Serie A

Milan Campione d’Italia: le pagelle della stagione rossonera

Il Milan è Campione d’Italia. 19esimo Scudetto per i rossoneri, atteso ben 11 anni. Una stagione entusiasmante, con colpi di scena ed emozioni al cardiopalma nella volata con l’Inter, così come con il Napoli per lunghi tratti del campionato. Ecco le pagelle dei protagonisti della stagione trionfale a tinte rossonere.


Milan Campione d’Italia, le pagelle

PORTIERI

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Mike Maignan 9 – Secondo Scudetto di fila per il portiere francese che, dopo aver conquistato la Ligue 1 con il Lille, trionfa in maglia rossonera alla sua prima stagione in Serie A. Il classe 1995 è approdato a Milanello con una missione ardua: far dimenticare il prima possibile Gianluigi Donnarumma, trasferitosi al PSG dopo 6 anni in maglia rossonera. Il suo impatto sulla Serie A è devastante: parate straordinarie, una precisione da regista nella costruzione dal basso, personalità e un amore a prima vista con il popolo rossonero. Sul 19esimo trionfo del Diavolo, ci sono le impronte indelebili delle sue mani.

Ciprian Tataruşanu 6,5 – Sei presenze in campionato per il portiere rumeno e una grande serata che si rivela decisiva per il trionfo, specialmente nell’ottica degli scontri diretti con l’Inter. Nel derby d’andata, infatti, è lui a salvare il risultato parando il rigore a Lautaro Martinez ed impedendo che i nerazzurri tornino in vantaggio sul parziale di 1-1, che sarà anche il risultato finale. Pasticcia nella grigia serata di Firenze ma ha l’attenuante di essere responsabile di un gol sui 4 totali che incassano i suoi compagni dalla squadra di Italiano.

Antonio Mirante (arrivato da svincolato ad ottobre, ndr), Alessandro Plizzari (prestato al Lecce e gennaio, ndr) s.v. – Mai utilizzati da Pioli in stagione.


DIFENSORI

(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Fikayo Tomori 9 – Se nella scorsa stagione, in poco tempo, era riuscito a rendersi un giocatore importante, quest’anno è diventato un autentico pilastro della spina dorsale costruita dal tecnico Stefano Pioli. Fisicità, leadership e anche capacità di verticalizzare nei momenti di pressione avversaria. L’ennesima scoperta di Maldini e Massara è diventata definitivamente un top player per il Milan e, senz’altro, una garanzia anche per il futuro rossonero.

Simon Kjaer s.v. – La prima parte di stagione meriterebbe sicuramente un 7 pieno. Kjaer, oltre ad essere l’uomo più tecnico e solido della difesa rossonera, è uno dei leader dello spogliatoio. La sfortuna gli riserva un grave infortunio al legamento crociato a dicembre 2021 che, malauguratamente, gli fa terminare la stagione con quasi 6 mesi d’anticipo. I suoi compagni vincono anche per lui.

Pierre Kalulu 8 – E’ stato uno dei jolly inattesi di Pioli per mettere le mani sul 19esimo tricolore. L’emergenza difensiva rossonera si fa acuta nel mese di marzo quando, oltre al già noto grave infortunio di Kjaer, si ferma anche Alessio Romagnoli nel derby di Coppa Italia contro l’Inter (gara d’andata delle semifinali, ndr). Il tecnico rossonero lo lancia nella mischia contro il Napoli al Maradona e, la coppia con Tomori, sembra rodata da anni anche se non era mai stata davvero provata prima. Kalulu mette lo zampino anche sui numeri realizzativi del Diavolo con il gol all’Empoli che porta tre punti pesantissimi. 6 clean sheet consecutivi in coppia con Tomori nel momento cruciale della stagione.

