Mercato e risultati: questo Benfica può sconfiggere la maledizione
Maggio 1962. Il Benfica ha appena vinto la sua seconda Coppa dei Campioni consecutiva, ma, a causa di un mancato premio, l’allenatore ungherese Bela Guttmann lascia, sbatte la porta e lancia una maledizione: “Da qui a 100 anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica, senza di me, non vincerà mai una Coppa dei Campioni”.
Una maledizione che non si avverò totalmente. Il Porto vinse due volte la Champions League, ma il Benfica, effettivamente, perse tutte le finali della massima competizione europea e non solo. Negli anni, infatti, la maledizione si è tramutata, finendo per intaccare anche il resto delle coppe europee. Sono nove le finali internazionali perse da quel 1962 dalla squadra lusitana e tre di queste sono avvenute in Coppa UEFA/Europa League.
Una maledizione che perseguita il Benfica e che non è stata sconfitta nemmeno da un fenomeno come Eusebio. Quest’anno, però, qualcosa potrebbe essere cambiato.
Dopo aver perso un campionato che sembrava in pugno, infatti, il Benfica ha deciso di esonerare il giovane Bruno Lage che aveva dato un bel gioco alla squadra composta da tantissimi giovani provenienti dalla formazione giovanile (Gedson Fernandes, Ferro, Ruben Dias, Florentino). Via anche alcuni di questi prospetti.
Un taglio netto con il passato recente che ha visto il Benfica puntare sui giovani fatti in casa e sul bel gioco, piuttosto che competere con le big d’Europa come nei già citati anni ’60, ma anche alla fine degli anni ’80 (due finali di Champions).
Taglio che ha portato a una campagna acquisti fuori dai parametri a cui ci eravamo abituati. Il Benfica, infatti, acquista a parametro zero una delle colonne portanti del Tottenham e del Belgio, Jan Vertonghen, strappandolo a suon di milioni alla concorrenza delle big europee e anche italiane (Inter, Roma).
Poi porta a casa due dei più desiderati talenti del campionato brasiliano, ovvero Pedrinho e, soprattutto, Everton (accostato a Napoli e PSG). Infine, uno dei migliori talenti tedeschi, Luca Waldschmidt e, dopo aver sfiorato il colpaccio Cavani, l’attaccante uruguaiano del futuro, Darwin Nunez. Senza dimenticare l’esperto ex Porto Otamendi.
Un nuovo corso che, dopo un inciampo nei preliminari di Champions League (eliminati dal PAOK), sta già dando i suoi frutti. La sconfitta alla prima recita con la modesta squadra greca, infatti, è stata l’unica non vittoria della stagione. Cinque vittorie su cinque in campionato, con primo posto in solitaria annesso e due su due in Europa League.
Anche ieri, infatti, il club di Lisbona ha schiantato lo Standard Liegi per 3-0. Una prova di forza che ha fatto capire a tutti che il Benfica c’è. Vero, lo Standard Liegi non è una formazione insuperabile, tutt’altro. Vero anche che ci sono club, sulla carta, più attrezzati, ma questa squadra ha tutto. Ha esperienza, talento, fantasia, fisico e, stavolta, ha un’arma in più.
Un’arma chiamata Jorge Jesus, allenatore capace di arrivare per ben due volte (consecutive) in finale di Europa League con il Benfica, ma che è cambiato rispetto ad allora. L’allenatore dalla folta chioma bianca, dopo aver tradito passando agli acerrimi rivali dello Sporting Lisbona, è emigrato in Brasile, dove ha conosciuto un calcio diverso e, soprattutto, ha vinto un trofeo internazionale, il più importante, la Copa Libertadores.
Dopo due finali di Europa League perse, dunque, potrebbe essere proprio lui l’allenatore a riuscire nell’impresa. D’altronde, come dicevamo poc’anzi, questo Benfica ha tutto per poter sconfiggere la maledizione di Bela Guttmann.