Lazio, tanta speranza e poca sostanza
La stagione passata è stata, nel bene e poco nel male, la stagione della Lazio. I biancocelesti, infatti, seguendo i vari step di una progettualità forte e sicuri di un sistema di gioco collaudato, si sono resi partecipi di una delle loro migliori annate.
Prima del lockdown si parlava addirittura di scudetto. Dopo, nonostante un’illusione svanita, è arrivata una qualificazione in Champions League che mancava da 13 anni.
A giochi conclusi ci si è chiesti subito: “che Lazio bisogna aspettarsi per il futuro?”
La società, spinta soprattutto dai desideri d’Inzaghi, lasciava trapelare che il mercato avrebbe risposto alla necessità di ampliare l’organico e innalzarne la qualità: per confermare quanto di buono fatto in precedenza e per rispondere alle fatiche di un doppio impegno che sarebbe passato ad un livello avanzato.
Le grandi aspettative
L’oculatezza che nel tempo ha contraddistinto l’operato del duo Tare-Lotito ha permesso, innanzitutto, di affrontare il calciomercato con la serenità di chi non ha l’obbligo di vendere per comprare (lusso che oggi in pochi si possono permettere).
Lo zoccolo duro della rosa è rimasto intatto. L’unico a lasciare Roma è stato Berisha ma nessuno se n’è accorto.
Lo stesso Caicedo, dato in partenza, sembra averci ripensato, facendo la felicità d’Inzaghi che vede nel colombiano un vero e proprio jolly.
Per quanto riguarda i pesi massimi (Acerbi, Luis Alberto, Milinkovic-Savic, Immobile e Correa) non si registrano mal di pancia da mercato e salvo offerte irrinunciabili non si corre il rischio di non vederli a difesa del posto conquistatosi in Champions.
Grandi aspettative, però, si registravano sotto la voce “giocatore di livello internazionale”. Proprio Tare a fine campionato aveva lasciato intendere di puntare su un profilo di spessore per donare respiro internazionale al club tutto.
Non a caso, la Lazio si era mossa con anticipo e forza per arrivare a David Silva. Lo spagnolo, però, in scadenza col Manchester City, dopo aver dato la sua disponibilità, ha scelto di firmare con la Real Sociedad per ritornare in patria.
Per non deludere la piazza, e non smorzarne l’entusiasmo, i nomi circolati per lasciarsi alle spalle la delusione Silva erano quelli di James Rodriguez, poi finito all’Everton, Bonaventura, accasatosi a Firenze, Rafinha, coinvolto nello stallo e nell’epurazione Koeman, Shaqiri e De Paul.
Fatto sta che, ad oggi, sono più le occasioni perse che quelle colte e ipotizzare che anche questo calciomercato sia all’insegna della solita prudenza non è un azzardo.
I ruoli scoperti. Il secondo portiere.
Se la ricerca di un top player è al momento arenata, questa sembra anche esser finita in secondo piano rispetto alla copertura delle falle d’organico, ovvero i ruoli scoperti: portiere in seconda, difensore centrale, esterno sinistro e attaccante (prioritario se le intenzioni di Caicedo di lasciare sarebbero state confermate).
Il primo bisogno soddisfatto è stato quello di acquistare un giocatore esperto in grado di giocarsi il posto con Strakosha, parso nelle ultime partite non troppo sicuro. È arrivato Reina, un uomo dalla leadership incontestabile, integro e con ancora qualche anno nelle gambe, tanto da mettere in discussione la titolarità del numero uno albanese.
I ruoli scoperti. Il difensore centrale.
Successivamente si è affrontato (almeno in parte) il problema del ricambio generazionale riguardante due pedine fondamentali dello scacchiere d’Inzaghi: Radu (difensore centrale) e Lulic (esterno sinistro).
Il rumeno gode ancora della fiducia dell’ambiente ma l’età avanza e i suoi rincalzi non si sono mai dimostrati all’altezza. Servirebbe un’inamovibile, non una riserva. Si è fatto il nome di Marash Kumbulla, giocatore rivelazione della scorsa stagione, centrale aggressivo e sicuro, inoltre già abituato a giocare a tre sul centro sinistra.
L’albanese sarebbe perfetto ma l’offerta dei biancocelesti (20 milioni più il cartellino di Andre Anderson) è ritenuta insufficiente dal Verona, forte della concorrenza dell’Inter e dell’inserimento prepotente della Roma. Lotito non intende fare rilanci. Così prendono piede le alternative.
