43 punti nelle prime 19 giornate. 79 punti nell’anno solare 2020, a fronte di 35 partite giocate. 6 punti realizzati in più dell’Inter, 10 in più dell’Atalanta. Addirittura 14 in più della Juventus campione d’Italia 2019/20. Numeri spaventosi con cui, Stefano Pioli e il suo Milan, si presentavano alle porte di questo 2021 con un sogno scudetto da cullare e il concreto obiettivo di tornare sul palcoscenico europeo della Champions League. A febbraio il sogno scudetto naufraga, tra il crollo clamoroso di La Spezia e la dolorosa sconfitta nel derby decisivo contro i ‘cugini’ nerazzurri lanciati verso il tricolore. Al Milan non resta che consolidare il ritorno in Champions League ma, passo dopo passo, le prestazioni diventano sempre più altalenanti e, quel gruppo solido ed emozionante del girone d’andata, si è presto trasformato in una squadra fragile e talvolta senza intraprendenza.
7 vittorie su 13 partite del girone di ritorno. Praticamente la metà. 4 sconfitte e 2 pareggi. 23 punti portati a casa, ben 16 lasciati per strada. Un rendimento che oscilla tra il 7° e il 6° posto. Delle 13 partite giocate, solo in 2 occasioni (Crotone e Verona, ndr) il Milan non ha subito gol. Un cambio di marcia incredibile, un crollo impensabile. La situazione adesso è di quelle allarmanti. Il Milan rischia seriamente l’accesso alla prossima Champions League e, nelle prossime 6, si presenteranno tre ‘avversarie dirette’ (Lazio, Juventus, Atalanta, ndr) e tre squadre in piena lotta salvezza (Benevento, Cagliari, Torino, ndr). Una parabola a scendere per il Milan e per il suo tecnico che, in pochi mesi, è passato dall’uomo della rinascita ad un possibile ennesimo progetto fallimentare. Sì, perché se il Milan non conquisterà uno tra i primi quattro posti, sarà necessario ripartire ancora una volta da zero.