Liverpool, Klopp: “Sono un allenatore emotivo così come il mio club”
Jurgen Klopp ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Daily Mail, alla vigilia della finale di Carabao Cup tra il suo Liverpool e il Chelsea. Il tecnico ha raccontato a 360 gradi la sua esperienza sulla panchina dei Reds, evidenziando tutta la sua infinita passione per il mondo del calcio. Un sentimento viscerale, come si evince dalle parole dell’allenatore tedesco, il quale inizia raccontando, proprio, le difficoltà derivanti dal mancato supporto dei tifosi ai tempi del Covid.
“Giocare in uno stadio vuoto è stata dura. Soprattutto per me e per noi: io sono un allenatore così come la mia squadra. Abbiamo bisogno del tocco in più dei tifosi. Se ti manca l’atmosfera tipica dello stadio, perdi tutta la magia“.
Si ritorna, poi, sui momenti difficili della scorsa stagione, riguardanti i molti infortuni patiti dal Liverpool, uniti a una serie di problemi personali dello stesso tecnico, tra i quali la scomparsa della madre, Elisabeth, esattamente un anno fa.
“Partendo dagli infortuni, è stato pazzesco: dopo aver vinto Champions League, Premier League e altre coppe, il terzo posto ottenuto la stagione scorsa ha esattamente lo stesso peso, per come lo abbiamo ottenuto. Non ho mai pensato al calcio come in quel periodo. Come poter far quadrare le cose. Tutti dicevano che eravamo il peggior campione in carica del campionato di sempre. Dovevamo cercare di andare oltre il limite. Una stagione intensa. Non ho mai preso in mano il telefono per chiedere ulteriori rinforzi“.
Klopp usa una metafora particolare, che però è utile per raccontare nel dettaglio la situazione vissuta dal Liverpool nella passata stagione.
“In alcuni momenti abbiamo vissuto il periodo più difficile della nostra vita, almeno riguardo a quella calcistica. Eravamo ancora il Liverpool, ma con le ali mozzate a metà: cerchi di volare ma è piuttosto difficile“.
Liverpool, Klopp: “A Wembley ho ricordi contrastanti”
Lo stadio di Wembley, teatro della finale di Carabao Cup revoca ricordi amari al tecnico dei Reds, sconfitto in finale di Champions League con il Borussia Dortmund contro il Bayern Monaco e in finale di Coppa di Lega contro il Manchester City nel 2016.
“Ho giocato e perso due finali a Wembley e ho ricordi contrastanti. Ma io sono l’uomo della terza possibilità. Nervoso? Non è la parola giusta. Prima della finale di Champions League contro il Tottenham avevo davvero paura perché perdere le due precedenti finali europee non mi ha messo nella giusta situazione. In vista di domenica cercherò di aiutare il più possibile con tutte le mie conoscenze, ma alla fine la decideranno i ragazzi. I giocatori non sono nervosi, vogliono solo giocare nel miglior modo possibile e accetteranno, poi, le conseguenze“.
Klopp chiude l’intervista con un simpatico aneddoto riguardo all’outfit storico con cui si presenta a bordo campo.
“Mi vestirò elegante per provare a cambiare il trend? No, la mia non è superstizione, se mi rivedo nelle foto dei successi, con il cappello, la tuta e la barba incolta non mi può interessare. Finché vinciamo, posso presentarmi anche in costume da bagno“.