LaLiga: divieto di accordi commerciali con aziende di scommesse
La stagione calcistica in Spagna è iniziata nel segno dell’incertezza economica, come in tutti i Paesi. Oltre alle perdite dovute al Covid19 e alle restrizioni sanitarie in vigore, un problema che sta affliggendo le squadre iberiche riguarda le limitazioni agli accordi di sponsorizzazione tra LaLiga e le società di scommesse sportive.
Il Ministero del Consumo spagnolo, infatti, è al lavoro dallo scorso febbraio a un decreto legge per impedire la promozione di marchi di scommesse sportive. In una più ampia ottica di prevenire quelle che il Ministro Alberto Garzón definisce “conseguenze orribili” del gioco d’azzardo, il Consiglio dei Ministri è in procinto di approvare la normativa.
Il provvedimento
Secondo il provvedimento sarà proibita la pubblicizzazione a mezzo stampa, radio, televisione e internet di società di scommesse sportive. Ci sarà un unico intervallo orario in primissima mattina, dall’1 alle 5, in cui emettere annunci pubblicitari per promuovere tali aziende. Questi annunci, però, non potranno presentare strategie per attirare clienti, come i bonus di benvenuto, e dovranno mettere in evidenza il divieto ai minori.
La legge interesserà anche LaLiga in quanto non concede la presenza di marchi di scommesse sportive sulle maglie da gioco né negli stadi. È anche vietato a personaggi famosi di prestarsi a sponsorizzare aziende di scommesse e gioco d’azzardo.
Questo decreto, avallato dalla Commissione Europea lo scorso luglio, passerà per il Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane e vedrà approvazione entro ottobre. Da quella data in poi le squadre non potranno siglare contratti con aziende di scommesse sportive e dovranno rescindere quelli eventualmente esistenti.
La situazione
È questo un problema enorme per LaLiga, tanto per la Santander (la Serie A iberica) quanto per la SmartBank (la Serie B). Sono infatti moltissime le squadre in entrambe le categorie che hanno contratti di sponsorizzazione con aziende di scommesse sportive.
Tra squadre che ne presentano un marchio sulle maglie e squadre che hanno vincoli di pubblicità negli stadi o nelle sale stampa, quasi tutta LaLiga è coinvolta in accordi con società di scommesse sportive. Tanto nella Primera División quanto nella Segunda División sono solo sei le squadre che non hanno contratti con questo settore: Real Sociedad, Getafe, Eibar, Elche, Huesca e Valladolid nella prima; Almería, Castellón, Cartagena, Girona, Lugo e Tenerife nella seconda.
Anche LaLiga stessa ha un accordo con una società di scommesse sportive. Dal 2014 è legata a Sportium, che ne è diventato il marchio di scommesse ufficiale il cui logo è esibito nelle sale stampa, nel sito internet e negli intervalli pubblicitari.
Le conseguenze
Nonostante sia un iter già in fieri da febbraio, molte squadre professionistiche hanno recentemente chiuso accordi con marchi di scommesse sportive. Il 10 agosto il Cadice, fresco di promozione tra LaLiga, ha annunciato la collaborazione con Dafabet. Recentissimi, di appena due settimane fa, sono invece i contratti di William Hill con il Rayo Vallecano, in Primera División, e con lo Sporting, in Segunda División.
In un’economia in caduta libera, affondata dalle conseguenze della pandemia, simili contratti sono una sicura fonte di introiti enormi. LaLiga ha stimato che la chiusura degli accordi con aziende di scommesse sportive provocherà una perdita di circa 80 milioni di euro per le società.
Per questo la lega spagnola è in contatto con il Governo affinché si possa trovare una soluzione nel rispetto degli interessi delle parti. LaLiga si è espressa in merito tramite il suo direttore commerciale, Oscar Mayo:
“È un periodo difficile per le società da un punto di vista finanziario. Noi comprendiamo e rispettiamo questo provvedimento e stiamo cercando una via per fare le cose nel modo migliore”.
La richiesta delle società è che il Governo ritardi l’entrata in vigore del provvedimento cosicché possano beneficiare degli introiti dagli accordi sottoscritti. Il Ministro Garzón, tuttavia, si è mostrato irremovibile e fermamente convinto: il margine di intesa, dunque, è labile.