Calcio Estero

Le magnifiche n(u)ove dopo sei giornate di Premier League

Risultati impronosticabili, piogge di gol, rimonte pazze, gerarchie e griglie sovvertite: sono questi gli ingredienti di un inizio di campionato decisamente inaspettato. Dopo sei giornate, la classifica della Premier League vede ben nove squadre racchiuse in soli 3 punti. Ciò che salta immediatamente all’occhio sono però i nomi delle nove in questione. Dietro Everton e Liverpool, in testa a quota 13, ci sono infatti Aston Villa e Leicester, a 12 punti. Al quinto posto solitario, con 11 punti, si è issato ieri sera il Tottenham. E, infine, dal sesto al nono posto, con 10 punti, figurano Leeds, Southampton, Crystal Palace e Wolverhampton.

Squadre che ci si aspetterebbe di trovare più su galleggiano invece mestamente tra il centro e la bassa classifica. Chelsea e Arsenal, incluse tra le possibili outsider di questa Premier League, non hanno ancora raggiunto la doppia cifra, fermandosi a 9 punti e, rispettivamente, al 10° e 11° posto. Ancora peggio stanno facendo Manchester City e Manchester United (seppur con una partita da recuperare), impantanate al 13° e 15° posto, con 8 e 7 punti. A ben guardare, a oggi non è così peregrino parlare di “crisi” delle grandi, ma la sensazione è che dietro ci sia molto di più.

Il fattore campo neutro

Un po’ come sta succedendo in Serie A, è evidente che la situazione in cui si sta giocando la Premier League incida in qualche modo sugli equilibri di classifica. Per una squadra medio-piccola, entrare in uno Stamford Bridge o in un Old Trafford svuotato del tifo può essere (ed è) un vantaggio non indifferente. Così come può essere (ed è) uno svantaggio per Chelsea o Manchester United giocare senza il sostegno del proprio pubblico. Di fatto, è come se ogni partita si giochi in campo neutro. Lo dimostrano vittorie come quelle del Crystal Palace o del Tottenham in casa dei Red Devils, il 2-5 rifilato dal Leicester ai Citizens, il 3-3 con cui il Southampton ha fermato i Blues a Londra. Risultati forse impossibili da vedere in condizioni normali, nonostante la Premier League abbia abituato tifosi e osservatori a partite incredibili.

Un mercato ad armi pari

L’assenza del pubblico dalle grandi arene è decisivo nel togliere tanta pressione dalle spalle delle “piccole” e privare le “grandi” di una spinta emotiva importante. Ma, di nuovo, dietro questa classifica di Premier League c’è molto di più. Ci sono gli annessi e i connessi di una pandemia che ha messo in difficoltà anche i club più ricchi. Costringendoli, in primo luogo, a condurre un mercato al risparmio rispetto agli standard degli ultimi anni. Con l’eccezione del Chelsea e, in parte, del Manchester City, nessuna big ha fatto i soliti investimenti folli, preferendo chiudere colpi più mirati. Anche questo elemento non può non aver inciso nel livellamento (verso l’alto o verso il basso che sia) del campionato.

Ad armi più o meno pari, cioè senza campagne faraoniche contro mercati oculati, ciò che conta davvero è “indovinare” il singolo colpo. Una dimostrazione in tal senso viene dall’Everton, che ha chiuso a cifre relativamente basse, o addirittura gratis, colpi come Rodriguez, Allan e Doucouré. Calciatori di livello assoluto, che hanno permesso a una rosa già buona di fare il salto di qualità. Al contrario, la sessione monstre del Chelsea ha portato a una vera e propria rivoluzione della rosa a disposizione di Lampard, iniettandola sì di tanto talento, ma tutto da inquadrare in una cornice tattica adeguata. Una missione che la leggenda dei Blues non è ancora riuscita a compiere.

“Just enjoy the show”

Sarebbe comunque semplicistico ridurre la situazione in Premier League a questi due fattori, ma anche quelli meno visibili o intuibili sono “effetti collaterali” del momento storico. Negativo sotto fin troppi aspetti, ma molto meno, a dirla tutta, per altri. Tra i quali non può non essere citato lo spettacolo di una Premier League sicuramente svuotata del solito fascino, ma almeno parzialmente riempita da tanti volti nuovi e inaspettati. Quanto a lungo durerà, come si suol dire, sarà il campo a dirlo. Nel frattempo, tifosi e appassionati possono godersi, seppur solo da casa, un campionato da seguire partita per partita.

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Published by
Flavio Del Fante