Dal nuovo San Siro al nuovo stadio, l’ad del Milan Giorgio Furlani ha parlato al Social Football Summit del futuro rossonero.
Tante novità attendono il Milan nel prossimo futuro, a partire dallo stadio, tema sulla quale si dibatte ormai da diverso tempo. Ha parlato di questo e tanto altro Giorgio Furlani al Social Football Summit. Ecco alcune delle sue dichiarazioni riprese da calciomercato.com
Sullo stadio: “Preferisco non fare pronostici, fare progetti di stadi in Italia non è facile. L’idea di un San Siro 2 è abbandonata, ora puntiamo su San Donato”.
Sul decreto crescita: “Il calcio italiano è in una situazione in cui ci sono tante forze contro: impossibilità di fare stadi, pirateria… Ci sono anche altri aspetti che rendono il calcio italiano meno competitivo: dall’impostazione dei contratti e altri aspetti. Il Decreto Crescita è l’unica leva che c’è. Voglio ribadire una cosa importante: il calcio non è un giocattolo, è un’industria che attrae brand internazionali e talenti (grazie al decreto crescita). Partnership e diritti televisivi arrivano dagli esteri, anche per quanto riguarda le infrastrutture. A me sembra una pazzia, quindi, andare a cambiare una norma che ci permette di andare nella direzione giusta e che, come dice la parola, aiuta il paese a crescere (Decreto Crescita, ndr). Alcuni hanno espresso la preoccupazione che impatti settori giovanili e vivai: io dico sediamoci al tavolo e parliamone. Il Milan è disposto a investire ancora di più nei giovani: saremmo contentissimi di portare avanti i nostri ragazzi. Per noi questa è una priorità, ma tagliare il Decreto Crescita che porta capitali verso il calcio italiano vuol dire ridurre le risorse per i club quindi avrebbe un impatto negativo anche su gli investimenti nel settore giovanile”.
Sul futuro: “Per il Milan c’è un percorso di crescita continua. Vogliamo accrescere il business per contribuire ancora di più agli investimenti sportivi. Da qui a tre anni spero che avremo fatto passi avanti sul progetto stadio, anche se è difficile”.
Sui diritti TV: “L’idea che si vada a fare il canale della Serie A è sì arrivi ad avere ricavi maggiori è innovativa e interessante, ma non senza rischi. Non c’è una prova che io conosca che dimostri che questa è la strada giusta. Secondo me non è stata fatta abbastanza analisi per capire se questa è la strada giusta. Come Serie A abbiamo deciso che non eravamo pronti e quindi abbiamo preferito proseguire con la forma tradizionale. Può essere un passo successivo? Ora abbiamo un contratto di cinque anni, chissà come cambierà il mondo…”