Dall’esonero con lo United ai successi con il Tottenham: la rinascita di Josè Mourinho
Il 18 dicembre di due anni fa Josè Mourinho veniva esonerato dal Manchester United. Dopo due stagioni altalenanti, la terza era coincisa con la peggiore partenza dei Red Devils dal 1990 e la sua dipartita era ormai inevitabile. Sembrava la pietra tombale sulla sua carriera da allenatore, dopo un lento ma costante declino a partire dal 2010, l’anno del triplete con l’Inter. Invece meno di un anno dopo il tecnico portoghese tornava a sedersi su una panchina, quella del Tottenham, dopo 5 anni di Pochettino. E ora sarebbe primo in classifica di Premier League, se il colpo di testa di Firmino all’ultimo minuto nello scontro diretto con il Liverpool non l’avesse scalzato dalla vetta. Primo o secondo che sia, la realtà dei fatti non cambia: Josè Mourinho è tornato lo Special One. Come ci è riuscito?
Il maledetto United
Quando Mourinho arriva al Manchester United nel 2016 ha una missione ardua davanti a sé: riportare la parte rossa di Manchester dove gli compete, ai vertici della Premier League. Dopo il ritiro di Sir Alex Ferguson sono arrivati prima Moyes e poi Van Gaal, senza riuscire minimamente a colmare il vuoto lasciato dallo scozzese. Mourinho sembra l’uomo giusto: viene dall’esonero con il Chelsea; ma l’anno prima aveva vinto il titolo con i Blues, per la terza volta dopo il 2005 e il 2006, nella sua prima esperienza a Stamford Bridge. Lo Special One, con una squadra che presenta giocatori del calibro di Pogba e Ibrahimovic, non soddisfa a pieno le aspettative, arrivando solo sesto in campionato. Ma contribuisce comunque ad arricchire la bacheca del club, prima con il Community Shield vinto appena arrivato; e poi con un trofeo che lo United non aveva mai vinto: l’Europa League.
L’anno dopo va meglio in Premier League, dove si classifica secondo e costituisce l’unica vera insidia per i cugini del Manchester City, allenati dal suo arcinemico Pep Guardiola, che vinceranno il campionato a mani basse. Va peggio in Champions, dove si fa eliminare agli ottavi dal Siviglia di Vincenzo Montella. E il rapporto con la squadra, Pogba in primis, si incrina irrimediabilmente.
È con questo spirito che inizia la terza stagione di Mourinho sulla panchina dello United; ed era chiaro non potesse finire bene: l’inizio è il peggiore dalla stagione 1990-91, e dopo la sfida persa 3-1 contro il Liverpool di Klopp; alla diciassettesima giornata e con 19 punti di distacco dalla vetta, viene esonerato. Sembra la fine della sua carriera ad alti livelli: il suo gioco, difensivista e ultrapragmatico, non sembra essere al passo con i tempi, dominati dal gioco spumeggiante di Guardiola e Klopp, che si contendono il titolo in quegli anni.
Lo Special One sembra arrivato al tramonto, con un declino lento ma inesorabile iniziato subito dopo il triplete del 2010 con l’Inter. Da lì in poi non ha più convinto appieno: al Real Madrid vince la Liga ma non la Champions League, quella decima che aspettano da più di un decennio. Dopo di lui, con Ancelotti e Zidane, ne arriveranno altre quattro. Al Chelsea vince il titolo il primo anno, ma la Champions resta un miraggio e l’anno dopo viene esonerato, con la squadra al decimo posto in classifica. E allo United porta a casa un’Europa League e poco altro. Sì, sembra davvero finita.
Il Tottenham e la rinascita
Mourinho però non ci sta, ed è pronto a rimettersi in gioco, per dimostrare a tutti che lui è ancora lo Special One. Così il 20 novembre 2019, a meno di un anno di distanza dal suo esonero con lo United, Mourinho torna ad allenare, sempre in Premier League. È il nuovo allenatore del Tottenham; che ha appena esonerato Mauricio Pochettino dopo cinque stagioni di gioco spumeggiante ma senza trofei, compresa una finale di Champions League persa pochi mesi prima. L’antitesi del Mourinhismo, poco divertente ma vincente.
L’inizio non è facile per il portoghese, alle prese con una squadra abituata a dettami opposti ai suoi. Ci si mettono anche gli infortuni, come quello di Harry Kane, costretto ai box per gran parte della stagione; e il primo anno di Mourinho sulla panchina degli Spurs si conclude con un sesto posto, a 7 punti dalla zona Champions. Il piazzamento non è eccezionale, ma Mou vede il bicchiere mezzo pieno.
Ed è con la nuova stagione, quella in corso, che iniziano a vedersi i frutti del lavoro del portoghese: la squadra ha un altro piglio, e fin dalle prime giornate lotta per le primissime posizioni. Mourinho si toglie anche lo sfizio di vendicarsi sul maledetto United, travolgendolo 6-1 all’Old Trafford. Qualche giornata dopo è il turno del City dell’odiato Guardiola, regolato per 2-0. È cambiata la musica dalle parti del nord di Londra.
Il Tottenham raggiunge la vetta della classifica; e la mantiene per diverse giornate, prima di mercoledì, dove la sconfitta nello scontro diretto con il Liverpool lo fa scivolare in seconda posizione. Ad Anfield Mourinho prova a fare il suo gioco, lasciando il possesso ai Reds e sfruttando le ripartente, magari accontentandosi anche di un pareggio in trasferta. Il gioco sembra riuscire: pochi minuti dopo il vantaggio di Salah, gli Spurs pareggiano con Son, che sfrutta una disattenzione della difesa. Nel secondo tempo ha addirittura l’opportunità di portare a casa la vittoria, ma al 90esimo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Firmino incorna di testa e non lascia scampo a Lloris.
Il Liverpool ha vinto ed ora è solo in testa alla classifica. Il Tottenham adesso è distante tre punti dalla vetta, ma il campionato è lunghissimo, e Mourinho è pronto a dare battaglia fino all’ultima giornata. Altro che via del tramonto, lo Special One è tornato.