Lo smarrimento del Napoli di Gattuso

Gattuso

(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Il Napoli di Gattuso, ieri sera, è uscito sconfitto dalla sfida del San Paolo contro il Milan, mostrando ancora una volta delle carenze strutturali e di gioco che forse erano solo nascoste da qualche buon risultato e che raramente aveva mostrato dei progressi rispetto alla gestione di Ancelotti.

Quella di ieri è la terza partita persa consecutivamente in casa dal Napoli: se la sconfitta contro l’AZ di Alkmaar in Europa League poteva essere figlia di una giornata storta e quella col Sassuolo era stata soltanto indicata come un incidente di percorso, quella di ieri sera deve far riflettere.

IL NODO TATTICO

Gattuso, soprattutto dopo l’arrivo di Bakayoko, si è ostinato nel voler continuare su un percorso tattico che forse mal si addice a questa squadra che ha anche investito tanto sul mercato ma che non riesce mai a esprimersi ai livelli richiesti sgretolandosi troppo facilmente non appena incontra un ostacolo un po’ più probante.

Gattuso sembra non riuscire a trovare il bandolo della matassa e gli avversari, soprattutto dopo la brillante vittoria conseguita contro l’Atalanta, pare abbiano più che capito che per fermare gli azzurri bastano poche, semplici mosse; tenere a bada il portiere e il difensore centrale più propenso all’impostazione oltre che il centrocampista centrale di riferimento con un pressing molto alto per evitare che tutte le fonti di gioco siano spente.

Manolas Koulibaly
(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

In questo modo, il Napoli deve forzatamente affidarsi all’estro dei suoi talenti (Insigne a Benevento e Politano contro la Real Sociedad, per esempio) e alle giocate dei singoli che però non sempre possono risolvere situazioni spinose e che se si trovano imbrigliati in situazioni tattiche non adeguate rischiano di annegare assieme al resto della squadra.

NAPOLI – MILAN

Parlando nello specifico della gara di ieri sera, probabilmente sarebbe stato utile trovare degli accorgimenti tattici già dopo la fine del primo tempo; il Napoli faceva una gran fatica a macinare gioco e soffriva tantissimo sugli esterni difensivi dove Mario Rui e Di Lorenzo non sono mai sembrati all’altezza della situazione.

La pressione costante su Koulibaly avrebbe dovuto forse fare optare per un secondo difensore centrale con qualità di palleggio come Maksimovic; il già ammonito Bakayoko probabilmente avrebbe dovuto fare spazio a qualche compagno per evitare quello che poi è successo, vale a dire il secondo giallo e la doccia anticipata.

Bakayoko rosso
(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
IL RUOLO DEL TECNICO

Il 4-2-3-1 provato da Gattuso per il Napoli non funziona. Almeno non funziona quando interpreti come Fabián Ruiz sono estranei alla manovra sia per motivi tattici che per motivi tecnici; in questo sistema la transizione tra difesa e attacco deve essere veloce e in questo, se non in giornata, né lo spagnolo né lo stesso Bakayoko, sono in grado di garantire certezze.

Alla fine di ogni partita persa o giocata male il tecnico del Napoli fa mea culpa, parlando di mancanza di mentalità, di “veleno” e di altre cose che dopo un po’ di tempo sembrano suonare come paradossali soprattutto per i tifosi.

Il veleno e la mentalità, checché se ne dica, devono venire dall’allenatore. Parlare di calciatori che giocano solo per se stessi, prendersi le colpe solo dopo che il danno è fatto, serve davvero a poco se in settimana non si trovano i rimedi.

ZIELINSKI, ELMAS E MERTENS

Il progetto Napoli di Gattuso rischia di implodere sotto il peso di credenze tattiche che poco si addicono a una rosa che ha tanto valore e per la quale la società ha comunque fatto degli investimenti importanti.

Ad esempio in questo sistema talenti come quelli di Zielinski ed Elmas (fuori per Covid-19 per un po’ di tempo ma rientrati in rosa) rischiano di essere mortificati perché non ben collocabili.

Elmas non può essere l’alternativa di Insigne né tantomeno il polacco può sostituirsi al trequartista o a uno dei due mediani. Stesso discorso vale per Mertens; il cambio di ruolo non ha affatto giovato al belga che pare aver perso lo smalto dei tempi migliori e che sembra sia “tappato” dalla presenza si Osimhen davanti a sé, che ne oscura talento e giocate.

Zielinski
(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

In definitiva, senza alternative e senza avere ben chiari dei progetti tattici realmente remunerativi soprattutto nel lungo periodo, il Napoli rischia di buttare all’aria dieci anni di progettazione e progresso dell’era De Laurentiis. 

La classifica, del resto, parla chiaro: il Napoli di Gattuso attualmente è fuori dalla zona Champions che il tecnico ha sempre considerato come obiettivo principale e la concorrenza agguerrita invita a un cambio di rotta repentino prima che sia troppo tardi.