Alessio Romagnoli 6,5 – Stagione complicata per lui, tra qualche guaio fisico di troppo, prestazioni talvolta non esaltanti e la situazione contrattuale a pendere sul suo futuro. Il capitano del Milan contribuisce alla causa da vero professionista, facendosi trovare sempre pronto quando Pioli ha bisogno di lui, pur scendendo nelle gerarchie dopo anni da ‘intoccabile’. Questo scudetto è anche suo che ha vissuto appieno tutto il travagliato percorso di risalita del Milan oggi Campione d’Italia.

Matteo Gabbia 6 – Sicuramente ha dimostrato di essere ancora una spanna sotto rispetto ai compagni di reparto. L’età è dalla sua parte ma, in ogni caso, contribuisce alla causa rossonera nel momento di emergenza, accumulando 8 presenze in cui, seppur alternando alti e bassi, mette grande impegno e dà tutto per aiutare la squadra.

Davide Calabria 7,5 – Nel corso di questa stagione, di fatto, diventa il capitano effettivo della rosa rossonera e la guida con grande determinazione e impegno impeccabili. Parte fortissimo con prestazioni importanti che, a ottobre 2021, gli propiziano 2 gol in tre partite tra Atalanta, Verona e Bologna. Qualche guaio fisico di troppo, così come il contagio da Covid, frenano le sue prestazioni nella parte centrale della stagione. Vuoi il destino o la caparbietà, nei due gol più pesanti della stagione segnati da Giroud (Inter e Napoli, ndr), c’è il suo assist.

Theo Hernandez 9 – E’ uno dei top player ormai consacrati della rosa di Stefano Pioli. Se esplosività, talento e carattere, erano già stata messe in mostra nelle sue prime due stagioni rossonere, quest’anno gli sono stati chiesti due step aggiuntivi: fase difensiva e maturità. Il francese indossa per la prima volta la fascia da capitano (contro la Roma a San Siro, ndr) del Milan e diventa molto più preciso e attento anche quando c’è da coprire e non solo da ‘scattare’ in avanti. Nella fase finale della stagione, quando gli avversari sembrano aver trovato le contromisure per lui e Leao, Pioli lo sposta più avanti e talvolta lo fa agire da trequartista. Il francese si cala nel ruolo e sa rendersi sempre fondamentale per le sorti della squadra.

Fodé Ballo-Touré 5 – Probabilmente l’unica nota negativa del reparto difensivo rossonero, nonché uno dei pochi errori di valutazione, almeno ad oggi, della coppia mercato Maldini-Massara. Pioli gli dà fiducia nella parte iniziale di stagione ma, le prestazioni, sono quasi sempre sottotono. Nel derby d’andata è chiamato a sostituire Theo Hernandez e concede un rigore per una pessima lettura difensiva su Darmian, culminata con un intervento falloso in ritardo. A gennaio parte per la Coppa d’Africa e, dal suo ritorno a Milanello, Pioli non gli concede più particolari spazi. In tutto il girone di ritorno, si vede appena 4 minuti nella sfida interna contro il Genoa.

Alessandro Florenzi 6,5 – Mezzo voto abbondante se lo conquista nella parte finale della stagione. Svariati problemi fisici, con tanto di interventi, gli impediscono di essere una soluzione costante per il tecnico Pioli ma, il suo apporto, è sempre importantissimo. Non solo sul campo ma, anche e soprattutto, come esempio di dedizione e impegno massimo per raggiungere l’obiettivo. A Verona segna un gol che, oltre a chiudere una partita delicata per il cammino Scudetto, dà un segnale importante al resto del gruppo. Manca un mese, torna e in sei minuti segna, a dimostrazione che per vincere qualcosa di importante servono anche uomini come Florenzi.


CENTROCAMPISTI

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Sandro Tonali 9 – La copertina di questo trionfo porta il suo giovane volto. Dopo una stagione d’esordio con più ombre che luci e svariate presenze tra le classifiche dei ‘Flop 2020/21’, l’ex Brescia era chiamato ad una sorta di ‘rivincita’. Tonali ha saputo fare molto di più, sfoggiando tutto il suo talento e tirando fuori un carattere unico. La rete al 92′ contro la Lazio, e la sua esultanza sotto lo spicchio di stadio dei tifosi del Milan, sembra la scena di un film che, probabilmente, lo stesso Tonali aveva sognato da tempo. Da ‘oggetto misterioso’ a ‘centrocampista del futuro’. Pioli ha trovato il suo campioncino, Tonali ha coronato il suo sogno.

