Sono bastate diciassette giornate per accantonare il sogno europeo del Bologna, partito a inizio stagione con l’obiettivo di sbaragliare la concorrenza e candidarsi come outsider per un posto in Europa League. La squadra di Sinisa Mihajlovic sembra aver perso smalto nell’ultimo periodo, concedendosi ad arrabbiature, delusioni e rassegnazione. L’ultima vittoria risale al 29 novembre scorso contro il Crotone: da quel momento, tre sconfitte complessive con Inter, Roma, Genoa e una serie lunghissima di cinque pareggi. Alcuni fortunosi perché maturati da situazioni di svantaggio, altri ridicoli per la pessima gestione del risultato da parte dei rossoblù.
Nove gol segnati nelle ultime otto partite, con un passivo di 17 reti che evidenzia le enormi incongruenze tecnico-tattiche della rosa emiliana. Le stesse manifestate durante il match di ieri del Ferraris, quando una doppia disattenzione ha garantito al Genoa prima il vantaggio e poi il raddoppio, incanalando su un binario unico i restanti minuti della sfida. Non ci sono più spensieratezza e voglia di rivalsa di un tempo, i calciatori appaiono disorientati dinanzi alle difficoltà. La dirigenza è insoddisfatta, la proprietà ancora di più in virtù degli investimenti fatti per acquistare calciatori di prospettiva come Riccardo Orsolini, Musa Barrow e Takehiro Tomiyasu.
La retrocessione in Serie B è un rischio da calcolare ma anche un’ipotesi remota, se consideriamo la qualità dell’organico in relazione alle dirette concorrenti alla salvezza. Grande parte delle colpe sono attribuibili a Mihajlovic, incapace in queste settimane di dare una svolta netta al campionato del Bologna. La posizione dell’allenatore serbo è in bilico, ora più che mai: per lui potrebbe ripetersi quanto accaduto al Milan e al Torino, dove deluse ogni aspettativa pur avendo a disposizione una squadra decisamente migliore rispetto a quella mostrata in campo durante la sua gestione. L’impegno del 16 gennaio contro l’Hellas Verona sarà la prima di tante finali.