McKennie, tra le due coste dell’Atlantico
Colpo inatteso di un mercato singolare, Weston McKennie è il rinforzo che la Juventus ha deciso di regalare al centrocampo di Andrea Pirlo. Che, dopo lo scambio con il Barcellona che ha portato Miralem Pjanic in Catalogna e Arthur a Torino, cambia radicalmente volto.
Via Blaise Matuidi, volato all’Inter Miami, il perno della mediana dovrebbe essere Rodrigo Bentancur. Che, a 23 anni, dopo Allegri e Sarri è pronto a conquistare anche la fiducia del Maestro. Ai suoi fianchi, in un’ipotetica linea a 3, un assortimento di altissima qualità: da Arthur ad Adrien Rabiot, da Aaron Ramsey al giovane McKennie.
Una storia tutta da raccontare
Nato in Texas nel 1998, è figlio di un militare, che fino al 2004 è di stanza a Fort Lee, in Virginia. Poi, la possibilità di un avanzamento di carriera, che passa però per un trasferimento in Germania, alla base aerea di Ramstein, a pochi chilometri da Kaiserslautern. Un grande cambiamento per tutta la famiglia, ma ancor di più per il piccolo Weston.
In Germania il calcio è ovviamente lo sport più amato e praticato, e McKennie sin dall’infanzia sembra un predestinato. La sua prima squadra è il FC Phönix Otterbach, dove esordisce, come narra la leggenda, con otto reti. Tante, troppe: da quel momento giocherà con i classe 1996, e farà comunque la differenza.
Sembra un sogno, o comunque una storia dal finale scontato. E invece, per la famiglia McKennie dopo tre anni in Germania arriva il momento di tornare dall’altra parte dell’Atlantico, a casa, in Texas. Weston alterna il calcio, decisamente meno popolare che in Europa, al football, eccellendo in entrambi gli sport.
Poi, a 11 anni, la scelta definitiva:la proposta della FC Dallas Academy lo convince a scegliere il soccer. Anche e soprattutto per continuare a cullare il sogno di tornare in Germania, ovviamente, da giocatore di calcio. Desiderio che qualche anno più tardi, nel 2016, esaudirà lo Schalke 04, che si assicura il giovane talento a stelle e strisce.
La prima stagione, la 2016/2017, la giocherà con l’under 19, riuscendo comunque ad esordire in Bundesliga nelle ultime giornate. L’anno successivo, con costanza e dedizione, si ritaglia 22 presenze nel massimo campionato tedesco e 3 in Coppa di Germania. La svolta, nella campagna 2018/2019, quando McKennie diventa titolare inamovibile e cardine insostituibile del centrocampo dello Schalke 04.
L’ultima, invece, è stata la stagione delle conferme, nonostante i pessimi risultati del club di Gelsenkirchen, finito lontanissimo dalla vetta, dodicesimo, ad appena 39 punti. Una mediocrità sulla quale si sono stagliate le prestazioni del centrocampista a stelle e strisce, abbagliando i dirigenti delle big di mezza Europa.
La collocazione tattica
A spuntarla è la Juventus, che piazza un colpo economicamente strabiliante: prestito da 4,5 milioni e obbligo di riscatto a 18,5 milioni. Per un centrocampista fisico (è alto un metro e 85 centimetri), di grande fiato e corsa, capace di ricoprire praticamente qualsiasi ruolo.
Di solito, gioca da mezzala in un centrocampo a quattro, non importa che sia in linea o a rombo, ma declina il ruolo con grandissimo dinamismo. Specie in fase difensiva, il suo vero punto di forza: raddoppia, taglia quando serve, gioca spesso d’anticipo, chiudendo linee di passaggio e trame offensive degli avversari. Qualità che, grazie ad un intuito tattico innato, gli ha permesso di essere impiegato anche come terzino e centrale di difesa, alla bisogna.
Ma non finisce qui, perché negli anni da distruttore infaticabile del gioco altrui, ha imparato il piacere per la costruzione. Del resto, per chi sa occupare gli spazi così, farlo anche nella metà campo avversaria non è poi così difficile. Certo, non è, e difficilmente lo diventerà, un giocatore da più di 3-4 gol a stagione.
Ma gli inserimenti di testa e la capacità di essere protagonista anche in entrambe le fasi lo proiettano di diritto tra le possibili rivelazioni della Juventus formato 2020/2021. Specie perché, per sostenere il peso di un ipotetico tridente, con Ronaldo e Dybala, i polmoni di McKennie potrebbero davvero rivelarsi una manna dal cielo.