Lazio, inizia il processo tamponi: la linea difensiva del club
Via al processo sul caso tamponi. Il club biancoceleste è stato accusato dalla Procura Federale di sei violazioni tra ottobre e novembre e la pena richiesta potrebbe arrivare ai 12 punti di penalizzazione. Un peso enorme nel finale della stagione, ma la Lazio si fida della sua linea difensiva. Innanzitutto, il club di Lotito farà affidamento a dati scientifici dei tamponi di Synlab. Poi si concentrerà su vuoti normativi riguardanti la comunicazione delle positività alle ASL. Infine, c’è la cosiddetta “strategia 231”, così chiamata in riferimento alla legge sulle responsabilità amministrative delle imprese. Non è detto che in serata arrivi già la sentenza di primo grado. Tuttavia, i tempi sembrano piuttosto lunghi considerando che dopo questo livello ci saranno altri due possibili gradi di giudizio.
L’allenamento del 3 novembre e le ASL
La Lazio partirà dalle perizie del laboratorio di Synlab che dichiaravano la non pericolosità dei tamponi positivi. In seguito, si cercherà di negare la conoscenza della positività di tre giocatori all’allenamento del 3 novembre. Secondo la Lazio, infatti, la comunicazione è arrivata alle 10.49, mentre l’allenamento era terminato alle 10.30. Un punto fondamentale riguarderà la comunicazione alle ASL. La Procura ritiene che debba essere il club a comunicare le positività, la Lazio, al contrario, dice che è responsabile il laboratorio. I legali del club sostengono che ciò è affermato dal protocollo UEFA e che il medico sociale debba solo far rispettare le disposizioni ai tesserati.
Il protocollo UEFA
Un altro punto centrale della linea difensiva della Lazio è il vuoto normativo. Il club, infatti, sostiene che il protocollo UEFA all’epoca dei fatti non fosse stato ancora approvato dalla FIGC, fatto avvenuto il 20 novembre. Ad oggi, inoltre, non è stato ancora approvato dal CONI. La Lazio porterà tre nuove deposizioni di parte per sostenere la bontà delle proprie azioni. Una è del professor Fabrizio Pregliasco, direttore dell’Istituto Galeazzi di Milano. La seconda è del dottor Francesco Bondanini, direttore dell’UOC Laboratorio Hub 2 dell’ASL Roma 2. L’ultima è del professor Patrizio Rossi, sovrintendente sanitario centrale dell’INAIL.
La responsabilità oggettiva
L’ultima linea riguarda Claudio Lotito che è stato deferito insieme ai due medici sociali della Lazio. Il presidente cercherà di evitare la responsabilità oggettiva con la cosiddetta “strategia 231”. Questa fa affidamento alla struttura complessa della società biancoceleste che ha varie aree di competenza ben delimitate. Le disposizioni sanitarie, quindi, non coinvolgerebbero il presidente.
La Lazio si prepara in questo modo ad un processo che arriva carico di tensioni e di aspettative dopo mesi di accumulo di documenti. Al calcio italiano non resta che aspettare ancora qualche giorno: la sentenza non arriverà oggi, per tutto il fine settimana ci sarà una Camera di Consiglio.