Litigi e retroscena: putiferio Roma nel dopo De Rossi | I Friedkin e una scelta assurda
Nella settimana dell’esordio in Europa League, scoppia il putiferio a Trigoria. I Friedkin e una scelta davvero assurda.
A pensarci bene le parole di Francesco Totti sono state profetiche. Se non fosse certa la sua amicizia sconfinata con Daniele De Rossi, si potrebbe parlare di “gufata”. Basta rileggere tra le righe l’ultima intervista dello storico 10 giallorosso a Messaggero per intravedere una sorta di vaticinio.
“Daniele è il parafulmine, e chi ci rimette è lui. Però, fortunatamente, è uno che conosce tutto e tutti. Se c’è la società forte che esce allo scoperto e parla chiaro sugli obiettivi, allora è tutto tranquillo. Invece ora la colpa, nel caso le cose non dovessero andare bene, ricadrebbe tutta su Daniele”. E così è stato: De Rossi il capro espiatorio di uno dei peggiori inizi di stagione.
Quattro partite e tre punti in classifica evidenziano certamente un problema. E quando c’è un problema le colpe sono sempre un po’ di tutti. Ma in questo caso c’è chi ne ha molte di più e chi ne tante meno. De Rossi le sue responsabilità ce le ha, ma paga per una visione discutibile del club.
Paga per una campagna acquisti caotica e a folate, un po’ così. Paga per scelte di mercato non sue, e per quel pasticciaccio brutto chiamato Dybala. Evidente che la proprietà lo volesse vendere, evidente che è rimasta spiazzata dal suo dietrofront. Altrettanto evidente che non ci ha capito molto, lontano anni luce da Trigoria.
È successo di tutto
Sull’esonero di Daniele De Rossi sono spuntati dei retroscena molto simili a quelli di Mourinho, cambiano i protagonisti della proprietà, non tanto il succo. Secondo indiscrezioni c’è stato un forte litigio tra l’ormai ex tecnico della Roma e il CEO Lina Soukoulou.
I Friedkin, che in un primo momento, non volevano esonerare subito Daniele De Rossi, si sarebbero schierati apertamente con il CEO. È lei, d’altronde, che ha preso quasi tutte le decisioni sul mercato insieme a Ghisolfi. Ma lo strappo con De Rossi era impossibile da ricucire, da qui la posizione definitiva dei Friedkin. Ma c’è un altro retroscena che fa capire come la proprietà non stia sul pezzo.
Quella chiamata senza senso logico
Una volta esonerato Daniele De Rossi, tra i papabili sostituti era stato individuato Stefano Pioli, che proprio a ridosso dell’esonero dell’ormai ex allenatore della Roma ha firmato la rescissione con il Milan. Sì, ma perché era promesso sposo.
Ormai il suo futuro era all’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, tra l’altro lo sapevano tutti che la trattativa era praticamente ai dettagli. Tutti tranne i Friedkin che hanno tentato in fretta e furia di capire la disponibilità dell’ex allenatore del Milan. Ma ormai era troppo tardi.