ed esperienza è l’expertise che lo spagnolo sta dando ai rossoneri.
Tutti i reparti del campo sono stati al limite dell’ineccepibile. Eppure è in mezzo al campo che si è visto il salto di qualità. Il tandem composto da Reijnders e Fofana si è mostrato all’altezza dei grandi impegni europei. Il centrocampo, grande tallone d’Achille delle due precedenti stagioni, è ora il punto di forza dei rossoneri. L’olandese ha sublimato un’eccezionale prestazione con il gol che ha sostanzialmente chiuso i giochi.
Fofana è stato fortemente voluto da Fonseca. Era necessario introdurre in rosa un sostituto di Kessie, assente da quando quest’ultimo aveva scelto di vestire i colori blaugrana ed andandosene a zero. Il francese ha avuto bisogno di un minimo periodo di ambientamento per poi essere una certezza partita dopo partita. Corre, recupera palloni e funge da filtro in mezzo al campo qualora gli avversari si appropinquino all’area di rigore. Inoltre, l’entusiasmo che ci mette ogni qual volta chiamato in causa non è da mettere in secondo piano.
Le loro caratteristiche sommate danno vita ad un sodalizio vitale per il gioco di Fonseca.
Il Real Madrid è campione d’Europa e di Spagna in carica. Eppure la doppia debacle prima contro il Barcellona e poi con il Milan paiono mostrare una squadra che dopo aver vinto, si sta avvicinando sempre più ad un declino. In primis in termini di risultati. Militao è la copia sbiadito del giocatore di cui si aveva ricordo prima dell’infortunio e le falle in difesa sono state lapalissiane.
Altro problema è l’attacco. I nomi sono blasonati ed altisonanti ma sembrano avere qualche difficoltà di convivenza. Vinicius proviene dalla delusione per la mancata vittoria del pallone d’oro. Inoltre, il brasiliano pare incapace di abbandonare le vecchie abitudini quali simulare e protestare senza ragion alcuna. Sulla destra Mbappé, al netto di qualche sprazzo personale, è parso inconsistente. Questo ruolo non da protagonista assoluto sembra stargli stretto. Al PSG aveva a disposizione compagni che si muovevano solo in funzione di una sua giocata. Ora, fa parte di un sistema atto al successo del collettivo.
Carlo Ancelotti avrà l’arduo compito di mettere nell’ordine corretto i vari pezzi del puzzle a disposizione. E magari dare maggiore spazio ai giovani talenti Endrick e Arda Guler piuttosto che affidarsi ai soliti noti.