Liverpool, pochi gol e Klopp fa “l’italiano”

Liverpool, pochi gol e Klopp fa “l’italiano”

(Photo by NAOMI BAKER/POOL/AFP via Getty Images)

Liverpool in affanno

Non è un bel momento per il Liverpool. La macchina perfetta costruita da Jürgen Klopp, nelle ultime giornate di Premier League si è concessa qualche battuta di arresto di troppo. La sconfitta di ieri sera, contro il lanciatissimo Southampton, non è andata giù all’allenatore tedesco. Anche perché i Reds nelle ultime tre giornate hanno raccolto solo due punti. Un disastro, per chi negli ultimi anni si è abituato a guardare tutti, o quasi, dall’alto in basso. La vetta, riconquistata da qualche settimana, è ancora lì, ma lo United, con una partita da recuperare, è pronto al sorpasso.

Si preannuncia un duello d’altri tempi, se non addirittura una lotta a tre, con il City di Guardiola indietro di 4 punti, ma con due gare ancora da disputare. Normale che Klopp senta la pressione, perché il Liverpool è campiona in carica, ma nelle ultime tre giornate, oltre ad aver conquistato solo due punti, ha anche segnato un solo gol. Dato su cui ci sarebbe da riflettere per il miglior attacco della Premier, con 37 reti segnate in 17 partite, di cui 36 nelle prime 14, che vuol dire oltre 2,5 gol a partita. Un aspetto che sicuramente non sarà sfuggito a Klopp, sempre pronto a difendere i propri giocatori, ma anche sufficientemente onesto per ammettere quando non giocano bene.

Klopp, analisi e polemica

Ieri è stato così, e l’allenatore tedesco lo ha sottolineato nel post gara. “Congratulazioni a loro, si sono meritati questa vittoria. Sono deluso dal nostro approccio alla partita, di come abbiamo giocato, perdendo troppi palloni. Avremmo dovuto fare molto meglio”. E sin qui, tutto bene. Poi, però, arriva la stilettata a arbitri e Var, rei, secondo Klopp, di non aver concesso un rigore al Liverpool. Fallo su Mané, e check del Var talmente veloce da lasciare Klopp con tanti dubbi e l’amaro in bocca. Oltre che con una considerazione molto poco british e molto italiana: “Non possiamo farci nulla. So soltanto che lo United ha avuto più rigori negli ultimi due anni che il Liverpool negli ultimi cinque anni e mezzo”.

Calci di rigore

Un dato, in effetti, incontrovertibile. Anche se, in questa stagione, la prima in cui lo United sembra tornato competitivo, il gap è praticamente inesistente: 6 rigori a favore della squadra di Solskjaer, 5 per quella di Klopp. Ossia gli stessi dell’intera stagione passata, vinta trionfalmente. Con lo United, nonostante i 14 rigori a favore, finito 33 punti più in basso. Per non parlare della Premier 2018/2019, persa dal Liverpool per un solo punto, con lo United, primatista dei rigori concessi, addirittura al sesto posto, con 32 punti di ritardo. Il City, che quel campionato lo vinse, si vide fischiare a favore la miseria di 4 rigori, contro i 7 del Liverpool e i 12 dello stesso United.

I rigori, una variabile come un’altra

I calci di rigore sono solo una variabile. Una delle tante che indirizzano una partita. Ma da soli non riscrivono le classifiche, e non portano titoli o piazzamenti. Il fatto che ci siano squadre a cui ne vengano fischiati di più, è mera statistica. Spesso sintomo di uno stile di gioco perimetrale, con tante giocate nell’area avversaria. Aspetto che non appartiene troppo al Liverpool, che predilige invece la velocità e il contropiede. E allora, la frecciatina di Klopp, ieri, è sembrata più che altro il sintomo di una paura recondita. Espressa nel più italiano dei modi, visto che da noi la polemica arbitrale è di casa. Meno la memoria e l’analisi a lungo termine. Che porta troppo spesso i giornali a seguire la superficialità dei tifosi, assecondando analisi a dir poco insensate.

Il peso dei rigori in Serie A

Un anno fa, era la Lazio a “godere” dei privilegi arbitrali, e poco importa se alla fine di un campionato assurdo i rigori a favore furono solo 4 in più di Roma e Juventus. La stagione precedente, del resto, ai biancocelesti ne furono concessi 6, come alla Roma, e la metà di quelli fischiati a favore della Sampdoria. Che nessuno, giustamente, si è sognato di additare come squadra favorita dagli arbitri. Si tratta di pura e semplice statistica, anche negli errori contro e a favore. Per la cronaca, quell’anno la Samp arrivò nona, la Juve stravinse lo scudetto con 8 rigori a favore e l’Inter, con uno in più, raggiunse a fatica il quarto posto. Quest’anno, è la volta del Milan, a quota 10 rigori a favore nelle prime 15 partite di campionato, il doppio della Juve. Pensare che i dieci punti che dividono le due dipendano dai rigori concessi sarebbe un’assurdità. Un po’ come nascondere i propri limiti dietro a un rigore dubbio non fischiato.