Ismael Bennacer 8 – L’esplosione di Tonali gli toglie il ruolo da ‘inamovibile’ che si era conquistato nella passata stagione ma, l’algerino, non perde certamente gli ottimi spunti che lo hanno reso fondamentale anche quest’anno. Pioli lo schiera talvolta di fianco a Tonali per avere palleggio e geometrie e le risposte sono sempre ottime, a prescindere dal partner. L’ex Empoli conquista sempre l’occhio per l’ottimo lavoro da metronomo. Si toglie anche la soddisfazione del gol, due per l’esattezza e non banali, sia per tecnica che peso. Il primo, a Bologna, rimette in discesa un match che si stava complicando per il Milan. Il secondo, a Cagliari, porta tre punti fondamentali nel momento della stagione in cui, i rossoneri, non brillavano per la loro vena realizzativa.

Franck Kessié 7 – Il Kessié dominante della passata stagione si vede solo a sprazzi. La situazione contrattuale pesa come un macigno e logora i rapporti con i tifosi che speravano nel rinnovo, specialmente dopo le dichiarazioni estive. Il suo contributo cala ma resta importante. Pioli lo schiera in più occasioni come trequartista per sfruttare la sua fisicità e, nel corso del match, agisce più volte da mediano in una linea di centrocampo a 3 dove, in match intensi e ‘tattici’ come quello del Maradona contro il Napoli, fa la differenza nell’arginare il fraseggio avversario. Non è stata una delle voci più pregiate dell’orchestra ma, su questo trionfo, c’è anche la sua impronta.

Rade Krunic 6 – Il tuttofare di Stefano Pioli accumula 1.260 minuti in campionato e, nei momenti importanti, il tecnico rossonero ha sempre fatto affidamento su di lui, sia da titolare che a partita in corso. La sua versatilità gli permette di occupare più ruoli del campo e, specialmente durante le emergenze infortuni patite dal Milan in stagione, si è rivelata cruciale.

Brahim Diaz 6 – Le prime battute della stagione meritavano anche un 8 pieno per come si stava destreggiando nel ruolo di Diez, tra gol e giocate sopraffine. Poi un calo verticale, influenzato oltremodo anche dal contagio da Covid e, Brahim Diaz, è rimasto a secco di gol per quasi 8 mesi. Pioli non ha mai veramente ritrovato il suo trequartista esplosivo nella seconda parte di stagione ma, sicuramente, ha chiuso in crescendo e, volenti o nolenti, questo Scudetto è passato anche da quell’ingresso nel secondo tempo del Derby di ritorno con l’Inter, dove ha cambiato l’inerzia della partita. Sufficienza meritata.

Daniel Maldini 6 – Appena 143 minuti in campionato suggerirebbero un s.v. ma, in questa lotta punto a punto con l’Inter ci sono i tre punti conquistati a La Spezia, propiziato dalla sua prima (e finora unica, ndr) rete in Serie A. Sufficienza meritata.

Tiemoué Bakayoko 5 – Forse sarebbe più appropriato un s.v. ma, la verità, è che ad un certo punto della stagione il tecnico Pioli ha smesso di fare affidamento su di lui. Poche presenze, pochi spunti davvero degni di nota e, anzi, la sensazione di essere perennemente fuori dalle trame tattiche costruite dall’allenatore rossonero. Sperava in un ritorno al Milan decisamente migliore.


ATTACCANTI

(Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Rafael Leao 9,5 – Qualcuno ricorda quel giovane portoghese spaesato spesso più dedito alla forma che alla sostanza? Rafael Leao è stato uno degli assoluti giocatori chiave del trionfo rossonero. Fisicamente dominante e spaventoso in velocità. Arriva in doppia cifra, riuscendo ad entrare nel Pantheon dei portoghesi della Serie A in compagnia di Cristiano Ronaldo, Rui Barros, Rui Costa e Beto. E’ tuttavia il primo a riuscirci prima di compiere 23 anni. Una stagione straordinaria, condita da gol, giocate e quell’immancabile sorriso che ora è sul volto di tutti i tifosi rossoneri.

