Lazio, l’aquila sa volare anche in Champions League
Olimpo. Una parola, tre declinazioni, mille emozioni ed altrettanti significati per la Lazio, reduce da un’impresa straordinaria grazie ad un gruppo straordinario, creato, formato ed allenato da un allenatore che si sta rivelando straordinario.
I biancocelesti sono tornati, dopo vent’anni, nell’Olimpo dei grandi, dove trovano posto solo sedici club e sono pronti a giocare a viso aperto contro chiunque, senza nessuna pressione. Un trionfo quasi impensabile, qualche mese fa: chiudere uno dei gironi più equilibrati di questa edizione della Champions League da imbattuti.
Una serata indimenticabile, quella vissuta ieri dai tifosi della Lazio, chiusi purtroppo nelle loro case ed impossibilitati a festeggiare con i propri beniamini sul verde prato dell’Olimpico, dopo una partita simile ad un giro sulle montagne russe. Il gol di Correa in apertura di match faceva presagire una serata tranquilla, come chi si siede per la prima volta su quella giostra pensando “Ma sì, che sarà mai“. Poi la prima salita, pochi minuti dopo: il pareggio degli ospiti, il vuoto nello stomaco ed i primi sintomi di paura, scacciata via con un urlo infernale al gol del solito Ciro Immobile.
La giostra continua a girare, senza creare patemi, ormai mancano pochi giri e poi vai di zucchero filato. Ed invece, un’altra salita, ripida, infinita, che inizia al minuto 76, con il gol del pareggio del Club Brugge e termina solo venti minuti dopo, al fischio finale dell’arbitro. In mezzo, il giro più spaventoso mai vissuto: il cuore sobbalza e sembra voler uscire, ma bisognava tener duro, tutti insieme, mano nella mano, per non aver paura di volare, per poter festeggiare un traguardo immenso.
E così, Olimpia, può volare verso Nyon, dove tra pochi giorni la Lazio scoprirà quali nuove montagne russe la aspettano. Stavolta però sarà diverso: niente più paura, solo tanto divertimento.