Chissà se Junior Messias ci pensava. Quando spostava merci nella veste di facchino. Quando trasportava sacchi di cemento sulle spalle, come muratore. Quando indossava la maglia da gioco in piccoli spogliatoi del calcio amatoriale torinese, dove ha iniziato a mettersi in mostra. Chissà se ci pensava, a segnare un gol decisivo nella competizione calcistica per club più importante e prestigiosa del mondo, la Champions League. E poi terminare l’esultanza tra le braccia di uno dei calciatori più iconici di questo decennio: Zlatan Ibrahimovic. Un altro che di riscatto e gavetta ne sa qualcosa.
Una cosa si può dire con certezza: Junior Messias, di certo, non è uno che ha saltato la gavetta. Il campionato UISP – Unione Italiana Sport Per tutti -, l’Eccellenza, la Serie D e via a salire, fino all’esplosione con il Crotone, la stagione in Serie A e, infine, il passaggio al Milan.
Un passaggio duro da digerire e metabolizzare, sarebbe stato difficile immaginare il contrario. Un passaggio arrivato a 30 anni, un’altra cosa non da tutti. Tra ambientamento e infortunio, ad oggi, solo 3 presenze in maglia rossonera, per 74 minuti giocati, e un gol, pesantissimo, perché è la rete che ieri sera ha permesso al Milan di uscire dal Wanda Metropolitano con 3 punti in tasca e la possibilità di giocare l’ultimo turno della fase a gironi con la speranza di raggiungere gli Ottavi di finale.
Un punto e a capo. L’ennesimo della sua vita. A certificarlo anche le parole di Stefano Pioli: “È una bellissima storia, ma credo la sua storia sia solo all’inizio. Ha avuto tante difficoltà appena arrivato ma ha belle caratteristiche e darà un bel supporto alla squadra, ha ottime qualità”.
La fiaba di Junior Messias è ancora al “C’era una volta“, all’incipit, e ci sono pagine da scrivere, notti magiche da vivere, come quelle di ieri. Al di fuori di retorica, quella zuccata che ha regalato l’1 a 0 al Milan è da proiettare a tutto schermo negli spogliatoi dei settori giovanili. Per dimostrare, plasticamente, come con umiltà, abnegazione, lavoro, impegno – e una buona dose di qualità, perché quella non manca -,si possa tirare fuori il sogno dal cassetto, per metterlo in una teca di vetro, e mostrarlo a tutto il mondo.