Il sogno scudetto, tra uno scongiuro e un altro, continua a stuzzicare le fantasie dell’ambiente Milan. I rossoneri, dopo un 2020 di rinascita, hanno chiuso a Natale in vetta alla classifica. 14 partite, 10 vittorie, 4 pareggi e nessuna sconfitta. L’unica imbattuta in Europa. Secondo miglior attacco della competizione, in attesa che Juventus e Napoli recuperino il match. Tante analogie, tanti confronti. Quello più gettonato, senz’altro, è quello con il Leicester di Ranieri. I rossoneri vestono la parte della squadra “poco quotata” che, in una stagione particolare, possono trovare l’impresa. Un altro accostamento interessante relativo al Milan di Stefano Pioli, però, è quello che riconduce alla Juventus di Antonio Conte, autrice dell’incredibile cavalcata scudetto della stagione 2011/12, a spese proprio dei rossoneri.
Seppur in tempi completamente diversi, non condizionati da una crisi internazionale, anche il primo successo della Juventus di Conte, come per il Milan di Pioli, fu contraddistinto dall’allestimento di una rosa “intelligente”. Nessun “top player”, nessun “colpo da 100 milioni”. I bianconeri, con Giuseppe Marotta a capo dell’area tecnica, investirono su giocatori funzionali, giovani di prospettiva, ed un grande leader con un passato glorioso.
A Torino arrivarono Matri, Vucinic, Quagliarella, Lichtsteiner, Vidal, Simone Pepe e Giaccherini. Proprio il centravanti ex Cagliari, approdato in bianconero già nel gennaio antecedente, fu riscattato in estate dalla Juventus. Un’operazione complessiva da quasi 18 milioni di euro, che portò alla Juventus 10 gol in 31 partite. Arturo Vidal, ai tempi 24enne, era il giovane di prospettiva che, nelle trame dei successi bianconeri, assunse un ruolo da assoluto protagonista.
Un’altra operazione, conclusa l’anno precedente, crea un particolare accostamento con il Milan attuale. Si tratta di Andrea Barzagli, giunto a parametro zero dal Wolfsburg e, negli anni successivi, affermatosi come perno della difesa bianconera. Non troppo differente da Kjaer, con lo step intermedio dell’Atalanta. Il danese, proprio come il campione del mondo 2006, è arrivato al Milan tra scetticismo e scarsa considerazione. Ora è inamovibile e, la sua assenza, è pesata tantissimo nella retroguardia di Pioli.
Che dire di Andrea Pirlo. Quanti ne ha zittiti il due volte campione d’Europa, oggi tecnico della Juventus. “È un giocatore finito”, “Va alla Juventus a godersi gli ultimi anni di carriera”, “Non può più fare la differenza”. Queste e, molte altre, ne vennero dette sul regista. Ricorda forse qualcuno? Già, proprio Zlatan Ibrahimovic. Anche lo svedese, come Il Maestro, arrivò tra i mugugni legati all’età e, proprio come Pirlo, è diventato il leader trascinatore di una squadra che, aveva bisogno di una scintilla per mostrare le proprie qualità.
La Juventus di Antonio Conte, come il Milan di Stefano Pioli, arrivò alla 14esima di campionato senza aver perso in campionato. I bianconeri chiusero la stagione intera da imbattuti, con 23 vittorie e 15 pareggi. Solo una sfera di cristallo, ad oggi, può rivelare se anche i rossoneri ce la faranno. Che dire dello spirito. La Juventus di Conte non mollava mai, neppure in situazioni di svantaggio. Come dimenticare il 3-3 con il Napoli, o proprio l’1-1 contro il Milan, nel famigerato match del “gol di Muntari”. Uno spirito guerriero che, molti, hanno evidenziato anche nel Milan di Pioli. Che sia la stagione dell’impresa anche per i rossoneri, screditati e poco quotati come la Juventus della stagione 2011/12? La Juventus vinse uno scudetto, reduce da un settimo posto nell’anno precedente. Il Milan, la scorsa stagione, è arrivato giusto una posizione avanti: sesto.