La Serie A scopre il bello dei 5 cambi

La Serie A scopre il bello dei 5 cambi

Basta dare un’occhiata ai tabellini per capire come la regola dei 5 cambi stia già cambiando l’approccio alle partite degli allenatori di Serie A. Nell’ultimo turno, aspettando Bologna-Parma di stasera, la stragrande maggioranza delle squadre scese in campo ha effettuato più di tre sostituzioni. Le eccezioni sono quelle di Roma, Atalanta, Udinese e Verona, che andremo a spiegare più avanti.

La qualità dei cambi

Ciò che sembra già piuttosto evidente, è che alla fine le 5 sostituzioni premiano le squadre con la panchina più lunga. L’Inter, con gli ingressi negli ultimi 15 minuti di Hakimi, Vidal, Sanchez e Nainggolan, ha ribaltato la partita contro la Fiorentina, passando da 2-3 a 4-3 nei minuti finali. Il Napoli, che pure ha passeggiato sul Genoa (6-0), ha trovato dalla panchina i gol di Elmas e Politano. La Juventus, pur non andando oltre il 2-2 contro la Roma, ha fatto entrare nella seconda parte di gara gente del calibro di Arthur, Douglas Costa e Bentancur.

Arthur, entrato nella ripresa di Roma-Juventus

Il peso (minore) degli infortuni

Ma al di là della qualità dei cambi, la possibilità di non centellinare le sostituzioni è una novità che fa bene un po’ a tutti gli allenatori. Specie sul piano degli infortuni, che spesso finivano per far saltare qualsiasi piano tattico. Restando proprio sulle partite di ieri, il Napoli ha dovuto rinunciare dopo soli 22 minuti a Insigne, sostituito da Elmas. E lasciando a Gattuso comunque la possibilità di altri 4 cambi. La stessa situazione si è vista a Crotone, dove il Milan ha perso Rebic al 57′: al suo posto è entrato il giovane Colombo. Pioli, più o meno come il collega Gattuso, ha poi terminato le sostituzioni nella mezz’ora finale.

Elmas, al posto dell’infortunato Insigne e in rete

Le risorse atletiche

Il terzo pilastro riguarda invece gli aspetti che potremmo definire di gestione atletica e delle forze. Un po’ tutte, grandi e piccole, dalla Lazio al Benevento, dalla Sampdoria al Crotone, alla fine hanno fatto entrare le seconde linee. Per prevenire infortuno e per gestire con la freschezza il risultato. Oppure, per provare a ribaltarlo. Certo, sono dinamiche ben diverse, e la qualità, sugli obiettivi e sul risultato finale, ha un peso specifico enorme. Però, se usati bene, i 5 cambi potrebbero rivelarsi salvifici anche per chi dalla panchina non ha il lusso di poter fare alzare un Dybala o un Alexis Sanchez.

Chi non ne ha bisogno

Come detto all’inizio, c’è anche chi non ne ha, almeno per ora, avuto bisogno. In primis la corazzata Atalanta, che contro il Torino ha giocato sul velluto, limitandosi a tre sostituzioni. Gaseprini ha certezze importanti, la squadra sta bene, e la partita non ha mostrato particolari difficoltà o esigenze diverse. La Roma di Fonseca, addirittura ha fatto solo due cambi, ed il motivo sembra piuttosto semplice. La squadra stava giocando benissimo, dando ampie rassicurazioni al mister portoghese: perché snaturarla? Anche Verona e Udinese, di fronte al Bentegodi, si sono limitate a soli tre cambi, più per mancanza di alternative di livello, forse, che per scelta ponderata…