Dopo un girone d’andata clamorosamente sopra le aspettative, il Milan ha affrontato la seconda parte di stagione con tutt’altro spirito. Infatti, i numeri delle ultime partite dimostrano che la squadra di Pioli ha quasi completamente perso la bussola, rilevando problemi di natura fisica, tecnica e tattica.
Non è semplice risalire alle motivazioni di un crollo così clamoroso. Infatti, la natura di queste difficoltà può essere ricondotta a tantissimi aspetti differenti, tutti fondamentali per una squadra di calcio ad alto livello che punta a traguardi importanti. Uno di questi, però, salta all’occhio più degli altri, soprattutto nelle ultime uscite: la condizione psicofisica degli uomini chiave.
Il terzino ex Real Madrid è un esempio evidente di un crollo, soprattutto mentale, che ha cambiato in negativo lo sviluppo del gioco dei rossoneri. Non solo, perché Theo ha sbagliato diverse situazioni di appoggio arretrato molto semplici che hanno complicato parecchio alcune partite, come quella contro la Sampdoria che ha portato al gol di Quagliarella.
Se nel girone di andata il francese è stato sicuramente uno degli uomini chiave del Milan, grazie soprattutto ai suoi gol e alle sue sgaloppate prorompenti in avanti, nel girone di ritorno Theo ha dimostrato l’altra faccia della medaglia, causa poca attenzione e concentrazione sul match.
In coppia con Kessié, nel girone d’andata l’algerino ha formato una delle coppie di centrocampo più interessanti dell’intero panorama europeo, abbinando qualità e quantità ad altissimo livello. Il Milan ha sicuramente giovato di questa cerniera a metà campo, tanto che lo score difensivo della squadra segnava ottimi numeri.
A differenza di Theo Hernandez, Ismael Bennacer ha giocato poche partite in questa stagione, soprattutto rispetto alla scorsa, causa infortuni di vario genere. Infatti, all’inizio di dicembre 2020, il centrocampista aveva accusato un affaticamento muscolare e, rischiato da Pioli, ha subito successivamente un infortunio al bicipite femorale che l’ha costretto a restare lontano dai campi per circa due mesi. Nel suo caso, probabilmente il calo è dovuto alla scarsa condizione fisica per le continue interruzioni della sua stagione.
Discorso ancora diverso per il numero 10 del Milan e della nazionale turca. Calhanoglu ha letteralmente trascinato i rossoneri nella primissima parte di stagione con gol e assist davvero di ottima fattura, soprattutto nel primo periodo di assenza di Zlatan Ibrahimovic.
Ad esempio, tirare un rigore a tempo scaduto contro il Rio Ave, e tirarne altri due nella lotteria successiva segnandoli tutti e tre, è stato sicuramente sintomo di estrema fiducia nei propri mezzi da parte del fantasista turco. Convinzione che si rivedeva in moltissime giocate, dai dribbling ai cambi di gioco.
Da quando è entrato in scena il tema rinnovo e Calhanoglu ha, quasi contemporaneamente, contratto il Covid, il contributo di Hakan al Milan è diventato decisamente peggiore e, se in un primo momento si sarebbe potuto pensare fosse un decremento prestazionale legato ai postumi della malattia, in seguito è diventato palese che le difficoltà fossero principalmente di natura mentale, probabilmente legate appunto alla sua situazione attuale, ancora non risolta.
Si sa, quando si concorre per obiettivi ambizioni è fondamentale poter contare su quelli che vengono considerati gli uomini chiave del team. E, nel caso del Milan, questo è venuto a mancare nella seconda parte di stagione. Mancanza che potrebbe rivelarsi determinante per la volata finale.