La Lazio esce sconfitta anche dal campo di San Siro. Contro il Milan gli uomini di Sarri durano un tempo e poi si sgretolano sotto i colpi di Leao. Il tecnico si deve interrogare sulla tenuta della squadra.
7 punti in 7 partite. La Lazio conferma la pessima partenza e una delle peggiori della sua storia. Come nella stagione 2007-08 con Delio Rossi in panchina, concluso poi al 12esimo posto finale. Anche nella stagione 92-93 la partenza fu lenta con Dino Zoff, con una sola vittoria e quattro pareggi nelle prime sette. Peggio solo nella stagione 84-85, quando i punti conquistati furono 6 – calcolandone 3 a vittoria. Quell’anno i biancocelesti retrocessero in Serie B.
Dunque, per Maurizio Sarri sale la pressione. Troppo poco quanto visto finora dopo l’ottimo campionato scorso concluso al secondo posto. Solo due vittorie, seppur una arrivata sul campo del Napoli, ma già quattro sconfitte. E a preoccupare è la modalità, perché sempre molto simile. Come visto a San Siro ma anche contro la Juventus per esempio o la prima a Lecce, i biancocelesti cominciano con un buon piglio.
Contro il Milan la prima chance è firmata da Felipe Anderson e al di là della doppia occasione firmata Giroud-Reijnders proprio in chiusura di frazione la squadra aveva controllato il match. Poi il crollo nella ripresa, con un dominio pressoché totale dei padroni di casa. Impossibile tenere Leao quando si accende, ma la Lazio ha proposto pochissimo.
E anche dopo la rete di Pulisic, di reazioni non se ne sono viste. I cambi decisi da Sarri non hanno dato la spinta desiderata, se non nel finale con Pedro – autore di un gol strepitoso cancellato da un fuorigioco di Immobile a inizio azione. E il tecnico deve interrogarsi.
Dopo la Juventus si era trincerato dietro un silenzio stampa, ma nel post gara di San Siro Sarri ha parlato. E ha messo nel mirino le istituzioni: “Uefa, Fifa e Serie A mandano i giocatori al macello con un calendario folle. Sono incazzato nero. Nel calcio si prendono i soldi e si scappa”. Questo il suo commento in conferenza stampa sulle scelte di formazione.
Si gioca troppo e su questo ha ragione, ma questa Lazio è profondamente diversa da quella vista l’anno scorso. Sarri lo sa – “Non siamo una grande squadra” ha ammesso – e serve un deciso cambio di passo. Le altre hanno già cominciato a correre e i biancocelesti rischiano seriamente di rimanere già troppo staccati.