Serie A

Milan, Ibra: “Ogni volta devo dimostrare chi sono. In Svezia ho 2 ragazzi qui 25”

Zlatan Ibrahimovic torna a parlare e lo fa a ‘7’, settimanale del Corriere dello Sport. Nell’intervista affronta tanti argomenti dal Milan, alla famiglia al dover dimostrare sempre chi è e il suo valore.

Chi è Zlatan

“Zlatan Ibrahimovic, 39 anni. Sono sempre quel ragazzo nato lassù che ha portato la sua borsa in giro per il mondo e ha fatto una grande avventura. Nel campo di calcio siamo tutti uguali. In ogni angolo del mondo. Entri, palleggi, nessuno ti chiede da dove vieni, di chi sei figlio, che opinioni hai, quanti soldi porti in tasca. Sei li, ci provi, basta. Sai giocare? Vai avanti, bravo. Non è che ti possono raccomandare.

Come idea sembra un posto perfetto si, tra ragazzini si. E non ci sono differenze sociali, culturali, geografiche. Un campo, due porte, vediamo chi segna di più. Puoi essere nel cortile o a San Siro. Il gioco è felicità.”

Se è contento come una volta

“Devi, devi, devi esserlo. Siamo felici e dobbiamo rendere felici le persone. La gioia del calcio ci prende e contagia tutti. Pensa agli stadi: che passione, che esplosione. Dobbiamo portare un messaggio positivo, un po’ di fiducia.”

Milan e scudetto

“Dobbiamo cominciare bene il 2021 poi andare avanti una partita alla volta, come fosse allo stesso tempo la prima e l’ultima della vita. La squadra deve avere il coraggio di sognare. E io dico che può e vuole fare ancora di più. Mi arrabbio sempre con i miei compagni, anche in allenamento, il problema è chi non si arrabbia. 

Milan a vita? Dico che sto veramente bene, però si vedrà. La vita va avanti e non sai cosa succede. Non ho questo ego così gigantesco da dire che deciderò soltanto io: la mia famiglia è più importante di tutto. A Milanello sto benissimo, mi sento a casa. Ci sto volentieri, sono giornate piacevoli, le persone ti vogliono bene. Dirigenti, mister, compagni, comunicazione, qui funziona tutto

Champions? A chi non piacerebbe. Se posso restare lo faccio.”

Voglia

“Avere voglio. Di più, avere fame: sempre, tutti i giorni, ogni momento. Qualsiasi cosa abbia fatto finora non importa, ogni volta devo dimostrare chi sono.

Il talento serve se lo coltivi. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare. Ci vuole sacrificio. Cosa sono i 90 minuti della partita? Niente, se non ti sei allenato tutti i giorni e tantissime ore.”

Futuro

“Mi cercano in tanti. Anche la BBC mi chiederà fino a quando andrò avanti: continuerò a giocare finché riuscirò a fare quello che sto facendo adesso.”

Social

“I miei non sono followers, sono believer: persone che credono in me. Non sono io che le cerco, sono loro che mi vogliono, c’è una bella differenza.”

Covid

“Quando all’inizio mi è capitato, ero abbastanza tranquillo, quasi incuriosito, vabbè, voglio vedere cosa è questo Covid. Ha colpito tutto il mondo, una grande tragedia, adesso è arrivato da me. Ero a casa ad aspettare, vediamo cosa succede. Avevo mal di testa, non fortissimo ma fastidioso, una cosa tosta. Ho anche perso un po’ il gusto. E stavo lì tutto il tempo, a casa, incazzato, non potevo uscire, non mi potevo allenare bene. Stare fermo è terribile. A un certo punto parlavo con la casa e davo i nomi ai muri. Diventa un fatto  mentale. Ti fissi e ti immagini tutti i mali addosso, anche quelli che non hai. Una sofferenza per quello che senti e per quello che pensi di sentire.

Questo virus è terribile e non va sfidato. Distanze e mascherine, sempre.”

Famiglia

“Mi manca. Tantissimo. Ma proprio tantissimo. Sono allo stremo, non ne posso più. Vorrei stare con mia moglie e con i miei figli Maximilian e Vincent, che hanno 14 e 13 anni e vivono in Svezia. Se ho chiesto di andare in Svezia? Ma figurati, ci ho provato. Pioli, il mister, mi ha risposto che non mi posso muovere e che ho famiglia anche a Milanello: dice che lì ho 2 ragazzi ma qui ne ho 25 e hanno bisogno di me.

Per i miei figli voglio disciplina. Quando giocano a calcio non li giudico come papà ma come calciatore. E soprattutto non devono farlo per me. Hanno la gioia di giocare? Tirano fuori la passione? Si allenano seriamente? E allora va bene.

Mia moglie non è una calciatrice, è giusto che abbia la sua privacy e la sua vita. Ognuno di noi ha un percorso e non deve farsi travolgere dagli altri. I ragazzi vanno a scuola. In Svezia è tutto più aperto, il governo ha fatto altre scelte”.

Italia e Milano

Dell’Italia mi piace praticamente ogni cosa. In tutti questi anni forse sono stato più qui che in Svezia. È proprio la filosofia del Paese, lo stile di vita, che mi prende: è bello anche andarsene in macchina e vedere i paesaggi che scorrono. E il body language? Ne parliamo? Tu capisci le persone anche quando non dicono niente.

 Quanto si vive bene a Milano. Dieci anni fa non era così: l’ho ritrovata più gioiosa, vivace, internazionale. La pandemia ha bloccato quasi tutto ma io dico che è soltanto una parentesi. Questa città poi ripartirà.”

Maradona e Rossi

“Diego? Il più forte di tutti i tempi. Icona del calcio, simbolo mondiale. Poi a volte ha fatto decidere il cuore, mentre sappiamo che il cervello è più razionale, più politico, non so se si può dire così. Non sempre col cuore fai la scelta giusta.

Paolo era una grande persona, grande calciatore. Sai cosa dicono le persone? Allo stesso tempo un gigante e uno di noi.”

Età

“E’ tutta una questione di testa. Buone feste a tutti.”

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Published by
Francesca Galbiati