Milan, Cardinale: “Il Milan tornerà al top, sulla gestione…”

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(Photo by Isabella BONOTTO / AFP) (Photo by ISABELLA BONOTTO/AFP via Getty Images)

Intervenuto al “MIT Sloan Sports Analytics Conference“, il proprietario del Milan Gerry Cardinale, ha parlato del futuro del club rossonero. Le sue dichiarazioni.

Milan, le parole di Cardinale

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(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Cardinale sull’interessamento al calcio europeo
“Il mio interessamento per il calcio europeo è relativamente recente, non mi è mai interessato negli anni precedenti. Il mio modello di business nello sport si è sempre basato sulle partnership con i detentori dei diritti per creare una tipologia di business in costante espansione intorno agli stessi, a cominciare dagli Yankees. Poi sono arrivati i Cowboys, poi ancora gli Yankees con Legends e l’NFL. Cinque o sei anni fa ci siamo detti perché non integrare tutto e diventare i detentori dei diritti noi stessi? Negli USA ci sono delle difficoltà legate a restrizioni che riguardano le proprietà. In Europa non ci sono restrizioni di questo tipo, d’altra parte però abbiamo fattori come il mercato trasferimenti e le retrocessioni. Quando un ecosistema attrae stati e oligarchi devi sempre chiederti a cosa stai andando incontro… In questo devo dare atto a Billy Beane: Billy è stato colui che mi ha educato, ha avuto a che fare col calcio europeo per 20 anni e mi ha detto che avrei potuto approcciarmi a questo tipo di mondo solo con la mentalità “Moneyball”. Ciò significa non sacrificare le performance sul campo per ottenere cash flow o viceversa: per capire cosa c’è dietro al calcio europeo abbiamo studiato per 5 anni. Dopo aver studiato più di 200 club abbiamo fatto il nostro primo investimento nel Tolosa: lì è stato un esperimento guidato dalla data analysis. Abbiamo comprato il club dopo la retrocessione per 15 milioni di euro e dopo aver centrato subito la promozione il club si trova stabilmente a metà classifica in Ligue 1. Con Fenway poi abbiamo alzato l’asticella verso club più grandi… fino ad arrivare poi al Milan. Il Milan è uno dei brand più grandi del calcio europeo e possiamo considerare Silvio Berlusconi come uno George Steinbrenner (storico proprietario degli Yankees) del suo tempo. Una cosa che mi ha colpito è il fatto che il Milan fosse al secondo posto nella classifica dei club con più Champions League vinte dopo il Real Madrid. E’ un asset che potrebbe essere gestito molto meglio, come tutto quello che ruota intorno al calcio italiano e alla Serie A. La Serie A ha però diritto di sedersi al tavolo dei migliori del mondo, e con essa ovviamente il Milan: il nostro compito è proprio questo e credo che tutto il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi anni negli USA potrà aiutare tantissimo il calcio europeo. In questo momento, il calcio europeo è come il “wild west”: non ci sono regole che riguardano le proprietà, ad esempio, quindi tutti possono comprare i club di calcio. Un altro problema è la separazione in atto tra il calcio inglese e il resto del continente: la corporization delle proprietà in Premier League nel resto dei club europei si vede solo con RedBird e con il fondo del Qatar proprietario del PSG”.

Cardinale sul modo in cui verrà gestito il Milan
“Gestiremo il club con un’importante disciplina finanziaria, credo ciecamente nella visione di Billy Beane: non sacrificheremo le performance sul campo per fare flusso di cassa. Le performance sul campo e le performance fuori dal campo sono due cose ben separate e penso che da questo punto di vista io e altri investitori come Steve Pagliuca (presente al convegno accanto a Gerry Cardinale e fresco investitore nell’Atalanta dei Percassi, ndr) potremmo portare molto alla Serie A. La Premier League è certamente un mercato differente, ma è interessante questa dinamica che si è innescata nel resto del continente contro i club inglesi. Per come la vedo io ci sono due livelli di arbitraggio economico: uno dentro la Serie A, l’altro nel resto d’Europa e in Inghilterra. La cosa ci piace e ci interessa molto e crediamo sia una grande opportunità per cambiare le carte in tavola nel settore. E’ un po’ come la storia dell’uovo e della gallina: c’è uno scarto di tre a uno tra la Premier League e la Serie A per quanto riguarda gli introiti dalla vendita dei diritti televisivi (media revenue) e uno scarto di due a uno tra La Liga e la stessa Serie A. Questo è il punto su cui lavorare per uscire dal circolo vizioso che continua a spostare i soldi, gli investimenti economici e soprattutto i giocatori verso la Premier League. Noi come RedBird non facciamo investimenti passivi, vogliamo mettere le mani nella cabina di controllo degli asset nei quali investiamo. I nostri business plans sono fatti in modo da avere sempre sotto controllo le modalità di generazione del flusso di cassa per capire come fare affidamento su di esse”.

Cardinale sugli investimenti slegati dalle squadre nello sport
“Gli investimenti nello sport slegati dai club sono stati la nostra fonte di guadagno e il modello non è cambiato da quando abbiamo creato il network Yes nel 2001. Oggi noto una convergenza sempre maggiore tra i media sportivi e la cultura: negli USA la cultura è urban, in Europa la cultura è fashion. In Europa in particolare ci sono assets con partneship tra pubblico e privato, ma la questione gira sempre intorno al monetizzare sulle proprietà intellettuali. In questo senso la frammentazione è evidente: ci sono sempre più proprietà intellettuali individuali, motivo per il quale abbiamo partner come Dwayne Johnson nella XFL oppure LeBron James in Fenway Sports. Per questo motivo i nostri investimenti sportivi slegati dai club riguardano prevalentemente i media”.

Cardinale sulla data analysis
“Tutti usano dati oggi, noi abbiamo la nostra compagnia di raccolta e analisi (Zelus, ndr) ma è il modo in cui li utilizzi la vera questione in ballo. Al Tolosa abbiamo giocatori da 18 paesi diversi, in una squadra creata completamente grazie all’analisi dei dati, senza mai ricorrere allo scouting. E’ stato un esperimento e posso dire che in questo momento le nostre prestazioni sono due volte e mezzo più importanti del net transfer payroll. Nei team più grandi credo che l’analisi dei dati entrerà in gioco in un ibrido insieme all’occhio umano”.

Cardinale parla della Superlega

Milan Cardinale
(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Cardinale sulla Superlega
“La Superlega come fenomeno è stato un fallimento e non vale la pena di parlarne in termini futuri. Un ragionamento però da fare è legato al perché è successo: è lo stesso fenomeno che è avvenuto nel Baseball USA dove c’è una tensione costante tra il big market e lo small market. In Europa è successo perché c’è uno sbilanciamento totale tra la Premier League e il resto d’Europa. Nello sport non puoi comprare le vittorie: per quanto io voglia vincere lo Scudetto e la Champions League tutti gli anni, il nostro lavoro è avere un ritorno dall’investimento e se le competizioni vengono vinte sempre dalle stesse squadre questo non può accadere. Quello che possiamo fare è ridurre la volatilità delle performance. La cosa che trovo incredibile è che tanti investitori che entrano nel mondo dello sport pensano che l’unico obiettivo sia quello di vincere trofei. Sì, tutti vogliamo vincere, ma se guardo in maniera impersonale come investitore l’obiettivo è quello di essere costante nelle performance. Non vogliamo competere solamente in Serie A, ma vogliamo rendere la Serie A competitiva rispetto alla Liga e alla Premier League. Per fare ciò dobbiamo capire come arrivare a nuovi accordi con media partner per ridurre questo gap”.