Milan, a Fonseca non è andato nulla per il verso giusto
Nella giornata di oggi il Milan ha scelto di esonerare Paulo Fonseca dal ruolo di allenatore della prima squadra. Una decisione maturata nel corso della giornata di ieri e che ha raggiunto il suo culmine alla fine della partita contro la Roma e pareggiata 1-1 dai rossoneri. Un risultato che ha di fatto condannato il tecnico lusitano all’addio alla panchina del Milan, chiudendo la sua esperienza dopo esattamente sei mesi dall’arrivo.
Una svolta che molto probabilmente viaggiava in maniera silente ma profonda nei corridoi del Milan già da qualche settimana, con il club rossonero che ha deciso di chiudere con Fonseca nella serata di ieri con modalità abbastanza criptiche. Prima con le voci del possibile esonero a poche ore dalla partita contro la Roma e poi la comunicazione del destino di Fonseca nel post match arrivato prima dai mezzi stampa che dalla società stessa. Comunque alla fine contano i fatti e da oggi 30 dicembre Fonseca non è più l’allenatore del Milan, con i rossoneri che hanno scelto di affidarsi al connazionale Sergio Conceiçao.
Milan, i 6 mesi troppo complicati di Fonseca. Il tecnico portoghese non è riuscito ad entrare in empatia coi giocatori e ha pagato la mancanza di continuità
Fonseca lascia il Milan dopo 24 partite sulla panchina rossonera e con un bilancio di 12 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte tra tutte le competizioni. Arrivato questa estate come nome piuttosto a sorpresa per il dopo Stefano Pioli, il tecnico portoghese rientrava in Serie A dopo la buona parentesi francese alla guida del Lille e con l’obiettivo chiaro e coerente per le ambizioni del club di portare al Milan tra le candidate allo Scudetto e fare percorso importante in Champions League.
Un mercato non troppo rivoluzionario per il Milan, con i rossoneri che hanno sostanzialmente confermato il gruppo base e hanno messo dentro cinqie innesti nell’organico con gli arrivi di Pavlovic, Emerson Royal, Fofana, Morata ed Abraham. Una rosa forte quella a disposizione di Fonseca seppur con qualche lacuna, che da dichiarazioni estive si era posto la missione di cambiare il gioco dei rossoneri rispetto alla gestione tecnica passata e molto criticata dai tifosi e non solo.
La grande colpa di Fonseca: un Milan troppo scostante e senza grandi idee di gioco
In realtà il Milan visto finora in questi primi 6 mesi della stagione non è stato troppo diverso rispetto alla struttura tecnica e tattica del recente passato. Anzi Fonseca ha anche radicalizzato il modo di giocare dei rossoneri, cercando a ragione di esaltare in maniera decisa le caratteristiche molto offensive della rosa e costruendo un Milan quasi d’assalto, molto verticale e di grandissimo impatto nella fase d’attacco soprattutto grazie al talento dei propri interpreti.
Un Milan costruito sul 4-2-3-1 e su concetti base molto chiari. Una squadra non di troppo possesso e meccanismi, e che ha fatto vedere le cose migliori quando ha potuto contare sulla velocità, sull’abilità in progressione e sulla sfuriate centrali ed esterne dei propri giocatori. Fonseca ha aumentato la cilindrata di una squadra dall’anima già offensiva, che però ha continuato a dipendere troppo da certe dinamiche di gioco e troppo dal talento individuale senza che l’allenatore apportasse reali meccanismi o quanto meno un piano B rispetto ai punti di forza.
L’episodio del cooling break e l’highlight del Derby
Il momento migliore di Fonseca al Milan resterà ovviamente il Derby vinto contro l’Inter dello scorso 22 settembre, in quello che assieme al successo in Champions League contro il Real Madrid restano i due highlights rossoneri del tecnico portoghese. Nella Stracittadina i rossoneri fanno la loro migliore partita in entrambe le fasi, sorprendendo i rivali soprattutto con la trovata dell’allenatore di schierare un Milan ultra offensivo e con tutto il potenziale in campo in una sorta di 4-2-4 con Leao e Pulisic da ali e con Abraham a supporto di Morata, una soluzione tattica misteriosamente mai più proposta nelle partite future.
Cosa non è andato allora? Le prime crepe erano arrivate già all’inizio della stagione e con la partenza a rlento in campionato. Pareggio col Torino alla prima giornata, sconfitta col Parma alla seconda e pari con la Lazio alla terza. Con i biancocelesti all’Olimpico poi arriva il primo episodio controverso tra Fonseca e il gruppo squadra: il famigerato Cooling break (il momento di raduno tra giocatori e allenatore) a cui non partecipano Rafael Leao e Theo Hernandez (lasciati inizialmente in panchina), con i due calciatori che sembrano fregarsene di Fonseca. Un episodio che non porta conseguenze, ma che già restituisce una distanza emotiva tra alcuni leader rossoneri e l’allenatore, che spesso nel suo mandato ha compiuto scelte forti prima con l’ala portoghese e più di recente con il terzino francese.
Il problema della difesa e dell’equilibrio e il Milan spento delle ultime settimane
Oltre a questo però Fonseca ha pagato i risultati deludenti, con il Milan attualmente ottavo a 27 punti (con una partita da recuperare) e lontano dalla vetta che ad inizio stagione doveva essere l’obiettivo. Cosa non ha funzionato? Soprattutto Fonseca non è riuscito a trovare un compromesso tra l’anima spiccatamente d’attacco del Milan con la necessità di essere comunque una squadra compatta.
Troppo spesso il Milan è risultato come una formazione a due facce. Tremendamente pericolosa in attacco ma molto fragile in difesa, sia per attitudine tattica che per caratteristiche dei giocatori. Da questa stortura il Milan è inciampato spesso come con il KO assurdo (dove c’è ancora da sottolineare la separazione tra la squadra e Fonseca col caos rigori) con la Fiorentina o l’altrettanto folle 3-3 contro il Cagliari.
Al Milan di Fonseca è mancata continuità e soprattutto l’allenatore portoghese non ha saputo entrare in empatia con i giocatori, che anche abbastanza colpevolmente e a causa di questo l’hanno tradito in voglia e carattere. Fonseca non ha mai trovato la scintilla giusta per partire davvero: doveva essere il Derby ma non lo è stato. Doveva e poteva essere il big match con l’Atalanta del 6 dicembre ma non lo è stato, e anzi probabilmente la sconfitta di Bergamo è stata l’inizio della fine per Fonseca.
Lo sfogo di Champions e l’ultimo deprimente trittico di campionato
La frattura finale tra i rossoneri e l’ormai ex tecnico arriva lo scorso 11 dicembre dopo la partita di Champions League vinta 2-1 contro la Stella Rossa ma con grande fatica. Nelle dichiarazioni post partita Fonseca accusa in maniera diretta la squadra di scarso atteggiamento e poca voglia e pur non facendo nomi il bersaglio sono sempre alcuni big della rosa con Theo Hernandez e Leao in testa.
Da quel momento Fonseca va da una parte e il Milan va dall’altra (e con la società che sta a guardare ma è un altro discorso). Il messaggio di scossa del tecnico non viene recepito e i rossoneri post Champions producono un pareggio anonimo e brutto a San Siro col Genoa nel giorno del 125º anniversario della fondazione del club, strappano i 3 punti a Verona prima di Natale e poi il triste epilogo di ieri con la Roma, una partita confusa con Fonseca espulso per proteste e che ha saputo di non essere più l’allenatore del Milan dal web e dalla tv prima di chi avrebbe dovuto dirglielo davvero.