Ieri sera è nuovamente accaduto qualcosa di illogico sul campo del Santiago Bernabeu, che ha fatto da palcoscenico all’ennesimo colpo da teatro del Real Madrid che hanno ribaltato nel giro di tre minuti il Bayern Monaco e hanno conquistato la finale di Champions League.
Sono passate quasi 24 ore dalla semifinale di ritorno tra il Real Madrid e il Bayern Monaco e ancora non è pienamente chiaro ciò che abbiamo assistito e come i Blancos hanno staccato il pass per Wembley, dove il prossimo 1 giugno affronteranno il Borusia Dortmund nella finalissima.
In estrema sintesi si potrebbe dire che il Real ha sostanzialmente confermato la sua leggenda e il suo mito in una competizione che lo ha visto trionfare per ben 14 volte e più di ogni altra squadra. Si potrebbe ripetere la celeberrima frase coniata da Santillana “Noventa minuti el el Bernabeu son molto longos”, eppure lo stupore e la sorpresa hanno nuovamente travolto degli appassionati di tutto il mondo e anche gran parte dei più ottimisti tifosi delle Merengues.
Che cosa è successo ieri sera al Bernabeu in Real Madrid-Bayern Monaco 2-1? Una sorta di remake di quello che il Real aveva inflitto al Manchester City nella semifinale di due anni fa, quando a pochissimo dalla finale i Citizens si vedono piovere dal cielo la doppietta in sessanta secondi di Rodrygo (90′ e 91′) che spinse la gara all’extra time e poi vide trionfare gli spagnoli.
La formazione bavarese ha subito un epilogo un po’ meno beffardo nelle tempistiche rispetto alla squadra di Guardiola ma ovviamente non meno amaro. La partita è stata molto equilibrata e le occasioni migliori le ha avute il Real Madrid, soprattutto con uno straripante Vinicius Jr che nel primo tempo sbatte sul palo e nella ripresa ingaggia una sorta di duello personale con Neuer, con il portiere tedesco autore di una grande partita a meno fino a quando l’imponderabile non sceglie di manifestarsi al Bernabeu.
Si tiene il sottile filo costruito dal 2-2 dell’andata quando al 68′ la fiammata di Alphonso Davies manda avanti il Bayern Monaco nel doppio confronto. Fin qui tutto normale, come sono normali i cambi offensivi di Carlo Ancelotti che a dieci dalla fine inserisce Joselu (attaccante di riserva arrivato in estate in prestito dall’Espanyol e sulla carta non un acquisto Galactico) e Brahim Diaz.
Minuto 88. Il Bayern è ad un passo dalla finale ma soprattutto è ad un passo dall’assistere in prima fila al rivelarsi dell’ignoto calcistico. Vinicius Jr calcia verso la porta: un tiro forte ma centrale e peggiore dei suoi tentativi precdenti disinnescati da Neuer. Il portiere tedesco non trattiene nella più classica delle papere e la figura di Joselu appare rapace per insaccare l’1-1.
Cosa è successo? A livello razionale è successo che uno dei portieri più forti del mondo ha compiuto un errore da dilettante, ma la traccia illogica è capire quante possibilità c’erano che proprio Neuer facesse quell’errore, in quel momento, in quello stadio e contro quella squadra.
La sceneggiatura malefica e cinica scritta dal Real Madrid non può chiudersi a metà e tre minuti dopo Le Merengues compiono l’atto finale. Bayern frastornato che lascia palleggiare il Real al 91′ nella propria area. Rudiger (!) si trova a fare l’ala e mette in mezzo per Joselu, che per bravura, fortuna, misticismo, dormita della difesa Bayern Monaco si trova da solo davanti a Neuer e lo infila per la seconda volta nel giro di tre minuti. Rimonta completata con nessuno che ha capito cosa, come e perché.
E il thrilling finale sul fuorigioco fischiato troppo in anticipo sul gol di de Ligt che sarebbe valso il 2-2 nel super recupero aggiunge dell’inevitablità al tutto. Il Dio del calcio ha lanciato la moneta e c’era scritto Real Madrid, quello che si è visto si può riassumere così senza andare troppo oltre.
Perché in una partita equilibrata e che il Bayern avrebbe anche meritato di portarsi via, il Real l’ha messa dalla parte giusta in un momento in cui non sembrava avere i presupposti per farlo, eppure è andata così confermando (e questo è un talento) la capacità assolutamente unica nel panorama calcistico mondiale di piegare gli eventi e il destino al proprio volere, come se il legame tra il Real Madrid e la Champions League fosse davvero legato da una connessione astrale e poco spiegabile anche dai più esperti di questo sport.