L’album dei ricordi di Italia-Austria: da Paolo Rossi a Robi Baggio
Prima Turchia, Svizzera e Galles, ora l’Austria. Sabato sarà la Nazionale guidata dal C.T. Foda l’ostacolo sul cammino dell’Italia di Roberto Mancini dopo un girone eliminatorio più che convincente e vinto a punteggio pieno e senza gol al passivo. Una sfida, quella contro gli austriaci, che nelle passate edizioni dei Mondiali ha regalato partite a loro modo storiche. E allora può essere utile, e al tempo stesso vagamente romantico, aprire l’album dei ricordi.
18 GIUGNO 1978 – MONDIALI, SECONDA FASE, 2a GIORNATA: ITALIA-AUSTRIA 1-0
Dopo il secondo posto di Messico ’70 e l’eliminazione al primo turno a Germania ’74, l’Italia che parte per il Mondiale argentino del 1978 è una squadra profondamente rinnovata. Il commissario tecnico Enzo Bearzot, grazie anche al lavoro preparatorio di Fulvio Bernardini dopo l’addio di Ferruccio Valcareggi, ha assemblato una squadra che fonde alla perfezione i due blocchi che in quel momento dominano in Italia, quello della Juventus e quello del Torino. I primi ad accorgersi delle potenzialità degli azzurri sono i francesi, gli ungheresi e gli argentini padroni di casa. L’Italia, quasi a sorpresa, supera la prima fase a gironi a punteggio pieno battendo la Francia per 2-1 in rimonta, l’Ungheria per 3-1 e l’Argentina per 1-0. La seconda fase prevede altri due gironi, le cui squadre vincitrici si sfideranno nella finalissima di Buenos Aires. L’Italia deve vedersela con Germania Ovest, Austria e Olanda. Dopo lo 0-0 con i tedeschi, carico di rimpianti per le tante occasioni sprecate da Paolo Rossi e Bettega, gli azzurri devono vincere contro l’Austria per potersi presentare all’ultima gara con l’Olanda avendo a disposizione due risultati su tre. Passa un quarto d’ora e una combinazione in velocità tra Franco Causio e Paolo Rossi viene concretizzata dal futuro ‘Pablito’ con un tocco che è un mix di agilità e opportunismo. A nulla valgono i successivi sforzi profusi dai vari Prohaska, Snachner e Krakl. Gli azzurri sembrano ormai avviati verso la finale contro l’Argentina, ma i sogni di gloria si infrangono all’ultima partita, quando Brandts e Haan condannano l’Italia a disputare la finale per il terzo posto con il Brasile e proiettano l’Olanda alla finale, poi persa per 3-1 contro i padroni di casa. All’Italia resta il rimpianto per non aver capitalizzato l’ottimo gioco prodotto, ma gli azzurri pongono le basi per il trionfo di quattro anni più tardi in Spagna.
9 GIUGNO 1990 – MONDIALI, PRIMA FASE, 1a GIORNATA: ITALIA-AUSTRIA 1-0 (79’ Schillaci)
Se fosse ancora tra noi Giambattista Vico, i suoi “corsi e ricorsi storici” calzerebbero a pennello. Nel Mondiale disputato in casa nel 1990 l’Italia di Azeglio Vicini è inserita nel gruppo A e debutta allo stadio Olimpico di Roma. Esattamente quanto accaduto 31 anni dopo all’Italia di Roberto Mancini. Gli austriaci presentano in panchina Josef Hickersberger, che 12 anni prima era in campo contro gli azzurri in Argentina. Vicini, subentrato a Bearzot dopo la fallimentare spedizione messicana del 1986, parte dall’ottima base della sua Under 21 e assembla una squadra che agli Europei del 1988 in Germania si ferma solo in semifinale contro l’Unione Sovietica, poi sconfitta in finale dall’Olanda di Van Basten. Contro l’Austria, però, gli azzurri non riescono a capitalizzare il buon gioco prodotto in uno stadio che è un’autentica bolgia. A un quarto d’ora dalla fine, però, Vicini richiama in panchina Andrea Carnevale inserendo un piccolo attaccante siciliano che gioca nella Juventus, Salvatore Schillaci detto ‘Totò’. Una mossa che paga dopo appena quattro minuti, quando Vialli lavora un ottimo pallone sulla sinistra e lo crossa in area, dove proprio il nuovo entrato svetta sui due centrali austriaci e batte il portiere Linderberger. È solo il primo dei sei gol che incoroneranno Schillaci come capocannoniere del Mondiale. Le ‘notti magiche’ degli azzurri, però, termineranno bruscamente in semifinale a Napoli contro l’Argentina ai rigori. Il terzo posto finale, ottenuto battendo a Bari l’Inghilterra, avrà il sapore della magra, anzi magrissima, consolazione per una squadra che sembrava avviata verso il quarto titolo mondiale.
23 GIUGNO 1998 – MONDIALI, PRIMA FASE, 3a GIORNATA: ITALIA-AUSTRIA 2-1 (49’ Vieri, 89’ R. Baggio, 90’ rig. Herzog)
Altro Mondiale, altro commissario tecnico proveniente dall’Under 21. Nel 1996, dopo il burrascoso addio di Arrigo Sacchi, la Federazione affida la guida della Nazionale maggiore a Cesare Maldini, reduce da un doppio trionfo europeo alla guida dei più giovani. Il nuovo C.T. riesce a qualificare l’Italia al Mondiale francese del 1998 dopo il doppio spareggio contro la Russia. Nella partita d’andata a Mosca, tra l’altro, debutta in Nazionale un giovane portiere in forza al Parma: Gianluigi Buffon. Il sorteggio per la fase finale inserisce l’Italia in un girone di cui fanno parte anche Cile, Camerun e Austria. Al debutto contro i sudamericani i gol di Vieri e Roberto Baggio precedono e seguono la doppietta di Marcelo Salas, futuro protagonista della Serie A con la maglia della Lazio. Contro il Camerun ci pensano il gol di Di Biagio e la doppietta di Vieri ad archiviare la pratica, ma per staccare il biglietto per gli ottavi di finale senza patemi d’animo occorre vincere la terza partita contro l’Austria. Dopo 180 secondi, però, una tegola si abbatte sugli azzurri: Nesta si scontra con un avversario e si frattura una gamba. Subentra Beppe Bergomi, al suo quinto Mondiale dopo aver precedentemente sostituito Ciro Ferrara, infortunatosi gravemente a Lecce a inizio febbraio. A inizio ripresa l’equilibrio si rompe. È il 4’ quando Vieri corregge in rete di testa un calcio di punizione battuto da un Del Piero alla prima partita da titolare dopo i problemi fisici seguiti alla finale di Champions League persa dalla Juventus contro il Real Madrid un mese prima. Al 28’ lo stesso Alex lascia il posto a Roberto Baggio in una staffetta annunciata alla vigilia e al 44’ è proprio il ‘Divin Codino’ a chiudere i conti su assist di Pippo Inzaghi, che otto anni più tardi in Germania non mostrerà lo stesso altruismo nei confronti di Simone Barone. Il rigore finale per gli austriaci, trasformato da Herzog, serve solo agli almanacchi. L’Italia ottiene la qualificazione, ma dopo aver battuto la Norvegia di Flo agli ottavi gli azzurri si arrendono ai calci di rigore alla Francia padrona di casa e futura campione del mondo.
Sabato il romanzo di Italia-Austria si arricchirà di un nuovo capitolo, che si spera possa regalare le stesse emozioni dei tre appena citati. Per un sogno che, dopo la delusione per la mancata qualificazione al Mondiale di tre anni fa, può e soprattutto deve continuare.