Lega Serie A, ancora tensioni per il presidente. Domani altra fumata nera?
Non sembra esser vicina alla svolta la questione presidente della Lega Serie A. Troppi gli schieramenti diversi, con tanti nomi sul tavolo ma nessuno che unisca i 20 presidenti dei club. La scelta è complicatissima e avrà un peso molto rilevante sul futuro del calcio italiano. Questa situazione nasce dalla volontà della Lega di distaccarsi dalla FIGC di Gravina, per visioni opposte sia sulle regolamentazioni che sulla parte economica. Su quest’ultima in particolare i presidenti di A vorrebbero parlare direttamente con il governo per ristori e aiuti economici, senza passare dalla FIGC, duramente attaccata per quanto fatto sinora. Perciò si vuole trovare un nome cha abbia ottimi agganci a Roma.
I possibili scenari per il presidente della Lega Serie A
Dopo aver detronizzato Dal Pino e silenziato l’ad De Siervo, i presidenti di Serie A non riescono ad accordarsi per un nome, come spiega Storiedisport.it. Dei quattro candidati iniziali sembrano sparite le tracce. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, appoggiato dall’asse Gravina-Scaroni-Cairo con aggiunta di Marotta, aveva bene inteso che non ce l’avrebbe mai fatta. Masi e Bini Smaghi, dopo aver mandato una lettera di presentazione, non si sono invece presentati in assemblea per essere uditi dai club. L’unico presente Lorenzo Casini, candidato proposto dalla Fiorentina di Commisso e Barone e spalleggiato da De Laurentiis, ha scelto di non presentare il proprio programma perché mancavano gli altri candidati.
Sono passati due mesi e all’orizzonte una soluzione non sembra esserci. I tanti nomi politici fatti (da Maroni a Veltroni) non hanno mai convinto del tutto. Nelle ultime ore sembra esser tornato di moda il nome di Abodi, ex presidente della Serie B che si candidò perdendo nel 2018 contro Tavecchio per la FIGC. Nella giornata di domani un’altra votazione e senza colpi di scena hollywoodiani ci dovrebbe essere l’ennesima fumata nera, con la data del 24 marzo che incombe inesorabile. Ovvero quella del rischio commissariamento, possibilità che a Gravina al momento non sembra dispiacere.