Messi, vent’anni di Barça e 600 gol da 10
Il 14 dicembre 2000, l’allora segretario tecnico del Barcellona, Carles Rexach, convince il padre di un 13enne di Rosario, Argentina, a trasferirsi con il figlio dall’altra parte del mondo, in Catalunya. Quel ragazzino era Lionel Messi, che oggi, dopo vent’anni in blaugrana, sbriciolando ogni record immaginabile e vincendo tutto quello che c’era da vincere, sembra avviato un giorno dopo l’altro verso una simbolica uscita di scena. Tante cose sono cambiate da allora, ovviamente, Messi oggi è ancora tra i più grandi calciatori in circolazione, il Barcellona invece vive un momento difficile. In cui avrebbe un bisogno disperato dell’amore e dell’impegno incondizionato del suo 33enne capitano. Che, in realtà, sul rettangolo di gioco non manca mai.
Il futuro lo porterà, con ogni probabilità, lontano dal Camp Nou. Qualche flebile speranza di vederlo ancora con la maglia del Barcellona c’è, ma molto dipenderà dal prossimo Presidente, che i soci sceglieranno il 24 gennaio. Nessuno dei candidati può promettere nulla, perché la situazione finanziaria è quella che è, e giusto oggi Emili Rousaud, tra i papabili, ha sottolineato come lo stipendio di Messi sia insostenibile per le casse della società. L’unica possibilità, è un consistente taglio al faraonico ingaggio da 40 milioni di euro annui. Difficile rinunciare a tutti quei soldi, specie se a Parigi, o a Manchester, sono disposti a dartene ancora di più. E allora, più che pensare al domani lontani, è cosa buona e gusta godersi questi ultimi mesi insieme.
Il primo passo l’ha fatto il Diez, che ieri sera ha riportato il Barcellona alla vittoria. A fatica, ma l’1-0 casalingo contro il Levante ha dato ossigeno ad una classifica deficitaria ma non drammatica, non ancora. Il punto di riferimento è l’Atletico Madrid, che con lo stesso numero di partite (11) è distante 9 lunghezze. Tantissime, ma non è irraggiungibile. E poi, quello di ieri sera, è stato un gol dall’altissimo valore simbolico. Il numero 600 in balugrana da quando porta la 10 sulle spalle. Ossia dalla stagione 2008/2009, quando Ronaldinho lascia la Catalunya, cedendo la 10 al suo giovane discepolo.
In 12 anni, non ha solo fatto dimenticare l’illustre predecessore, ma anche reso imbarazzante qualsiasi paragone con gli altri 10 della storia. E ce ne sono di eccezionali. Da Maradona a Romario, da Stoichkov a Rivaldo, senza andare troppo indietro. Ma anche “insospettabili”, seppure sporadicamente, come Guillermo Amor e Pep Guardiola. A proposito di record: con 642 reti ha raggiunto Pelé in vetta alla classifica dei marcatori con un solo club. E ci sono ancora mesi per prendere il largo, prima di dirsi addio.