Dopo aver incassato una vittoria pesantissima in sede giudiziaria, non tanto per sé quanto per la Lazio, nell’agenda di Lotito rispunta il nome di Simone Inzaghi. Non che se ne fosse mai andato, ma negli ultimi giorni il rinnovo del contratto del tecnico biancoceleste, per il presidente, non è stato una priorità. Nulla è cambiato nelle ultime settimane, la proposta è ancora lì, i dettagli da limare pure, l’incertezza anche. E più passa il tempo e più la situazione si fa ingarbugliata. Perché il tempo stringe e alle porte c’è un’estate caldissima, fatta di scelte, tecniche e di mercato, importanti come non mai.
Dalla conferma di Simone Inzaghi passa tutto. Perché è lui il fulcro intorno al quale ruota la Lazio di oggi, una creatura a sua immagine e somiglianza. Se il mister dovesse restare la squadra avrebbe bisogno di un maquillage, se dovesse salutare ci vorrebbe un profondo restauro, se non una vera e propria rifondazione. Non esiste una deadline, ma entro metà aprile la società si attende una risposta. Consapevole che, oggi come ieri, gli estimatori di Simone Inzaghi certo non mancano. Dalla Juventus, che non ha blindato Andrea Pirlo, al di là delle dichiarazioni di facciata, al Napoli.
In questo momento, complici le dichiarazioni del padre di Simone Inzaghi, è proprio il club di De Laurentiis la minaccia da cui deve guardarsi Lotito. Consapevole che anche le cose belle e i rapporti stretti, prima o poi, siano destinati ad esaurirsi. Non è dato sapere se si sia arrivati a questo punto, ma certo un po’ di insofferenza, su ambi i fronti, esiste. Al presidente non è piaciuta la gestione delle seconde linee e la rigidità del suo tecnico. Al mister non è andata a genio la campagna acquisti, a giudicare dalle scelte.
Se Simone Inzaghi dovesse salutare Roma, si aprirebbe la corsa al sostituto che, al momento, vede in pole Gennaro Gattuso. Profilo che piace molto al presidente Lotito, ma che con l’attuale corso tattico avrebbe davvero poco a che spartire. Oltre ad essere, in fin dei conti, poco più che una scommessa. Dopo l’esonero dal Milan e le tante difficoltà a Napoli, difficilmente scalderebbe una piazza abituata, in questi ultimi anni, a lottare per traguardi importanti senza mai rinunciare al bel gioco.