Milan, Furlani: “Inizio in salita ma il futuro è sicuramente roseo”

Furlani Milan

(Photo by Piero CRUCIATTI / AFP) (Photo by PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images)

Giorgio Furlani, portfolio manager di Elliott e consigliere d’amministrazione dell’AC Milan, ha rilasciato un’intervista a Forbes. Di seguito le sue parole.

Milan, le parole di Furlani

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(Photo by Piero CRUCIATTI / AFP) (Photo by PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images)

Elliott è proprietario del Milan da 4 anni..

“È stata una specie di casualità: abbiamo prestato soldi per la prima volta nel contesto del passaggio di proprietà dalla famiglia Berlusconi, a capo del club per 30 anni con ottimi risultati, a dei signori cinesi. Ci sono poi state delle difficoltà finanziarie e in qualche modo siamo intervenuti per mantenere il Club vivo salvandolo dal fallimento. Elliott è ora proprietario del Milan da 4 anni. Il Milan è un grande brand del calcio Europeo ma dopo la proprietà di Berlusconi era un disastro finanziario, in particolare con spese molte alte per i giocatori e fatturato basso”.

Come si è sviluppato il piano Elliott per il Club rossonero?

“Il Milan per molti anni non è riuscito a raggiungere la Champions League, che è il torneo in cui tutti vogliono giocare e l’Europa serve anche per sviluppare il brand. Di conseguenza, abbiamo dovuto aggiustare questa situazione, ottenendo un miglioramento delle prestazioni e riducendo i costi. Questi due aspetti, generalmente, non vanno insieme. Abbiamo iniziato a sviluppare il business plan con il Milan, modificando il team dirigenziale e il personale dell’area business, assumendo alcuni membri e poi vari dirigenti di grande talento del mondo dei beni di consumo, intrattenimento, etc…Poi abbiamo dovuto sviluppare il business, il Milan non si era trasformato come molti altri club calcistici di successo in una Media & Entertainment Company, per questo abbiamo dovuto cambiare la squadra di dirigenti e il personale sul lato corporate: abbiamo iniziato assumendo la persona che abbiamo ritenuto essere la più giusta per portare questo cambiamento, ovvero Ivan Gazidis. Lui era stato all’Arsenal. Abbiamo poi assunto altri dirigenti molto qualificati: chi veniva dal calcio, dalle vendite, dall’entertainment, etc. Avevamo bisogno di quella leadership per lavorare sul business e non solo sul campo. Il pezzo finale è il progetto stadio: Il Milan oggi gioca, assieme all’Inter, in uno stadio come San Siro in cui ogni milanese, me compreso, ha ricordi incredibili ma che non è attrezzato per portare il Milan nel futuro. Per questo abbiamo lavorato su un progetto per costruire un nuovo stadio che sarà tra i migliori impianti europei, se non il migliore”.

A che punto è il progetto stadio?

“In l’Italia vari club hanno difficoltà a far decollare il progetto stadio; è importantissimo per la crescita di una squadra avere uno stadio moderno. Di mezzo c’è, però, la burocrazia che ci ha creato tante problematiche; speravo in una città progressista, moderna e lungimirante come Milano, in cui il processo di approvazione sarebbe stato più semplice, ma è stato piuttosto complicato. Abbiamo comunque portato avanti il progetto. Francamente speravo che oggi il progetto fosse quasi concluso, ma non lo è. Noi continueremo a spingere e speriamo di consegnare ai tifosi del Milan quello che si meritano, cioè un vero e proprio stadio modello in cui gioca il loro Club.

D’altronde, il Milan può contare su tantissimi tifosi nel mondo…

“Il Milan ha da sempre moltissimi tifosi, è un brand fantastico che ha fan in tutto il mondo che tengono davvero alla squadra. Negli ultimi anni è stato un po’ ‘dormiente’ a causa di performance sotto il livello solito sul piano sportivo che non gli hanno permesso di giocare nella massima competizione europea; c’era delusione… Questo succede se si vogliono risultati, ma non si ha un business plan e persone che siano in grado di vendere e di far crescere il brand; così non si va da nessuna parte. C’era, quindi, davvero bisogno di migliorare le prestazioni per ri-accendere la passione per il Milan, ma bisognava farlo con una gestione adeguata sul lato commerciale per essere in grado, una volta che le prestazioni sportive stavano iniziando a migliorare, di tornare un marchio forte. Serve la combinazione di entrambe le cose”.

Qual è il segreto di questa crescita?

“Si può avere un periodo in cui si perdono soldi perché non ci qualifica alle competizioni europee e ciò deriva da campionati nazionali non conclusi positivamente; e sì, puoi trovarti in una specie di brutto circolo vizioso, ma è vero anche il contrario. Secondo me il trucco è: vincere o, per lo meno, avere un certo grado di successo, ma non a tutti i costi. Il Milan, storicamente parlando, appartiene allo stesso gruppo di Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, etc… Il Milan è tra le big dell’Europa continentale, ma come club viene da 8 anni di difficoltà in cui ha perso in rilevanza. Ora stiamo iniziando a colmare quel divario. Ora il Milan è in crescita ed è in una traiettoria per recuperare il ritardo con quei Club e guarda, potrei sostenere che sì, il percorso che abbiamo iniziato è stato difficile, ma è stato interessante e divertente, ma la prossima fase è anche con un potenziale maggiore”.