Macedonia del Nord-Italia, Spalletti ricopia il peggior Mancini

Macedonia del Nord Italia

(Photo by Claudio Villa, Onefootball.com)

In Macedonia del Nord-Italia, prima da Commissario Tecnico della Nazionale per Luciano Spalletti, l’allenatore abbandona il 3-5-2 che aveva caratterizzato l’ultimo periodo della gestione Mancini per ridisegnare gli Azzurri con il suo 4-3-3, diventato marchio di fabbrica assoluto dopo la trionfale stagione Scudettata con il Napoli.

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(Photo by Claudio Villa, Onefootball.com)

Macedonia del Nord-Italia 1-1, la cura Spalletti non funziona: “vince” il fantasma di Mancini e l’attacco ormai è un problema enorme

Ma ovviamente le rose sono diverse e l’Italia attuale (a parte Politano e Di Lorenzo) condivide poco e nulla con i partenopei. Gli alibi ci sono, come i pochissimi allenamenti disputati e la naturale digestione delle idee di un nuovo tecnico da parte del gruppo, che per forza di cose non può essere immediata.

Ma la prima Italia targata Spalletti ha saputo solo mostrare le principali lacune che hanno maggiormente stoppato la corsa della Nazionale di Mancini post Europeo. L’11 scelto dal neo CT vede Donnarumma in porta, linea a 4 in difesa con Di Lorenzo, Mancini, Bastoni e Dimarco. A centrocampo Tonali, Cristante e Barella. In attacco Zaccagni e Politano a supporto di Immobile.

Un modulo che sicuramente non favorisce i due nerazzurri del reparto arretrato ormai da qualche stagione all’Inter abituati a dare il loro meglio in un sistema a 3. Il centrocampo non è dinamico come dovrebbe per caratteristiche, con Cristante ch opera da frangiflutti davanti alla difesa più che da primo costruttore e Barella e Tonali che hanno compiti sia di impostazione ma anche di incursione offensiva.

La manovra vista nella partita di Skopje è però lenta, il giro palla è sterile e tutta la squadra risulta imballata (anche a causa di una condizione atletica per nulla ottimale), e con tentativi di triangolazione e scambi veloci che non risultano quasi mai efficaci e per lo più inutilmente vezzosi.

Il problema principale resta sempre l’attacco. Politano a destra non punge e la su partita dura solo 45 minuti (sostituito all’intervallo da Zaniolo). A sinistra Zaccagni ha più coraggio ma trova difficilmente lo spunto o le connessioni con i compagni di reparto o con la punta Ciro Immobile.

Un’altra ennesima partita anonima per il centravanti della Lazio, che vive un primo tempo difficile e che conferma il suo scarso feeling con la Nazionale e il suo essere un pesce fuor d’acqua al di fuori dell’ambiente biancoceleste.

Nella ripresa l’Italia non alza troppo i giri ma ha ma ha la fortuna di sbloccare subito il risultato con un gol fortuito di Immobile, che con una facile tap-in di testa deposita in rete lo 0-1 raccogliendo da una traversa colpita da una voléè di Barella.

Poi l’Italia si spegne letteralmente al minuto 47. Nessun tipo di costruzione, una lentezza che diventa sempre più inesorabile e un movimento che sparisce col passare dei minuti e dove ad esultare è solo la difesa che non vede attacchi della Macedonia del Nord, con l’Italia che però si permette di giochicchiare male e con poca umiltà in una partita ancora aperta nel punteggio, e che è stata una “lode” al passaggio ininfluente e al vuoto nella zona offensiva.

Non che i padroni di casa facciano chissà cosa, ma tanto basta per punire un’Italia che non ci ha mimimamente messo talento e voglia. Minuto 81 fallo ingenuo di Zaniolo al limite dell’area e Bardhi con un destro potente fulmina Donnarumma. Un 1-1 pessimo che manda la Nazionale martedì contro l’Ucraina a San Siro con l’acqua alla gola.

La prima Italia di Spalletti è quindi stata molto poco Spallettiana, ma ha amplificato tantissimo i difetti che hanno fatto crollare quella di Mancini. Un’identità fumosa e uno spirito perduto che ha indebolito il modo di giocare e il macigno di un attacco che non può più essere considerato in nessun modo adatto ad obiettivi importanti e dell’assenza di un vero numero 9 che non può più essere ignorato.