Metodista della fascia, legato a doppio filo al 3-5-2, modulo con cui ha esordito nel grande calcio, con la maglia della Spal, e con cui è diventato grande nella Lazio di Inzaghi, Manule Lazzari, con l’avvento sulla panchina biancoceleste di Maurizio Sarri pareva destinato alla cessione. Impossibile vederlo nei tre davanti, si diceva a ragione qualche settimana fa, inadatto a fare il terzino. Ed è qui che in molti hanno toppato. Comprensibilmente, perché dai tempi della Giacomense, in Lega Pro 2, calcisticamente un’era geologica fa, Lazzari da terzino ha messo insieme appena 9 presenze. Inutile dire che, da quando è alla Lazio, ha ricoperto sempre e comunque lo stesso ruolo, l’esterno destro della linea a cinque di centrocampo.
Nelle prime due uscite della Lazio che verrà, per quanto di fronte ad avversari decisamente poco probanti, l’ex laterale della Spal si è invece piazzato a destra sulla linea a quattro di difesa. Un ruolo nuovo, ma che il ragazzo di Valdagno ha abbracciato con la voglia di dimostrare un’intelligenza tattica ed una duttilità tutt’altro che sorprendenti. Sentendosi subito a proprio agio, sia nella fase difensiva, dove in pochi giorni di ritiro pare già aver assorbito i concetti base dettati da Sarri, sia in proiezione offensiva, dove l’intesa con Felipe Anderson pare rodata da anni di convivenza.
In effetti, Lazzari è arrivato in biancoceleste l’anno dopo la cessione del brasiliano al West Ham, e nonostante le voci che lo volevano sulla via per Milano, ovviamente sponda Inter, dove avrebbe ritrovato Simone Inzaghi e preso il posto di Hakimi, è destinato, con buona pace di tutti, a restare a Roma. Ancora da protagonista e in un ruolo tutto nuovo, partendo, almeno per il momento, davanti ad Adam Marusic. Ecco, la spina nella rosa della Lazio di Sarri, forse, potrebbe essere proprio il montenegrino. Nonostante una duttilità tattica eccezionale, che gli ha permesso, alla fine dello scorso campionato, di giocare persino da terzo sulla linea dei difensori, ad oggi il titolare della corsia di destra è Lazzari, e a sinistra Hysaj rappresenta una certezza.
Difficile che venga messo sul mercato, la volontà è anzi quella di rinnovare il contratto in scadenza 2022 dell’ex Ostende. Che, del resto, alla competizione è abituato. Quando Lazzari arrivò a Roma, pareva destinato alla panchina, ma fu bravo a reinventarsi sulla fascia opposta, diventando il sostituto naturale di Lulic. Saprà sovvertire, ancora una volta, le gerarchie estive? Difficile dirlo oggi, di certo in un campionato così lungo avere tre terzini di qualità – ammesso che Marusic sappia calarsi nel nuovo ruolo – è una manna dal cielo.