Quella più concreta riguarda il sudcoreano Kim Min Jae, ventitreenne che gioca con i cinesi del Guoan. Il prezzo del cartellino si aggira intorno ai 15 milioni di euro e in Cina scrivono che il club romano avrebbe già presentato un’offerta. Il ragazzo sembra impressionare a livello di forza fisica e per la sua precocità: conta già 30 presenze in Nazionale, nel 2017 ha vinto il premio di Rookie dell’anno della K-League, mentre l’anno successivo è stato inserito nella top 11 del campionato. Resta che non l’abbiamo mai visto in Europa.
Sullo sfondo il 22enne argentino Lisandro Martinez dell’Ajax, Jeffrey Gouweleeuw, 29enne olandese dell’Augsburg, Nicolas Otamendi, 32enne argentino, che gioca nel Manchester City, Nastasic dello Schalke, e l’ex enfant prodige Juan Foyth che al Tottenham ha fatto solo tribuna dal suo arrivo dall’Estudiantes.
I ruoli scoperti. L’ala.
Capitolo Lulic. Il bosniaco ha scritto pagine importanti della storia recente delle Acquile, ma a 34 anni sembra non poter più garantire costanza e quantità che lo hanno contraddistinto nelle sue 351 presenze in maglia biancoceleste, in più i problemi alla caviglia lo tormentano e non ci sono sicurezze in merito al suo ritorno in campo.
In questi anni Lukaku, Durmisi e Jony, hanno fallito in quel ruolo e la Lazio ha deciso di andare diretta sull’algerino Mohamed Fares della SPAL, al momento solo da ufficializzare.
L’esterno sinistro ha tutte le carte in regola per fare bene. A Ferrara ha mostrato grande atletismo e un’ottima gamba. Su di lui pesa, però, un’incognita: l’estate scorsa si è operato al crociato e la scorsa stagione ha racimolato solo 8 presenze.
Dall’Eibar è arrivato a parametro zero Gonzalo Escalante (l’avete già visto qualche anno fa in Italia, a Catania). È un uomo di pressing, un interditore, una riserva.
I ruoli scoperti. L’attaccante
La quasi certa partenza di Caicedo lasciava pensare ci fosse il bisogno di almeno due attaccanti: un vice Immobile e un vice Correa. Come dicevamo in precedenza l’ecuadoriano sembra averci ripensato, purtroppo solo dopo che Tare aveva già concluso il secondo acquisto più costoso dell’era Lotito dopo Zarate. Più di Correa, Hernanes, Lazzari e Milinkovic. Soldi, che a saperlo prima, potevano esser spesi in altre posizioni del campo.
18 sono i milioni spesi per assicurarsi le prestazioni del kosovaro Vardat Muriqi, una punta mancina gigante, pupillo di Okan Buruk, l’ex meteora dell’Inter, che lo ritiene “il miglior attaccante di tutta la Turchia”.
A giudicare da ciò che abbiamo visto ci sembra un attaccante fisico ma allo stesso tempo mobile, che può esaltarsi in un 3-5-2 e che sta sicuramente meglio insieme a Correa che con Immobile, del quale può essere validissima alternativa nei finali di partita più che una spalla, proprio come lo è stato Caicedo.
Alla Lazio sarebbe convenuto cercare ad un prezzo simile un concorrente per il posto del “Tucu” Correa. Anche qui, magari un nome grosso capace di rispettare le ambizioni che si sono venute a creare con il ritorno in Champions.
Questo basterà ad Inzaghi?
In fondo dai biancocelesti ci aspettiamo sempre di più anno dopo anno, per vederli finalmente compiere il salto di qualità ma il mercato puntualmente ci delude. La “trattativa Silva”, anche se fallita, ci dimostra che per una volta anche la società ha condiviso le nostre stesse aspettative e quelle dei tifosi, ma non è riuscita ancora a vincere le difficoltà di acquistare un giocatore già all’apice della carriera.
Se campione non sarà, sarà difficile chiedere di più. Bisogna sperare che una panchina più attrezzata basterà ad Inzaghi almeno a confermare il posto in Champions League anche la prossima stagione. La speranza, in fin dei conti, fa vivere, ma come su una corda tesa.