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Lazio, il Tucu tra i big e la sorpresa Reina

Emergenza finita, il campionato della Lazio può finalmente iniziare. Falcidiata a inizio stagione dagli infortuni, decimata poi dai casi di positività al Covid-19, la rosa biancoceleste torna ad assumere dimensioni normali. Dalle parti di Formello, tolto il lungodegente Senad Lulic, negli ultimi giorni sono tornati ad allenarsi tutti, o quasi. Si è fermato, dopo il match di Champions League contro lo Zenit, Vedat Muriqi, ancora da scoprire nella sua fin qui travagliata avventura romana. Ai box anche Luiz Felipe, dolorante alla solita caviglia, che da mesi ne ostacola la continuità in campo.

L’emergenza, però, è finita, e Simone Inzaghi può decidere, forse per la prima volta, le giuste rotazioni in vista del forcing da qui a Natale. In queste settimane, però, la Lazio ha trovato in mezzo alla tempesta due certezze. La prima tra i pali: Pepe Reina, arrivato per fare il secondo, si è fatto trovare pronto, senza far rimpiangere Strakosha. Il portiere albanese è il titolare, ed è pronto a riprendere il suo posto, lo spagnolo in queste partite ha dato risposte importanti, regalando serenità a tutto il reparto. Difficile parlare di dualismo, ma per l’albanese il posto non sarà sempre garantito, e chissà che la competizione non gli giovi. In termini di crescita, il percorso di Strakosha è fermo da un po’, e Reina ha molto da insegnargli. Se non tecnicamente, di sicuro dal punto di vista della leadership.

(Photo by Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

La seconda buona notizia, è la consacrazione di Joaquìn Correa. Mezzi tecnici e atletici, al Tucu, non mancano di certo, ma la qualità e continuità mostrate nelle ultime gare è una novità. Non solo nella sua avventura in biancoceleste, ma più in generale in carriera. Stabilmente tra i convocati con la Nazionale argentina, Correa si sta ritagliando un ruolo importante negli schemi del ct Scaloni. In quelli di Inzaghi, che si reggono su automatismi ben oliati, il Tucu ha già da tempo la sua centralità. Velocità, dribbling e qualità del fraseggio con Immobile e Luis Alberto ne fanno una pedina quasi insostituibile.

Con due limiti. I pochi gol segnati, frutto di una certa timidezza al tiro e, soprattutto, i passaggi a vuoto. Sin qui, ha giocato 11 partite su 12, condite da 2 gol e 3 assist. Fornendo prestazioni decisamente convincenti. Spesso coinvolto nell’azione, calato nel ruolo, presente, chissà che non sia davvero il suo anno. Nella Lazio di Inzaghi, in tanti sono cresciuti, ricostruendosi, reinventandosi o semplicemente trovando la quadra per la prima volta in carriera. Immobile, Luis Alberto, Lucas Leiva, Milinkovic-Savic, Acerbi e, perché no, Joaquìn Correa, pronto, finalmente, a diventare la sesta colonna.

Il Tucu Correa
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Published by
Piermichele Capulli