Milano torna protagonista, come Milan e Inter sono tornate al top
22 dicembre 2013. San Siro. Ci sono 79.343 persone al Giuseppe Meazza, è la 17esima giornata di campionato e si gioca Inter-Milan, il primo derby del girone d’andata. Si affrontano le due squadre di Milano che, in quel momento, sono quinta e decima in classifica. Il Milan è partito male in campionato, davvero male. I rossoneri hanno appena sei punti di vantaggio sulla zona retrocessione, ben 16 dalla zona Champions League, 9 dalla zona Europa League. I nerazzurri sono partiti decisamente meglio ma, il sogno scudetto è già svanito. L’Inter ha già 15 punti di ritardo sulla capolista Juventus. Anche la zona Champions è lontana, l’ultimo piazzamento utile è occupato dal Napoli, distante sette lunghezze. Il Milan ha già “sul groppone” 5 sconfitte. L’Inter, sotto la guida del nuovo tecnico Mazzarri, vuole tornare in Europa, dopo il disastro di Stramaccioni dell’anno precedente, arrivato nono in classifica, con un girone di ritorno a ritmo di retrocessione. Il derby lo vince l’Inter, per 1-0, grazie ad una rete di tacco di Palacio a quattro minuti dalla fine. Il giorno dopo la stampa italiana non ha pietà: “Palacio consegna all’Inter un brutto derby”. Oppure: “Una brutta Inter vince contro un Milan ancora più brutto”. Nel day-after qualcuno, senza giri di parole afferma: “Uno dei derby più brutti degli ultimi anni”.
Il club più titolato al mondo e gli eroi del Triplete non ci sono più
Dove sono finite le due Regine di Milano? Dov’è finito il Milan dei record che, appena 6 anni prima conquistava la settima Champions League? Che dire dei nerazzurri, autori di una stagione unica nel 2010, quando conquistarono il famoso Triplete. E dire che, nel 2013, qualche “eroe” ancora c’era. Nel Milan era tornato Kakà, in un’operazione nostalgia. Tra i nerazzurri, militavano ancora “testimoni” della notte di Madrid 2010 come Cambiasso, Samuel, Javier Zanetti e Il Principe Diego Milito. È sparita completamente l’aristocrazia della Milano calcistica. Milan e Inter chiuderanno la stagione, rispettivamente ottava e quinta. I nerazzurri, per lo meno, centrarono l’accesso all’Europa League. Il Milan rimarrà fuori da ogni competizione europea. Tornerà a giocare l’Europa League, solo nella stagione 2017/18, mentre l’assenza dalla Champions vige ancora.
Avvicendamenti societari e progetti mai decollati
Erick Thohir
Massimo Moratti prima, Silvio Berlusconi poi, lasceranno le meraviglie che, oltre ad aver scritto la storia del calcio, hanno incarnato la classe di due simboli della città, prima che dello sport. Proprio il 2013, è l’anno del primo storico addio. Massimo Moratti cede l’Inter ad un imprenditore indonesiano di nome Erick Thohir. Il nuovo plenipotenziario promette di riportare l’Inter in cima ma, si contraddistinguerà solo per alcune gaffe e per l’ironia dei tifosi, circa la malasorte che la sua presenza allo stadio, porterebbe sulle prestazioni della squadra. Thohir guiderà l’Inter per tre anni. Non riuscirà a riportarla in Champions League, nonostante svariati cambi nell’organico e nella guida tecnica. Dalle parti di Appiano Gentile, si rivedrà Roberto Mancini nel 2015. Il suo ritorno, però, non porterà i risultati sperati. L’Inter, nonostante il raggiungimento del quarto posto (solo le prime tre andavano in Champions, prima delle riforma UEFA, ndr), rimane un cantiere aperto. Passano tanti giocatori come Shaqiri, Podolski, Jovetic, Ljajic, Kondogbia, Alex Telles, Felipe Melo, Osvaldo. Nessuna svolta e a giugno 2016, senza aver conquistato alcun trofeo, né il ritorno in Champions, Thohir cede la maggioranza dell’Inter al colosso cinese Suning.
