Maehle, duro attacco a Gasperini: “Una prigione di paura. Non c’era libertà”

Maehle, duro attacco a Gasperini: “Una prigione di paura. Non c’era libertà”

Mahele, duro sfogo contro Gasperini (Getty Images) - calcioinpillole.com

Parole al veleno di Joakim Maehle verso Gian Piero Gasperini, suo ex allenatore all’Atalanta. Il giocatore si è tolto qualche sassolino dalla scarpa

Dopo tre anni all’Atalanta, Joakim Maehle ha cambiato squadra questa estate, trasferendosi in Bundesliga e precisamente al Wolfsburg. Cessione a titolo definitivo la sua, per 12 milioni di euro. La Dea lo aveva acquistato nel 2020 dal Genk per qualcosina in più, una cifra vicina ai 14 milioni. Il resoconto dell’esperienza del danese a Bergamo può essere definita positiva, anche se poteva essere migliore. Si è fatto notare l’esterno destro scandinavo, ma non quanto potenzialmente ci si aspettava. Oggi, il giocatore, presente al ritiro della sua Danimarca per la sosta delle Nazionali, è tornato a parlare della sua esperienza all’Atalanta, utilizzando dei toni duri nei confronti di Gian Piero Gasperini. A sua detta, la gestione del tecnico italiano ha influenzato negativamente, e anche tanto, la sua resa. Dichiarazioni clamorose.

Mahele su Gasperini: “Decideva tutto lui”

Joakim ha innanzitutto spiegato la differenza che sta sentendo tra l’ambiente atalantino e quello del Wolfsburg, portando a galla alcuni aneddoti della gestione ‘paurosa’ di Gasperini“Se avevamo una doppia seduta di allenamento, nel pomeriggio diceva che dovevamo rimanere a dormire al centro la sera perché pensava che dovessimo farlo. È uno stile di gestione diverso da quello a cui ero abituato al Genk. Si potrebbe definire “gestione della paura”. Avevo bisogno di una nuova sfida nella mia carriera. All’Atalanta ero uno di tanti, mentre al Wolfsburg mi sento parte del progetto e c’è più umorismo nello spogliatoio”.

Maehle ha infine sottolineato il concetto di libertà, qualcosa che mancava nello spogliatoio nerazzurro sotto la gestione di Gasperini“All’Atalanta l’allenatore decideva tutto. Non c’era libertà. Anche se vivevo in un bel posto e il tempo era bello, non avevo il tempo di godermelo perché passavamo tantissimi giorni al centro di allenamento. Stavamo insieme ininterrottamente per due o tre giorni solo per giocare una partita. È stato molto duro mentalmente. Sono stato criticato da Gasperini anche perché Rasmus Hojlund veniva in macchina con me all’allenamento,cosa che avevo concordato con la società. Dopo un po’ ci si arrabbia e ci si stanca”.