Olivier Giroud 9.5 – L’uomo della provvidenza. La maturità e il mestiere del bomber al servizio di un gruppo giovane e affamato. Olivier Giroud ha conquistato in poco tempo la piazza rossonera, confermando la fama che aveva portato Maldini e Massara a dargli la pesantissima maglia numero 9 del Milan. Se, ad un quarto d’ora dalla fine del Derby del 5 febbraio, la corsa scudetto stava per chiudersi virtualmente con un’Inter proiettata a +7 e con un match da recuperare, Giroud ha rimesso tutti in discussione con 3 minuti di follia che hanno ribaltato l’Inter e dato vita ad un altro campionato nel campionato. E’ lo stesso Giroud a mettere la zampata al Maradona per l’altro delicato scontro diretto per la vetta della classifica. Una stagione memorabile.

Zlatan Ibrahimovic 7,5 – Sì, ha giocato troppo poco. Sì, per lunghi tratti della stagione non è stato davvero a disposizione di Pioli. Sì, a 40 anni è giusto che faccia delle riflessioni. Ma Ibrahimovic è stato, ad ogni modo, fondamentale nella crescita della squadra anche senza stare in campo con continuità in questa stagione. Lavoro, duro lavoro e anche solo 10 minuti a partita se possono servire alla causa, discostandosi dal personaggio egocentrico che lo ha contraddistinto per tutta la carriera, per vestire i panni di quello che ne ha viste tante e ora vuole indicare la via ai giovani. Emblematico il suo discorso pre Verona-Milan, raccontato da Pioli. Ha messo le ultime energie fisiche a disposizione di una squadra che lo ha premiato con un  successo unico. Forse, il più emozionante della sua lunga e trionfale carriera.

Ante Rebic 6,5 – Si era costruito la fama del giocatore da ‘girone di ritorno’. Quest’anno, invece, le cose migliori le ha fatte vedere nelle battute iniziali della stagione prima di inanellare una serie di problemi fisici che hanno rallentato il percorso. Nel finale, Stefano Pioli lo inserisce con costanza come soluzione a partita in corso e, il suo apporto, è stato importante quando ai rossoneri è iniziato a mancare il fiato.

Alexis Saelemaekers 6 – Tanti alti e bassi in stagione. Pioli gli preferisce spesso Junior Messias ma Saelemaekers è stato anima di questo gruppo e, quando chiamato in causa, l’impegno non è mai venuto meno anche se le prestazioni non sono state talvolta eccelse.

Junior Messias 6,5 – E’ arrivato in un’aura di scetticismo. I tifosi aspettavano un 10 di livello dopo l’addio di Calhanoglu. Maldini e Massara puntano su di lui come valida alternativa per la trequarti. Prima dietro alla punta poi, a lungo andare, come esterno di destra. Il suo contributo, in certe partite, è stato molto importante per i dettami tattici di Pioli.

Samu Castillejo s.v. – Solo 122 minuti in campionato. Vicino all’addio a gennaio, alla fine è rimasto in rossonero anche se, in campo si è visto davvero poco.


L’ALLENATORE

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Stefano Pioli 10 – Il suo è un autentico capolavoro. Quando i problemi iniziano ad affliggerlo, lui tira fuori il coniglio dal cilindro ribaltando i pronostici. Ha costruito un gruppo solido, affiatato, che ha bruciato tutte le tappe del percorso di crescita. Vince la sfida più difficile della sua carriera: dai terremoti social del #PioliOut alla conquista dello Scudetto. Nessuno l’avrebbe detto. Neppure i milanisti più positivi. Pioli ha scritto la storia di questo club.

Share
Published by
Luigi Matta