Yonghong Li
Il Milan attende qualche anno, prima dello storico addio di Berlusconi. Nel 2017, il presidente di Fininvest, cede il Milan ad una figura alquanto ambigua come Yonghong Li. Al termine di un lunghissimo closing, dai tratti discutibili, l’imprenditore cinese acquista il Milan, promettendo ingenti investimenti e un celere ritorno ai vertici. Nulla di tutto ciò, il Milan diventa bersaglio della UEFA che, oltre a condannare le recenti gestioni economiche, punta il dito contro la campagna acquisti rossonera. Il Milan, infatti, con un passivo triennale aggregato da quasi 300 milioni, al netto di acquisti e cessioni, investe quasi 170 milioni di euro in una sessione di mercato. Arrivano nomi altisonanti come Bonucci e Biglia, seguiti da “promesse” come André Silva, Kessié, Calhanoglu, Ricardo Rodriguez. Il Milan non risorge, anzi sprofonda. Si batte più nelle aule del TAS che sul campo. I rossoneri, ancora una volta, rimangono fuori dalla Champions League. Nell’estate 2018, dopo appena un anno dall’insediamento, lo pseudo imprenditore cinese risulta insolvente, circa un aumento di capitale, anticipato dal fondo Elliott. Lo stesso fondo, prende in mano la società. Yonghong Li, svanisce come nel nulla.
La lenta crescita fino al ritorno
Da De Boer a Conte, il percorso dell’Inter
Suning e Elliott prendono in mano due vere “patate bollenti”, contornate da ambienti abituati al successo, stanchi di false promesse e parole senza riscontri empirici. Suning deve presto affrontare le remore di Mancini sul progetto. Il tecnico ex City ritiene che urga investire maggiormente su nomi affermati. La divergenza porta ad un addio del tecnico. L’Inter punta su Frank De Boer, rampante allenatore vittorioso con l’Ajax, votato ad una filosofia di crescita dei giovani. Il suo approccio a Milano è disastroso, dopo 11 giornate l’olandese viene esonerato, sostituito da Stefano Pioli. Il tecnico ex Lazio riporta qualche buon risultato ma, nella parte finale della stagione, cede e non riesce neppure a qualificare l’Inter in Europa League.
Nel mentre, molti acquisti continuano a rivelarsi errati. Gabigol è un flop, Candreva non dà quel qualcosa in più, Joao Mario non riesce ad esprimersi. Suning cambia ancora e punta su Spalletti. Il tecnico ex Roma riporta l’Inter in Champions dopo sei anni, lo rifarà anche l’anno successivo. Suning, dopo il prestigioso ritorno sul palcoscenico europeo, punta ad un nome importante, in società e sulla panchina. Marotta diventa il nuovo AD, dopo aver lasciato la Juventus. Arriva anche Antonio Conte. Si punterà anche ad un codice comportamentale di rispetto per la squadra, ne paga le spese Icardi che, letteralmente, viene mandato a Parigi. Al suo posto arriva Lukaku. L’Inter torna a giocarsi lo scudetto con la Juve, senza riuscirci. Quest’anno, dopo contrasti e veleni Conte-società, la squadra è tornata compatta verso un unico obiettivo: lo scudetto, specialmente dopo l’eliminazione in Champions League.
Da Montella a Pioli, il percorso del Milan
Il percorso di rinascita del Milan, senz’altro, è stato più lento e, differentemente dai cugini, non ha ancora riportato i rossoneri in Champions League. I numeri, però, sono incredibili. L’arrivo di Elliott, passo dopo passo, ha ricostruito le macerie lasciate dall’ultimo avvicendamento ai vertici del club. La precedente dirigenza che, riportò Gattuso a Milano, non ottenne i risultati sperati. Il Milan, con l’avvento di Elliott, subisce un nuovo colpo con l’esclusione dalla coppe europee. Fino al 2019, l’ambiente rossonero resta una polveriera. Gattuso lascia, così come l’ex dirigente chiamato da Elliott: Leonardo. Maldini e Boban portano Giampaolo sulla panchina ma, dopo appena 7 giornate, viene esonerato. Arriva Pioli nel tumulto generale, torna Ibrahimovic. Sembrano mosse disperate, volte solo a mettere delle toppe, senza seguire un reale progetto. Nel 2020, il Milan rinasce, con numeri straordinari e chiude l’anno in vetta alla classifica, con un punto in più dell’Inter. Pioli passa da indesiderato numero 1 a uomo guida della squadra, insieme a Zlatan Ibrahimovic che, anche a 39 anni, si impone in Serie A.
Milan e Inter, dopo un lungo calvario, tornano in vetta. Soprattutto, tornano ad offrire spettacolo ed adrenalina ad una Serie A, monopolizzata dal dominio decennale di una Juventus senza rivali. Milano torna grande. Milan e Inter muovono i primi passi, verso un rientro totale nelle scene prestigiose del gioco del calcio. Prima e seconda in campionato, come non accadeva da nove anni.